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Giovanni Ciraolo
jxcira a tin.it
Gio 13 Ott 2011 22:23:31 CEST
In questi ultimi giorni, persone a me care e con disponibilità di tempo televisivo mi chiamano spesso per avere un'opinione sui match di WRC. Quasi tutti mi chiedono della Francia dopo la vittoria sull'Inghilterra e sembrano dire: ma sti' francesi, cos'hanno più di noi? Ovviamente, la maggior parte di queste persone ignora la sconfitta francese contro Tanga e così risulta loro che i francesi vincono e vanno avanti, anzi vanno fino in fondo alle sfide pur con una squadra partita assolutamente fuori forma. Alla fine anch'io mi chiedo: com'è possibile che una squadra apparsa spenta e sconclusionata pochi giorni prima dia poi un grande rugby, all'avvicinarsi della verità. Nello sport, ed ancor più nel rugby, la verità si presenta sempre, prima e dopo le partite, e non le si può sfuggire. A mio avviso, la verità per noi è che siamo totalmente incapaci di "girare" correttamente dale sconfitte alle vittorie. Le nostre vittorie sono spesso quelle di una giornata, un giorno del destino, e non il frutto prolungato di un'analisi impietosa delle proprie debolezze e di un necessario e progressivo superamento dei difetti. Dopo Tanga, i francesi si sono sottoposti ad un terrificante fuoco di fila, ad una selva di critiche ed autocritiche interne alla squadra e che ha coinvolto ogni giocatore indipendentemente dalla sua posizione in campo. Questa micidiale rimessa in discussione ha però carattere positivo, costruttivo, perché vuole partire da un certo vuoto (la ricerca del coraggio) per ritrovare lentamente la pienezza (la libertà di giocare). Non è una questione di quale allenatore ha in carico la squadra, è una questione di carattere. Il nostro grande ed impulsivo cuore italiano talvolta ci impedisce di fare delle svolte da partita a partita proprio per una questione caratteriale, una tendenza a criticare l'altro prima ancora di guardare in sé stessi e di rendersi umile al confronto. Così passiamo di match in match senza capire veramente qual'è la nostra forza e quali sono i progressi che si stanno conseguendo. Corollario di ciò, di questa mancanza di carattere autocritico costruttivo, tutti i grandi responsabili del nostro rugby sembrano intangibili: per carità, sono lungi dall'attaccare inutilmente dirigenti talvolta anche appassionati, ma mi sembra che certe permanenze al potere fanno pensare a De Gaulle o Churchill e non mi sembra che i nostri uomini federali siano di così alta dimensione. Come dare una spallata al sistema? Brunel è un uomo di sistema, lo è stato sicuramente in Francia, e cerca il grimaldello per rilanciare il nostro rugby: ma su quali alleati potrà contare per fare questo?
Giov.
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