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[RUGBYLIST] [lista_AllBluff] Auckland: ultima puntata

Luigi Bocchino giggibocchino a yahoo.it
Lun 3 Ott 2011 20:49:51 CEST


Auckland City Oaks, 6 del mattino.
Ciao amici how's it goin'?
Eccomi di nuovo dove tutto e' iniziato, Auckland, nord del nord, stesso hotel della prima notte qui. Non riesco a dormire, un po' perche' non ho sonno, un po' perche' il Cicalone sta battendo tutti i recod di decibel registrati ad uno che russa, un po' perche' mi andava di scrivervi.
Qui nella hall il ragazzo della reception, indiano, ascolta un'inascoltabile nenia indiana. Pero' fa compagnia.
Il viaggio volge al termine, il cerchio si sta chiudendo, geograficamente e temporalmente, e la nostalgia canaglia attanaglia il mio cuore. 
Come sempre mi succede, ricostruisco mentalmente questo splendido viaggio e mi affiorano davanti tutte le facce viste e vissute quaggiu'.
Ogni passo mi ricorda un fatto, ogni angolo un'emozione, ogni pub un sapore.
Tutti le sensazioni, le emozioni e le grasse risate tra un fish and chips e una Steinlager. 
 
 
Parliamo un po' di rugby.
Inizio col dire che ho sempre ritenuto alquanto irrealistica la possibilita' di battere l'Irlanda (tanto che avevo gia' previsto di tornare a casa dopo la pool di qualificazione). Sono troppo piu' forti di noi, troppo completi, troppo rugbisticamente spietati. Avevamo solo la possibilita' che magari, "incartandogli" la partita con la mischia, abbassando il ritmo del gioco, loro si innervosissero e perdessero lucidita'. Ma sarebbe stata necessaria una partita perfetta da parte nostra e lacunosa da parte loro. 
In troppi si rifacevano alla sconfitta di misura subita al Flaminio a Febbraio, dimenticando che quella era un'Irlanda decimata dagli infortuni e che giocavamo in casa, fattore per noi sempre decisivo.
Domenica, invece, eravamo in casa loro. Non ho rivisto la partita in tv e non so dirvi se si rendeva bene l'idea, ma vi assicuro che lo stadio era completamente irlandese: un omogeneo mare verde con un minuscolo scoglio azzurro in mezzo. 
Sono stato a Dublino diverse volte ma a Dunedin il tifo era ancora piu' forte e rumoroso, accentuato anche dalla cassa di risonanza offerta dallo stadio chiuso. Una bolgia, corretta, si' (anche se qualche sporadico fischio si e' sentito, al momento dei calci...), ma infernale.
Nel primo tempo, finche' c'e' stato in campo Castrogiovanni, abbiamo retto bene, nonostante qualche discutibile decisione arbitrale.
Senza Castro, la mischia ha iniziato a soffrire, a vacillare, il nostro consueto ormeggio e' saltato.
Poi ci sono stati i due placcaggi mancati da Riccardo, decisivi. Proprio lui, il mio cuginetto, generalmente molto solido in difesa.
Sul primo piu' che di errore individuale parlerei di errore di tutta la linea. Bowe ha preso il buco proprio tra Ricky e Garcia, mi pare, era lanciato in velocita' e quando l'ha ripreso era troppo tardi. 
Sul secondo, invece, tanta rabbia e disappunto.
Tra l'altro, si e' trattato di una nemesi singolare: proprio contro l'Irlanda aveva fatto il suo esordio in nazionale, nel febbraio 2010 al Crolk Park, con un placcaggio e recupero su un Gordon D'arcy lanciato in meta che mi aveva fatto urlare di gioia. Invece domenica proprio D'Arcy gli e' letteralmente passato sopra. La cosa che mi urta e' che sono sicuro che se si ritrovasse cento volte in quella situazione, non sbaglierebbe di nuovo: lui placca sempre basso, alle caviglie, perche' essendo relativamente minuto non puo' permettersi un placcaggio alto. Mi dispiace tanto per lui, ma e' giovane ed avra' tempo per rifarsi. 
Una volta rotta la partita, avevamo il destino segnato, era solo questione di quando e quanto. L'Irlanda ha accelerato e se ne e' andata.
Comunque si gioca e si perde in quindici. Non e' che gli altri siano esenti da colpe, in primis gli allenatori.
Da tempo diciamo che il sistema difensivo dell'Italia e' assurdo, semplicemente assurdo, ed i tre quarti irlandesi con la loro velocita' e la capacita' di giocare negli spazi sono andati a nozze contro una linea che non saliva.
E poi, parliamoci chiaro, il gruppo non e' coeso: il giorno prima della partita Castrogiovanni ha mezzo picchiato Ricky durante una partita di touch per un futile motivo: tutti quanti hanno assistito perplessi per l'assurdita' del fatto, tanto che Castro si e' dovuto scusare pubblicamente (piccola nota di colore: dopo la zuffa, Ricky e' andato dai compagni piu' vicini e gli ha detto: "grazie per avermi trattenuto, se non mi tenevate lo ammazzavo di botte..." :-)
Tutti i giocatori con cui ho parlato concordavano sul fatto che non fosse Mallett a fare la formazione, il gruppo argentino spadroneggia, 
In queste condizioni dove vuoi andare?
"Gli e' tutto sbagliato, gli e' tutto da rifare", diceva Gino Bartali. Forse Brunel e' la soluzione giusta al momento giusto.
Comunque sono contento di uscire per mano degli irlandesi, un popolo simile a noi per emotivita' e calore umano. Ci accomuna il passato da emigranti.
E poi giocano proprio bene, se lo meritano. 
Il mondiale entra nel vivo. La Nuova Zelanda nonostante il lutto per l'infortunio di Carter, qui non si parla d'altro, resta la favorita, ma la sindrome da mondiale potrebbe colpire ancora. Comunque vada sara' una festa, perche' cosi' ci piace viverla, a noi che siamo il popolo del rugby.
Noi che riteniamo un dovere morale andare allo stadio con la faccia pitturata, con la bandiera sulle spalle, la birra in mano e l'allegria contagiosa di chi sa che puo' vincere o perdere ma che di sicuro tornera' a casa piu' ricco, con degli amici in piu'. Amici con la faccia pitturata di altri colori ma con la stessa birra e la stessa allegria che ci siamo portati noi.
Noi che riteniamo normale abbattere le barriere ed assurdo erigerle. 
Noi che riteniamo normale picchiarsi in campo ed abbracciarsi fuori.
Noi che sappiamo bene che, se lo guardi bene, con attenzione, da sobrio, alticcio od ubriaco che tu sia, ti accorgi che il mondo e' ovale, e che prima o poi un rimbalzo favorevole ti capitera'..
 
Cari amici, il diario finisce qui. Sono stati ventitre' giorni fantastici. Ce l'ho messa tutta per cercare che almeno un pizzico di quest'aria del sud vi arrivasse, fresca e profumata come l'ho respirata io.
 
Torno dalla mia Stella Polare.
 
Vi voglio bene.
 
Un abbraccio dal Paese della Luga Nuvola bianca, dove le pecore possono essere nere, dove anche le donne parlano di rugby, dove i canguri fanno il bagno nelle acque termali, dove le montagne si tuffano nel mare, dove pescatori senza dita ti stringono la mano....
 
Sempre vostro,
 
Principe 

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