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[RUGBYLIST] L'illuminante Liviero

Paolo Ricci Bitti paribi a infinito.it
Lun 4 Apr 2011 15:44:07 CEST


Segnalo, soprattutto a chi tiene ai valori storici e tradizionali del rugby, il come sempre imperdibile "Liviero del lunedì" sul Gazzettino. Un articolo da Grand Slam sul Cucchiaio di legno.

ciao

Paolo



MISCHIA APERTA

DI ANTONIO LIVIERO

A chi il cucchiaio?

Una tradizione in crisi

ai tempi di Internet

Da qualche anno si è

aperta nel pianeta di

Ovalia una disputa di nessun

valore tecnico. E cioè se il

cucchiaio di legno, l'antitrofeo

virtuale del Sei Nazioni,

vada assegnato a chi perda

tutte le partite o più banalmente

all'ultimo in classifica.

Da un punto di vista culturale

e sociologico però la leggenda

del cucchiaio è utile

alla lettura delle mutazioni

che investono il rugby. Si

narra che nel 1884 l'ala inglese

Bolton, ispirandosi a una

consuetudine di Cambridge,

regalò per scherzo ai giocatori

dell'Irlanda, che avevano

perso tutte le partite, un mestolone

acquistato in Svizzera.

Dell'oggetto, se mai è

esistito, si persero le tracce

all'inizio del '900, perché

quando entrò nel Torneo la

Francia, nel 1910, e realizzò

subito lo slam di sconfitte, di

cucchiaio c'era solo quello

virtuale. I francesi se lo aggiudicarono

quattro volte nei

primi dieci anni, e i loro

storici, da Henry Garda a

Richard Escot, non lasciano

dubbi: cucchiaio a chi le

perde tutte. Così come conferma

la "Irish Information guide",

consultabile online. Ed è

questa la versione tramandata

in Italia prima che gli

azzurri fossero ammessi,

cioè in tempi non sospetti: si

vedano "Rugby, storia dalle

origini ad oggi" di Fadda-Ravagnani

e l'annuario Pacitti-

Volpe. Interpretazione ribadita

recentemente da "Il 6 Nazioni"

di Pastonesi-Pessina.

Meno restrittiva la posizione

degli inglesi che fanno riferimento

solo alla tradizione di

Cambridge: cioè cucchiaio

all'ultimo classificato, indipendentemente

dai punti, come

succedeva allo studente

di matematica con i voti più

bassi. Una interpretazione

che trova riscontro oggi anche

in altri sport come l'hockey

ghiaccio, il canottaggio e

in Australia il Rules e il

Rugby League.

Premesso che, come per le

fiabe, versioni differenti a

seconda delle aree geografiche

sono normali, propendo

per la prima ipotesi. Il motivo

è lo stesso per cui la

tradizione del cucchiaio cessò

a Cambridge nel 1910: i

risultati degli esami furono

pubblicati in ordine alfabetico

e non più di voto. Veniva a

mancare la graduatoria, dun-

que l'ultimo. Nemmeno nel

Quattro Nazioni c'era classifica.

Gli incontri? Singoli eventi

annuali. Inoltre nel rugby

amatoriale di allora i criteri

erano riferiti a situazioni di

specificità e assolutezza di

una squadra: il grande slam

a chi batteva tutti, il cucchiaio

a chi le perdeva tutte.

Nonostante ciò è l'interpretazione

inglese che sta prendendo

il sopravvento. Basta una

ricerca su Internet per convincersene.

Fonti storiche citate:

zero. Persino il sito

ufficiale del Sei Nazioni si

adegua superficialmente.

L'avvento del professionismo,

come osserva l'antropologo

Enrico Giorgis, ha portato

anche il rugby a "quantificarsi"

assegnando meriti da

un punto di vista puramente

numerico. Così si riscrivono

le classifiche e la storia, con

un processo di revisionismo

fuorviante. E se un giorno

cambiassero i criteri? Si sostituisse

la differenza punti con

le mete segnate? Tutto da

rifare. Il cucchiaio diventerà

magari di plastica. Sarà anche

inevitabile. Ma almeno si

rispetti la storia.

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