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[RUGBYLIST] Fw: Professionisti e dilettanti

Angelo Volpe a fast volpe_angelo a fastwebnet.it
Sab 31 Lug 2010 16:53:28 CEST


Angelantoni ha indirizzato solo a me, credo per errore. Mi pare che dica delle cose interessanti che condivido e penso possano interessare a tutti, quindi giro la mail alla list.

angelo
----- Original Message ----- 
From: Angelantoni Mario 
To: volpe_angelo a fastwebnet.it 
Sent: Friday, July 30, 2010 11:17 PM
Subject: Professionisti e dilettanti


L'attività professionistica, intesa alla maniera degli ultimi dieci - quindici anni  ha consentito al movimento, di pari passo con la Nazionale, di ridurre la distanza che ci separava dal resto del mondo che conta, regbisticamente parlando. 
Ma non è un caso che l'innalzamento del livello si sia verificato in regioni economicamente più avanzate. L'Aquila (di Autore, Di Zitti e Del Grande?), Napoli (ricordate la Partenope di Fusco e Martone?), il Catania di dei fratelli Puglisi? Dove sono?
Tutte società scomparse o quasi. Può darsi che L'Aquila ce la faccia a volare anche quest'anno ma su di essa penderà sempre  la spada del fallimento. Il professionismo è stato inteso nella maniera più sbagliata ed egoistica. Un tentativo ante litteram fu fatto a Milano. Ebbene quella squadra che doveva essere il fiore all'occhiello di magnati milanesi prima crollò a Padova con un'Aquila infarcita di dilettanti, e poi è andata a confondersi col Calvisano, con manovre non sempre trasparenti e cristalline. Secondo me il vero professionismo era il dilettantismo di una volta. Una società doveva solo reperire i fondi per sostenere le spese di trasferta, pagare qualche allenatore ed erogare qualche rimborso spese. Però l'impegno più grande era quello di circondarsi di Consiglieri e Presidenti in grado di trovare lavoro ai propri giocatori. Di quanti bancari era costituito il Rovigo, il Petrarca o L'Aquila Regbi? Oppure quanti erano i giocatori impiegati presso enti pubblici locali? Poi c'erano gli universitari, che non hanno mai disdegnato la "spintarella" societaria per intraprendere le rispettive attività professionistiche. Quel lavoro oltre a servire per tutta la vita, legava al territorio il giocatore il quale, se non altro per riconoscenza, rimaneva attaccato alla Società. Quanti giocatori, anche di eccelso livello, sono stati Presidenti delle medesime società di cui hanno indossato la maglia? Penso a Checchinato, a Di Zitti, a Tinari e via dicendo. Nessun giocatore sui trecento che militano nella massima divisione si radicherà mai nel territorio. Saranno sempre degli spostati o spostabili esposti e sottomessi ai calcoli utilitaristici degli sponsor che alle prime ventate di crisi, si ritirano dalle competizioni di più alto livello, vedi Calvisano. La sicurezza di un futuro certo, sicuro ed economicamente appagante, spingeva alla pratica regbistica e a questo si deve il successo storico delle squadre di provincia. Il movimento ingenerato dall'attuale professionismo  non innesca un circolo virtuoso perciò è destinato a scomparire e portarsi dietro tutta la storia di città con settant'anni di attività regbistica =
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