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R: [RUGBYLIST] siamo già terribilmente in ritardo ...

Fiorenza Preda fionah a fastwebnet.it
Gio 15 Lug 2010 09:56:59 CEST


Di necessità virtù!! ...non credo che le ragazze abbiano una tecnica migliore perchè giocano a 7. 
Credo piuttisto che nel rugby femminile il 7 sia il trampolino di lancio per il XV. 
E' una specie di passaggio obbligato, per  via degli ancora scarsi numeri. Ma alla fine è al XV che si approda. 
In quest'ottica ci si può ricollegare al discorso che faceva Luca Oliva in origine.

Probabilmente le ragazze riescono poi ad avere discreti risultati anche nel 7 a livello internazionale proprio per via del loro DNA rugbistico: da lì sono nate e le origini non si possono dimenticare. 

Poi quello che dice Paolo è vero: sotto il profilo della tecnica individuale (e della conoscenza del
regolamento, aggiungo) certe ragazze non hanno nulla da imparare dai
colleghi maschi. 
La tecnica individuale però la devono insegnare gli allenatori comunque e sempre, al di là del codice di rugby che si gioca. Ma questo non è così automatico. Ci sono scuole di pensiero che dicono che l'importante è far giocare i ragazzi/e e che per "stressarli" con la tecnica c'è tempo... ma dal mio punto di vista se non sanno tenere in mano un pallone c'è poco da giocare, e aggiungo che c'è anche poco da divertirsi... la tecnica è l'ABC di qualsiasi sport... prima si insegnamogli l'ABC e poi stiamo a vedere se salta fuori qualcuno in grado di scrivere un bel poema....

saluti (deliranti),

Fiore


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Da: paolo.valbusa a libero.it

Data: 13/07/2010 10.52

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Caro Antonio,

Lasciamo perdere il football americano. Io più semplicemente dicevo che il rugby a 7,  imposto dalle circostanze (la mancanza di numeri, è bene ricordarlo) e non dalla scelta di privilegiarlo a scapito di quello a 15, può essere stato d'aiuto nel formare delle giocatrici dotate di buona tecnica individuale. Migliore, magari, di quella che avrebbero acquisito (le rugbiste, intendo) praticando il rugby a 15. Mi sbaglio? Può essere. Non sono un tecnico (lo sono stato in gioventù) e per questo chiedeva il conforto di qualcuno che ne sa più di me in questo campo. Come arbitro, posso solamente dire che il rugby femminile si gioca ad un livello di scontro fisico incomparabilmente più basso di quello maschile (e vorrei vedere il contrario), che le azioni sono molto più lente (e vorrei vedere il contrario) ma che sotto il profilo della tecnica individuale (e della conoscenza del regolamento, aggiungo) certe ragazze non hanno nulla da imparare dai colleghi maschi. Lasciamo perdere, però, paragoni improponibili.

Ciao,

Paolo
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Da: antoniomangano1962 a libero.it
Data: 13/07/2010 10.29
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Caro Paolo sarà pur vero e lo è che il seven può avvicinare al 15. Ma non bisogna perdere di vista che il seven è un altro sport, così come il beach e il touch. Secondo me in comune hanno forse i valori, ma giusto solo quelli. In fin dei conti si placca e si piazza pure nel football americano...


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Da: paolo.valbusa a libero.it
Data: 13/07/2010 10.14
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Scusate ma il messaggio precedente era incompleto.

Paolo


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Da: paolo.valbusa a libero.it
Data: 13/07/2010 10.11
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Credo che si tratti di un felice caso di eterogenesi dei fini. Si preparano le ragazze per il rugby a 15 ma intanto si deve fare i conti con la realtà, ovvero con i numeri ridotti. Giocando a 7, le ragazze affinano la tecnica individuale e, soprattutto, danno linfa a quella che io ritengo una qualità fondamentale del rugbista: l'autonoma capacità di giudizio. La capacità, cioè, di fare scelte razionali in base alle varie situazioni di gioco, senza il  tranquillo supporto dello schema che ti dice prima dove devi essere e cosa devi fare. Mi sembra che ci sia una differenza fondamentale tra i due approcci. Il primo forma rugbisti, il secondo solo giocatori di rugby, come scrisse qualche anno fa (se la memoria non mi tradisce) il nostro Luciano Ravagnani. 

Io la penso così ma mi piacerebbe sentire anche il parere di qualche tecnico,  come Fiorenza, Salvatore Messina o Gaetano Palmiotto.

Ciao,

Paolo


 
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Da: fionah a fastwebnet.it
Data: 13/07/2010 9.05
A: <rugbylist a rugbylist.it>
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In effetti il movimento femminile, al di là dei buonissimi risultati ottenuti anche nel rugby XV come dimostra lo scorso 6N, ha un legame storico molto forte con il rugby 7. A parte realtà floride come quelle del Veneto (ma magari anche lì), quasi tutte le ragazze hanno iniziato giocando a Seven per questione di numeri (scarsi). 
E nel corso degli anni anche l'attività a livello giovanile è stata strutturata in questo senso. 
Da qui la miglior attitudine rispetto ai signori uomini che a Seven giocano solo a fine stagione per puro diletto.
Certo però iniziare giocando a Seven non ha influito negativamente nel passaggio delle ragazze al rugby XV, al contrario. E qui mi riallaccio a quello che dice Luca Oliva: meglio che giochino a Seven purchè giochino. 
Ma per questo bisognerebbe attuare un serio piano di sviluppo.........

saluti,
Fiore

   


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Da: paolo.valbusa a libero.it
Data: 12/07/2010 9.48
A: <rugbylist a rugbylist.it>
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Condivido in toto quanto scritto da Luca Oliva. Mi piace, però, sottolineare il gran cammino fatto finora dalle ragazze dell'Italseven nel medesimo torneo: 2 vittorie, con Inghilterra e Germania; ed un pareggio, con la fortissima Francia. Una vittoria con la Svezia aprirebbe la porta della semifinale. Sotto il profilo dei risultati, il confronto tra il movimento rugbistico femminile e quello maschile volge decisamente a favore del primo. Brave ragazze, voi sì che riuscite a preparare le nozze con i fichi secchi (leggi finanziamenti).

Paolo Valbusa

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Da: luca.oliva a katamail.com
Data: 12/07/2010 9.27
A: "rugbylist"<rugbylist a rugbylist.it>
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Siamo già terribilmente in ritardo ...

Ieri all'Europeo FIRA Seven di Mosca la nazionale italiana Seven guidata da Marco De Rossi supera stentatamente per 12-10 la Moldavia (36° posto del ranking IRB), perde 21-26 dal Portogallo (21° ranking IRB), perde nettamente 10-26 contro la Russia padrone di casa (18° ranking IRB) e chiude la giornata con una sconfitta 10-12 perfino contro la Polonia (37° posto ranking IRB).

Domani esordio con la Georgia e fase ad eliminazione diretta per determinare il piazzamento finale.

Il Seven viene già preso d'assalto dalle nazioni rugbysticamente "povere" che vedono nel Seven un'occasione di riscatto dalle difficoltà ad arrampicarsi nel ranking dello Union.

Noi, che ci arrabbattiamo a ridosso del 10° posto nel ranking Union nella speranza di raggiungere la visibilità di un quarto di finale alla World Cup, nel Seven arranchiamo ben oltre l'eccellenza e partiamo già molto arretrati nella corsa alle qualificazione per le Olimpiadi di Rio del 2016.

Tutto questo mentre in casa nostra si obbligano formazioni non ancora sufficientemente attrezzate a fare i salti mortali per schierare obbligatoriamente 15 ragazzi nei campionati giovanili Under 16, 18 e 20 pena sanzioni e squalifiche quando si potrebbe utilmente allestire un campionato entry level con condizioni meno restrittive (7, 10, 13 giocatori) per consentire a tutti - ma proprio a tutti ... - di giocare, crescere e un domani iscriversi al circuito principale del XV ...

Credo che l'IRB al di là delle dichiarazioni di facciata veda nel Seven un'occasione fondamentale per garantire quella diffusione planetaria che lo Union non è mai riuscito a garantire ...

Mutatis mutandis perchè quello che vale per l'IRB a livello mondiale non dovrebbe valere anche per la diffusione del Rugby in Italia ... ? Quante formazioni - medie, piccole e grandi ... - potrebbero sfruttare il Seven come occasione di crescita e di lancio del rugby in zone relativamente vergini, in attesa che lo sviluppo del movimento consenta alle medesime l'iscrizione anche nel circuito XV ... ?

Le società già affermate potrebbero utilizzare il Seven per le seconde squadre, per fare esordire i giocatori più inesperti o per consentire ai giocatori con una specifica attitudine di esprimersi al meglio ... 

Insomma, ci si potrebbe chiedere ragazzi ... chi ha paura del Seven ... ?

Ciao.
Luca Oliva



























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