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[RUGBYLIST] da Il Giornale - lunedi 16/11
Valerio Vecchiarelli
v.vecchiarelli a libero.it
Mar 17 Nov 2009 14:17:29 CET
Ma l'ennesima sconfitta smorzi i toni dei cantori
di Riccardo Signori
a..
Cari amici del rugby, siete splendidi, meravigliosi, deliziosi ed
invidiabili, ma adesso smettiamola con le favole. L'altro giorno San Siro ha
mostrato una straordinaria festa di popolo, ottantamila persone (più oltre 2
milioni davanti alla tv, tra La7 e Sky) per gustarsi una partita di rugby in
Italia sono da Guinness, ma poi fermiamoci e torniamo alla realtà. Nel rugby
conta vincere, come in qualunque altro sport. Ce lo ha spiegato Martin
Castrogiovanni, il pilone azzurro, appena conclusa la partita: «Grazie dei
complimenti, ma a noi interessava il successo». C'era da abbracciarlo,
nonostante la stazza e il sudore fresco.
Dopo esserci sorbiti una settimana di sbattimento di giornali e televisioni,
come si trattasse della finale olimpica o di un campionato del mondo, dopo
aver ascoltato commenti da far rimpiangere perfino l'insuperabile poetica di
un Caressa, non ne potevamo più di una adulterazione della realtà così
sfacciata. Qualcuno dovrebbe spiegare perché, davanti al rugby, ci
inchiniamo tutti, anche se la nazionale nostra non vince una partita nemmeno
per sbaglio. Davanti al calcio siamo molto più spicci, critici, talvolta
(almeno alcuni di noi) impietosi. Qualcuno dovrebbe spiegare qual piacere ci
poteva essere nel vedere per cinque minuti di fila il pigia-pigia di due
pacchetti di mischia che non riuscivano a smuoversi nemmeno di tre
centimetri. Il tutto accompagnato dal fastidioso refrain di un commentatore
tecnico che la menava sulla «meta tecnica sì-meta tecnica no», come se da
quella dipendesse il risultato di un match fossilizzato sul 20-6. Appunto
20-6, come se, nel calcio, all'ultimo minuto ci fosse la possibilità di
segnare un rigore sul 3-0: bene, bravi, ma a cosa sarebbe servito il 3-1?
Immaginiamo la replica: non capisci cosa significhi realizzare una meta
contro gli All Blacks, il rugby ha una purezza e una durezza che non
comprendi, la nostra nazionale prima era nessuno, adesso si può permettere
una partita ambiziosa anche contro i miti ovali... Bene, ma non ci sarebbe
stato niente di male nell'ammettere che lo spettacolo migliore è venuto dal
pubblico, la partita è stata vagamente noiosa e deludente, non basta la Haka
per divertire, il rugby in Italia ha sprecato una grande occasione e la
nostra nazionale ha subito l'ennesima batosta.
Il calcio ha, e avrà, tutti i difetti del mondo, ma il glorioso e ambizioso
mondo degli sport vari deve conquistarsi con i fatti tutta la simpatia in
lui riposta. E, allora, mettiamola così: nella stagione d'oro delle donne e
nell'anno horribilis degli uomini azzurri, anche il rugby si è adeguato.
Però avvisate i suoi cantori.
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