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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì

allrugby allrugby a gmail.com
Lun 16 Nov 2009 16:21:52 CET


Dal Gazzettino.
Ciao.
Franco (TV)

Dalla sconfitta con gli All Blacks un dato confortante
in vista della sfida di sabato a Udine con il Sudafrica

L’Italia riparte
dalle certezze
in mischia chiusa

di Ivan Malfatto

Gli All Blacks della mischia siamo noi. Dalla storica giornata di San
Siro, oltre alla convinzione che dopo gli 80.014 spettatori niente
sarà più come prima nel rugby italiano, la Nazionale esce con una
conferma. Ha ritrovato quel pack di livello internazionale attorno al
quale in passato, abbinato a un buon calciatore, ha sempre costruito
le sue fortune. Non è una cosa da poco per un’Italia reduce da un
pessimo Sei Nazioni (dove anche i piloni scozzesi avevano messo in
difficoltà i nostri, il che è tutto dire) e da 12 sconfitte
consecutive. Mancando un gioco multifase che consenta di segnare
qualche meta, a questo fondamentale ci si deve aggrappare per fare
bella figura contro gli Springboks e battere Samoa, interrompendo
finalmente la serie negativa.
      Queste le nove azioni della partita che dimostrano come gli
azzurri hanno fatto neri gli All Blacks in mischia. Nel 20-6 finale
tutti i punti dell’Italia (effettivi e potenziali) e la stessa meta
della Nuova Zelanda (l’unica del match) sono infatti nati da
situazioni legati al pacchetto.
      1) Prima mischia ordinata dopo 2’ e crollo di Waytt Crockett.
Inizia presto il suo calvario contro Martin Castrogiovanni, uomo del
match.
      2) Seconda mischia ordinata al 4’ e secondo crollo di Crockett.
Determina il calcio da 35 metri con cui Craig Gower porta gli azzurri
sul 3-0.
      3) Terza mischia ordinata al 15’ e terzo fallo neozelandese, in
zona non piazzabile.
      4) Quarta mischia ordinata al 18’ e nuovo fallo. Calcio dai 25
metri di Gower che sbaglia. Poteva essere il 6-6.
      5) Al 28’ dall’unica mischia ordinata vinta dagli All Blacks
nell’area dei 22 metri italiani nasce l’azione che, passando da tre
raggruppamenti, porta alla meta Corey Flynn. La mischia bene usata
serve da piattaforma per far punti anche alla Nuova Zelanda.
      6) Al 34’ stavolta a seguito di un maul (variante della
supremazia del pack azzurro in chiusa) nasce un calcio dai 30 metri.
L’Italia preferisce usarlo andando in touche (azione poi sfumata per
avanti) invece di trasformarlo. Poteva essere il 6-11.
      7) Nella ripresa all’8’incrocio Gower-Canale fermato sotto i
pali, unica azione manovrata pericolosa per l’Italia, nato da una
mischia vinta nei 22 neozelandesi.
      8) Al 18’ il calcio con cui Gower sigla dai 30 metri laterali
gli altri tre punti dell’Italia nasce da fallo in mischia. Sommati
all’errore e alla penaltouche precedente farebbero 12-17 nel
punteggio.
      9) Dal 35’ alla fine eterna azione del pack azzurro sotto i pali
(in 7’ ben 11 mischie ripetute, 4 calci contro e un cartellino giallo
al pilone Neemia Tialata distrutto da Ignacio Rouyet) che avrebbe
meritato la meta tecnica. L’arbitro Stuart Dickinson non l’assegna.
Altrimenti sarebbe stato 19-20 finale, un "quasi" miracolo.
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SEI RIENTRI DALL’ITALIA A

Gli azzurri a Sacile
Torna Pavanello

SACILE - La Nazionale italiana ieri nel tardo pomeriggio è giunta a
Sacile in vista della sfida ai campioni del mondo del Sudafrica, in
programma sabato prossimo allo stadio Friuli di Udine (ore 15, diretta
La7/Sky Sport).
      I giocatori a disposizione di Mallett sono tornati 30. Rientrano
nel gruppo Tommaso Benvenuti, Paul Derbyshire, Antonio Pavanello,
Michele Sepe, Giovanbattista Venditti e Manoa Vosawai, tutti
protagonisti della vittoria della Nazionale "A" contro la Romania. La
rosa verrà nelle prossime ore nuovamente ridotta a 24 elementi. I sei
atleti che non proseguiranno l'avvicinamento alla partita di Udine
verranno aggregati alla Nazionale «A» che sfiderà la Georgia venerdì a
Palmanova (ore 19, diretta RaiSportPiù).
      Ieri gli azzurri avevano ancora negli occhi gli spalti del
Meazza:«Ringraziamo il pubblico di San Siro e i tanti che ci hanno
seguito in tv» ha detto Mauro Bergamasco. «Non potevamo chiedere di
più - ha continuato il flanker padovano - ci abbiamo messo qualche ora
per capire quello che era successo ma abbiamo avuto conferma del
carattere e della personalità di questa squadra». Sul match col
Sudafrica avverte: «Sarà una battaglia ancora più intensa». Riguardo
alla meta tecnica non concessa all’Italia, nessuna polemica: «È una
decisione dell'arbitro» taglia corto Luke MacLean, che poi aggiunge:
«Abbiamo avuto qualche opportunità per andare in vantaggio ma non
l'abbiamo saputa prendere». Ora il Sudafrica: «Viene da due sconfitte,
sarà caricatissimo».
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Sabato a Udine contro gli Spingboks sarà la 45. volta dell’Italia nel
Triveneto. In testa alla classifica delle cità più azzurre c’è sempre
Rovigo con 18 partite, seguono Treviso con 13 e Padova con 10. Sarà la
prima volta della nazionale a Udine. In Friuli Venezia Giulia c’è già
stata un’altra volta nel ’06 a Fontanafredda (Pordenone) contro il
Canada. Nelle 3 precedenti visite in Italia i Boks si erano sempre
esibiti in grandi città: Roma ’95, Bologna ’97, Genova ’01. Nei 7
precedenti, 7 sconfitte azzurre con 95 punti fatti e 417 subiti; 8 le
mete realizzate e 59 quelle subite. I Boks sono sempre andati in meta
da un minimo di 4 volte (’95 Roma e ’08 Citta del Capo) a un massimo
di 15 nel 1999 a Durban nel mortificante 0-101 peggior performance
nella storia azzurra.
      Walter Pigatto
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Forse non erano tanti quelli che si attendevano un rigurgito
d’orgoglio del Vecchio Continente. Ma nello stellare fine settimana
gli europei hanno dato una lezione di praticità ai due storici padroni
del mondo.
      E laddove agli Azzurri di Mallett, a cui è stata negata una
sacrosanta meta tecnica nel finale di gara dal controverso Dickinson,
sia sfuggita una storica vittoria contro gli All Blacks, non così è
accaduto ai Bleus di Marc Lièvremont che venerdì sera allo Stadium di
Tolosa hanno domato gli Springboks.
      I transalpini hanno imposto il loro dominio fisico sia in
mischia ordinata che nei punti di incontro dove il mastino Heinrich
Brüssow è stato l’unico giocatore verdeoro a non venire schiacciato
dall’onda blu di capitan Dusautoir e truppa. Sotto pressione,
soprattutto contro la maul francese, i campioni del mondo hanno
sofferto concedendo due vitali punizioni e perdendo Kankowski per
dieci minuti sintomo dell’inattesa difficoltà a cui si sono trovati
opposti. E’ dal 1997, quando Mallett era al timone, che gli Springboks
non vincono un test sul suolo francese e questa bruciante sconfitta dà
già da pensare parecchio al coaching staff comandato da Peter de
Villiers che la settimana scorsa aveva patito le pene dell’inferno
nella sconfitta contro il Leicester di Castrogiovanni.
      Chi non ha preso bene la lezione subita dalla mischia avversaria
è stato il tecnico kiwi Graham Henry che in conferenza stampa ha
cercato di sviare l’attenzione verso l’interpretazione delle regole di
gioco da parte dell’International Board quella che invece è l’attuale
difficoltà tecnica della sua squadra. Sul dominio in mischia chiusa
degli italiani è giunto il puntuale riconoscimento di tutta la stampa
neozelandese alla quale peraltro non è parso vero di trovare un nuovo
neo negli All Blacks con cui attaccare il detestato Henry atteso tra
due settimane dai Bleus allo Stade de France.
      RISULTATI - Galles-Samoa 17-13, Francia-Sud Africa 20-13,
Inghilterra-Argentina 16-9, Scozia-Isole Figi 23-10, Fira
Xv-Barbarians Francesi 26-39 (celebrazione 75 anni di fondazione della
Fira, giocatosi a Bruxelles), Giappone-Canada 46-8, Irlanda-Australia
20-20. Qualificazioni mondiali (gara di andata): Uruguay-Stati Uniti
22-27, Tunisia-Namibia 13-18.
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Davanti a Skysport in 946 mila
Totale di 4 milioni e mezzo su La7

(im) Pieno di ascolti in tv per Italia-All Blacks. Su Skysport la
partita è stata seguita da 419.242 spettatori medi complessivi (share
3,14%), con 946.954 contatti unici. Un dato superiore ai 300.000 circa
che l’azienda si è posta come obiettivo per il prossimo Sei Nazioni.
Su La7 in chiaro gli spettatori sono stati 1.700.000 (share 13%) con
4.500.000 contatti unici e 1.120.000 spettatori nel pre partita. È il
secondo miglior ascolto dopo Italia-Irlanda del Sei Nazioni ’07
(1.830.000).
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MISCHIA APERTA di Antonio Liviero

Troppa indisciplina
E dal pacchetto
il gioco non decolla

 Pomeriggio di emozioni e incantamenti a San Siro. Non si era mai
vista la Scala del calcio riempita di folla dai tenori del rugby.
L’illusione di essere a Twickenham o allo Stade de France. Ben sapendo
che almeno in 60mila non erano lì per gli azzurri o per il rugby. Ma
per il mito. Per assistere alla messa nera degli All Blacks.
      E pazienza se al kick-off il tizio ha gridato “arbitro, mani”
pensando alle regole del calcio. Anche per quelli del calcio è stato
in fondo un pomeriggio da non dimenticare. La battaglia per una volta
non l’hanno vista sugli spalti ma sul campo. Certo lo spettacolo che
si aspettavano, le azioni alla mano che piacciono ai profani come il
vino abboccato, sabato non ha fatto capolino. Però è andato in loro
soccorso il tanto "football rugby" praticato, un gioco dalla forma più
familiare. Chissà se si sono resi conto di respirare l’essenza del
rugby. Se hanno avuto la consapevolezza di essere testimoni di un
evento raro: una mischia azzurra che demolisce una nera.
      E poi Gower. Non avrà il tocco raffinato di Kakà ma ci sa fare.
E’ il regista che l’Italia cercava, l’uomo che sa avvicinarla alla
linea di meta senza consumare energie in sequenze complesse di
raggruppamenti a noi ostici. Il dieci italo-australiano non è un
abatino e nel tempio che fu di Rivera la cosa non poteva passare
inosservata. Difende e placca. Però è anche bravo palla in mano. Lo ha
dimostrato con il delizioso passaggio dietro la schiena ad incrociare
Canale, che ha aperto una ferita nelle difesa neozelandese.
      Quello che invece hanno capito solo quelli del rugby è che al
piede gli azzurri non sono stati immuni da errori. Gower compreso. C’è
molto da lavorare per rendere efficace un settore che non è
individuale ma collettivo. E questo è uno dei motivi per cui l’Italia
non ha raccolto più di sei miseri punti contro una Nuova Zelanda tra
le meno forti degli ultimi 20 anni. Un altro motivo è l’indisciplina,
specie nelle ruck. La pazienza dell’arbitro nell’estrarre il giallo è
stata quasi pari a quella mostrata nell’evitare la meta tecnica alla
Nuova Zelanda. Un altro ancora sono i lanci da mischia ordinata. Il
gioco attorno ad essa è di imbarazzante povertà soprattutto se si
tiene conto del netto dominio esercitato. Un’ossessiva prova di forza
fine a se stessa. C’è da riflettere.
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AZZURRI Vittorio Munari, general manager del Benetton,
orgoglioso dei ragazzi schierati da Mallet sabato a San Siro

Zanni superlativo
con i mitici All Blacks

Una grande prestazione dell’Italia contro i mitici All Blacks, una
prestazione che ha avuto un apporto non indifferente dei giocatori del
Benetton. Dei 20 atleti impiegati da Nick Mallett nella sfida di
sabato, 6 giocano in maglia biancoverde, Garcia, Ghiraldini, McLean e
Zanni, nel XV iniziale, poi Picone e Rouyet entrati a gara cominciata.
Solo Sgarbi non ha avuto minutaggio rimanendo, con Burton, in
panchina.
      Una prestazione encomiabile, di tutti. Con degli aspetti
fondamentali, come la sicurezza di McLean, la volontà di Garcia, la
forza di Ghiraldini, la linearità e la costanza di Picone, ma
soprattutto la voglia e la sofferenza di Rouyet e la partita di
spessore di Zanni. «Per noi è un punto d’onore – sostiene Vittorio
Munari, direttore generale del Benetton – infatti avevamo fatto in
modo che i giocatori azzurri potessero arrivare al raduno per i test
autunnali nelle migliori condizioni. Dopo gli impegnativi incontri in
Heineken Cup e la settimana culminata con la sfida di Viadana dopo un
raduno azzurro, contro il Gran Parma abbiamo lasciato opportunamente a
riposo chi avrebbe dovuto giocare in Nazionale. Mi sembra che tutti
siano arrivati in condizioni ottimali e che tutti abbiano reagito nel
modo migliore».
      Un terzo della squadra targata Benetton, era da tempo che non accadeva…
      «Penso sia da considerare un contesto che io ritengo ancor più
importante: Mallett ha utilizzato 20 giocatori contro la Nuova
Zelanda, 8 provenienti dai campionati esteri e 12 da quello italiano,
di questi 6 appartengono al Benetton. Pur soffrendo, perché è stata
evidente una certa sofferenza nell’intensità, da questo punto di vista
il gap si è decisamente ridotto e ciò grazie in particolare
all’apporto di giocatori del Viadana e del Benetton. Questo è
senz’altro un buon punto di partenza».
      I giocatori trevigiani?
      “Tutti quelli entrati in campo mi hanno molto soddisfatto, ma se
devo spendere una parola per qualcuno, ritengo che la prestazione di
Zanni sia stata superlativa. Il ragazzo ha giocato una grande partita
di contenuto, com’è d’altra parte una sua caratteristica, con spirito
gregario e molta umiltà. Penso che Zanni, senza voler far pesare il
fatto che giochi da quest’anno a Treviso, sia il giocatore che più di
ogni altro abbia compiuto dei passi in avanti».
Ennio Grosso
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I NUMERI
Anche l’Italia A nel segno della Marca

TREVISO - (e.g.) L’apporto degli atleti Benetton in azzurro è stato
importante per la nazionale maggiore, che ha messo a dura prova i
mitici All Blacks, ma anche per la Nazionale A, che ha giocato una
partita dai grossi contenuti tecnici contro la Romania – presentatasi
in campo con i suoi elementi migliori – vincendo venerdì a Piacenza in
maniera netta e chiudendo con un eloquente 33-6.
      Cinque gli atleti biancoverdi in campo dall’avvio, praticamente
un terzo del XV. Gara intera per l’ala Benvenuti e la seconda linea
Antonio Pavanello, 72’ per il pilone Cittadini e il mediano di mischia
Semenzato, 67’ per l’altro pilone, Rizzo. A parte Rizzo, gli altri
atleti rientravano nel gruppo della nazionale maggiore e non è detto
che da qui alla fine del trittico di gare autunnali che dovrà
affrontare la nostra nazionale maggiore, contro Sudafrica a Udine e
Samoa ad Ascoli, non possano far valere la loro consistenza.
      Oltre ai 5 biancoverdi, in campo a Piacenza con la maglia della
Nazionale A anche altri tre trevigiani, Buso della Futura Park Roma,
Giazzon del Parma e Patrizio del Petrarca Padova. Per Buso anche la
gioia di aver segnato una meta.
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TREVISO - (e.g.) Nick Mallett ha formato un gruppo di 30 giocatori in
vista dell’incontro di sabato a Udine con il Sudafrica. Reintegrati
anche i due biancoverdi Tommaso Benvenuti e Antonio Pavanello, così il
numero di atleti del Benetton in nazionale maggiore è tornato a 9.
      Domani il tecnico sceglierà i 24 da portare a Udine e i 6
esclusi verranno dirottati nella Nazionale A che venerdì sera alle 19
a Palmanova (diretta su Rai Sport Più) affronterà la Georgia.


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