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[RUGBYLIST] Notizie dai quotidiani
allrugby
allrugby a gmail.com
Dom 15 Nov 2009 11:11:56 CET
Ancora, da La Stampa.
L'Italrugby li ha fatti Neri, ma soltanto per otto minuti
I fratelli Bergamasco salutano i tifosi a fine gara
+ A San Siro il popolo del rugby
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Italia-All Blacks
Festa a San Siro
Resa onorevole
agli All Blacks (deludenti).
E Mallett attacca l’arbitro
STEFANO SEMERARO
MILANO
Se l'essenza del rugby è la mischia - e quasi tutti i rugbisti
giurerebbero che lo è - allora una settimana di attese, di sogni, di
lustrini e televisioni, la settimana di Italia-All Blacks a San Siro
sta tutta lì, concentrata e riassunta negli ultimi otto minuti della
partita. Otto maledettissimi, interminabili, indisponenti, rabbiosi
minuti in cui i Tutti Azzurri hanno inchiodato primi quindici e poi -
dopo il cartellino giallo a Tialata - quattordici Neri un po' stinti a
cinque metri dalla meta. Più grigi, che neri.
La meta che non avrebbe cambiato il destino - il punteggio, al massimo
ritoccabile, era già scolpito sul 20-6 per i neozelandesi - ma che
l'Italia strameritava e che solo la scarsa vena o lo scarso coraggio
dell'arbitro australiano Dickinson ci ha negato. Sette mischie,
quattro punizioni, una espulsione. La somma fa una meta tecnica
lampante, che avrebbe reso meno netta la sconfitta (comunque il terzo
miglior scarto mai strappato agli Abs), più dolce un match farcito di
buone cose per noi, soprattutto in difesa.
«Non voglio giudicare l'arbitro», ha mugunato alla fine Mallett, «ma
mi chiedo se a parti invertite all'Italia sarebbe stata riservata la
stessa indulgenza. Graham Henry (l'allenatore della Nuova Zelanda,
ndr) dice che c'è una zona grigia nelle regole sulla mischia? No,
l'arbitro i falli li ha visti: o era bianco, o era nero. Peccato,
perché quella meta la meritavamo».
Questione anche di filosofia rugbistica, o se preferite di politica.
Il rugby che vuole fortemente l'International Board è fatto di
velocità, di spettacolo, di estro, non di ammucchiate sportivamente
esaltanti ma poco glamour per le telecamere in HD. «Così giocano
nell'emisfero Sud», spiega Mallett, «mentre noi al Nord facciamo più
attenzione alla mischia. Ma se noi italiani sappiamo essere i migliori
in quel settore del gioco, perché non riconoscercelo?».
Lucette a San Siro, e le lamentele verso l'arbitro non sono questione
di contagio ambientale, di una tendenza a succhiare il peggio del
pallone una volta messi i piedi nel suo Tempio. L'Italia è sempre meno
forte degli All Blacks, anche di questa edizione un po' torpida e
inesperta (12 giocatori su 15 con meno di dieci caps) degli
Invincibili. Ma è migliore (oh yes!) nel pacchetto, nella grinta degli
avanti, nella inesorabilità della mischia chiusa. Castrogiovanni, man
of the match, che smonta Crockett, Perugini che sradica e sconforta
quel dolmen nero di Tialata. Il nostro pane, il nostro marchio di
fabbrica ritrovato.
«Finalmente abbiamo ritrovato il carattere, la determinazione», ha
sintetizzato mirabilmente Mauro Bergamasco alla fine. «Non siamo più
giocatori anonimi, siamo tornati l'Italia». La lista delle sconfitte
consecutive si è allungata a 12, rischia fortemente di arrivare a 13
sabato prossimo a Udine contro il Sud Africa, ma apparentemente non
siamo più il volgo disperso dell'ultimo Sei Nazioni. Gower, il mediano
made in Australia, ha sbagliato un piazzato e ha commesso un «in
avanti» madornale nei 22 metri All Blacks quando il punteggio era
sull'11-3, ma ha infilato due calci fra i pali, placcato e innescato
Canale nell’azione più bella dell'Italia, quella che a inizio secondo
tempo ha portato il nostro centro a un soffio dalla meta. «E' il
miglior n.10 d'Italia», lo ha definitivamente battezzato Mallett, «con
lui arriveremo ai Mondiali». Metteteci il solito, giganteggiante
Parisse e, in negativo, qualche indisciplinatezza di troppo, e avrete
i contorni attuali degli azzurri ovali.
Gli All Blacks sono riusciti a infilarci una sola meta, con il pilone
Flynn, una sventagliata destra-sinistra originata dall'unica mischia
controllata dagli australi. Niente rugby-champagne, molti calci: un
complimento per noi. «Bravi azzurri», ammette con la sua voce di
cartavetrata Mister Henry, «Noi pensavamo di giocare meglio, di dare
più spettacolo, è stato un po' frustrante. Sorry, Italia». A volte,
anche i miti piagnucolano.
Dalla Gazzetta DelloSport
Italia, le voci dell'orgoglio
"Un sogno giocare qui"
Gli azzurri, battuti a San Siro dalla Nuova Zelanda, sono soddisfatti
per la prestazione. Il ct Mallett: "Abbiamo lasciato 80.000 persone
fiere di noi". Mauro Bergamasco: "Siamo superiori agli All Blacks
sotto diversi punti di vista"
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Facebook Gazzatown MILANO, 14 novembre 2009 – Gioia, molta gioia per
una giornata speciale, ma anche un po’ di rammarico per avere fatto
bene, ma non benissimo al cospetto degli All Blacks. La sconfitta 20-6
di San Siro è la terza migliore quanto a passivo nei 12 precedenti,
tutti a favore degli All Blacks. E’ il calcio del 3-0 di Gower ha
regalato agli azzurri il secondo vantaggio parziale nella storia dopo
quello del 1995 a Bologna prima che l’Italia venisse travolta 70-6.
MALLETT SODDISFATTO — Il c.t. Nick Mallett punta più sull’evento
storico che sull’aspetto tecnico della partita: “E’ stata un’occasione
fantastica, sono felice che 80.000 italiani siano venuti a vederci e
abbiano lasciato lo stadio orgogliosi di noi”. L’allenatore azzurro
evita ogni polemica circa la mancata concessione di una meta tecnica
all’Italia nel finale di partita e preferisce invece concentrarsi
sulle cose belle: "Castrogiovanni uomo del match? Giusto così". Delle
scelte arbitrali parla invece il presidente federale Dondi: “Non
sapevo che avessero abolito la meta tecnica – il suo commento ironico
-. A parte le polemiche devo dire che sono commosso dalla cornice in
cui abbiamo giocato”.
L’effetto San Siro ha colpito tutti i giocatori, a partire dal
capitano Sergio Parisse: “Credetemi, è stato un sogno giocare davanti
a tutta questa gente. Sarà un bel ricordo, intanto ci concentriamo sul
Sudafrica che sarà la partita più dura di questi test match. Quanto
alla gara, sono contento che la squadra abbia risposto positivamente
in mischia; abbiamo sbagliato qualcosa nel gioco al piede e penso che
a fine partita potessimo portare a casa qualche punto in più”.
Soddisfatto Mauro Bergamasco: “Oggi, come già negli ultimi mesi,
abbiamo sfoggiato personalità e carattere. Questo deve essere il
nostro punto di partenza. Abbiamo dimostrato di essere superiori agli
All Blacks sotto diversi punti di vista, non solo in mischia. La cosa
che più mi ha colpito è stato il boato dello stadio quando siamo
entrati per il riscaldamento, davvero emozionante”.
canale: "sognavamo l'impresa" — Sulla stessa lunghezza d’onda Gonzalo
Canale: “Giocare nel tempio del calcio è qualcosa di speciale, tanto
più che per me si trattava anche di festeggiare il cap numero 50.
Sognavamo l’impresa e ci abbiamo creduto fino in fondo, sono in pochi
che solo qualche mese fa avrebbero creduto così tanto nelle mostre
possibilità”. Kaine Robertson parla dell’unica meta del match, opera
di Flynn: “C’è un po’ di dispiacere, ma mi sono trovato a placcare il
loro tallonatore con solo tre metri di spazio alle spalle e non potevo
fare di più. La sconfitta di ieri del Sudafrica in Francia è la
peggiore cosa che potesse accadere: sabato ci vorrà davvero
un’impresa”. Complimenti all’Italia anche da parte di Graham Henry,
tecnico degli All Blacks: “E’ stata una partita simile a quella di
Christchurch (27-6 il 27 giugno scorso ndr), Parisse ha giocato un
grande match e ha dimostrato di essere un giocatore di grande qualità.
L’Italia ha una buona mischia, continua a progredire e questo è un
bene sia per lei sia per il mondo del rugby in generale”. Tra i tanti
vip presenti allo stadio, il più ammirato è apparso Clarence Seedorf:
“Non conoscevo il rugby, è un mondo da cui abbiamo tanto da imparare.
Ci sono due cose che mi hanno colpito molto e sono la moviola in campo
e il fatto che i medici possano liberamente entrare in campo con
l’azione in svolgimento. Sono cose che farebbero bene al calcio,
sarebbero un bel deterrente per i simulatori”.
Guido Guida
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