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[RUGBYLIST] Notizie del lunedi
allrugby
allrugby a gmail.com
Lun 9 Nov 2009 15:24:33 CET
Dal Gazzettino.
Ciao.
Franco (TV)
Carter rischia
la squalifica
Gli All Blacks sono sbarcati ieri a Milano di umore più scuro delle
loro maglie. Il mediano di apertura Dan Carter (nella foto) dovrà
infatti comparire oggi a Londra davanti alla commissione di disciplina
per rispondere di un placcaggio pericoloso al collo sul mediano di
mischia Roberts durante il test di sabato contro il Galles. Rischia di
finire in anticipo il tour.
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BENETTON I dirigenti trevigiani domani in missione a Roma
Veneto in Magners Celtic League meno tre. Il conto alla rovescia per
lo sbarco del Benetton e della regione più rugbistica d’Italia nella
ribalta europea continua.
Domani a Roma negli uffici della Fir i dirigenti del Treviso
incontreranno gli esperti della Deloitte. Società di revisione
incaricata dal board della Celtic di valutare il conto economico e il
flusso di cassa delle due franchigie italiane. In pratica di fare le
pulci al budget di circa otto milioni di euro l’anno con il quale
sbarcheranno nella competizione. Gli Aironi Viadana, che hanno
ottenuto l’ok dalla Fir il 2 ottobre, sono già passati al vaglio della
Deloitte. Ora tocca al Benetton, promosso il 30 ottobre dal consiglio
federale. All’incontro in rappresentanza del club ci saranno il
presidente Amerino Zatta, il dg Vittorio Munari e i consulenti
amministrativi dello studio Buzzavo. Per la Fir ci saranno il
segretario generale Michele Signorini e il direttore amministrativo
Giorgio Grenti.
«Dovremo illustrare personalmente ai tecnici della Deloitte le
caratteristiche del dossier economico già consegnato - spiega Zatta -
Abbiamo predisposto un conto economico con budget di circa otto
milioni annui. Le cinque fonti con cui finaziarlo sono le
sponsorizzazioni, la biglietteria (media di circa 3500 spettatori a
match), i diritti tivù, i contributi federali per i giocatori di
interesse azzurro e quelli dell’Erc per la partecipazione all’Heineken
Cup. Sul fronte spesa ci sono il mantenimento di una rosa
professionistica di almeno 45 giocatori, visto che talvolta nazionali
e Celtic giocheranno in contemporanea, più lo staff, i viaggi, la
logistica e tutto il resto».
Ottenuti i chiarimenti, gli esperti della Deloitte consegneranno
il giudizio economico al board entro metà dicembre. Nel frattempo si
svolgerà il penultimo passaggio formale. A fine novembre è previsto un
summit con i dirigenti della Celtic per la realtà tecnico-sportiva
della franchigia veneta. In pratica struttura e composizione di rosa e
staff.
«Illustrato anche ciò - conclude Zatta - si tratterà di
aspettare l’ultimo passaggio. L’ufficializzazione del sì alle due
candidature italiane da parte del consiglio della Celtic, che avverrà
entro metà gennaio.
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Gli azzurri
da ieri in ritiro
a Tirrenia
Cinque giorni al Cariparma Test Match tra Italia e Nuova Zelanda,
sabato a Milano in uno Stadio Meazza esaurito in ogni ordine di posto
e in diretta alle 15 in simulcast su La7, Sky Sport 1 e Sky Sport 1HD.
Mentre gli All Blacks, reduci dalla vittoria al Millennium di Cardiff
sul Galles, sono sbarcati ieri pomeriggio all'aeroporto di Malpensa,
la Nazionale italiana si è radunata al Centro Coni di Tirrenia dove i
30 convocati si alleneranno sino a mercoledì mattina, giorno del
trasferimento nel capoluogo lombardo.
Insieme agli atleti della Nazionale maggiore ci sono i 18
giocatori della Nazionale «A» in vista del match con la Romania
venerdì a Piacenza (ore 19, diretta RaiSport Più). Martedì il ct
Mallett ridurrà a 24 i giocatori a propria disposizione, giovedì
l’annuncio della formazione.
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MISCHIA APERTA di Antonio Liviero
Gli All Blacks
e la strategia
dei calci d’invio
Il rugby di movimento dipende dai lanci di gioco. E questi ultimi da
mischie e touche. Se la conquista perde qualità, i lanci ne risentono.
E il movimento (dunque lo spettacolo) pure. Un’equazione tattica con
cui si stanno misurando gli All Blacks da un paio di estati, complice
un ricambio generazionale difficoltoso.
Henry e il suo staff hanno ceduto in parte a una filosofia più
pragmatica, che ruota attorno al gioco al piede di Carter e a una
difesa ancora più ermetica. Ma senza rinunciare, in omaggio al loro
mito, a meravigliare con la rapidità e la destrezza degli attacchi. Le
basi non sono però più solo quelle tradizionali. Si punta ad esempio,
oltre che sui palloni di recupero, sui calci di punizione giocati
velocemente alla mano, anche dalla propria metacampo. Senza lasciare
alla difesa il tempo di ripiazzarsi contrattaccano con 3-4 passaggi
portandosi in zona punti.
Poi ci sono i calci di invio e di rinvio diventati un vero e
proprio settore di conquista alla stregua di mischie e touche. La
Nuova Zelanda è tra le squadre che ci lavorano di più. Del resto si sa
che il rugby moderno è come il maiale: non si butta via nulla. Ogni
pallone è sacro. E può essere quello decisivo. Sotto questo profilo
poco di nuovo. Le novità stanno invece nel perfezionamento continuo
delle tattiche.
Il calcio tradizionale è quello alto e corto, poco oltre la
linea dei 10 metri, sul blocco degli avanti. È l’opzione col tragitto
più corto da percorrere e il maggior sostegno disponibile. La
battaglia aerea viene organizzata come per la touche, con i migliori
saltatori schierati. Ma ultimamente si sono cominciati a vedere calci
di invio sui centri anziché sugli avanti. O per meglio dire in quella
che gli allenatori chiamano “zona zero”, perché tanti hanno iniziato a
dirottarvi, accanto ai centri, delle “poiane” intrattabili
nell’artigliare i palloni aerei.
Ci sono poi le varianti dei calci profondi di occupazione.
L’obiettivo in questo caso è una conquista indiretta. Il pallone viene
messo con precisione nel fazzoletto d’angolo tra la linea dei 15 metri
e la touche, all’interno dell’area di 22. E si fa montare
contestualmente la pressione della linea. In questo caso la difesa si
trova a dover liberare con un angolo di calcio molto stretto o ad
avventurarsi in una apertura sulla larghezza soggetta a pericolosi
intercetti. Un’altra opzione che si vede è quella delle parabole
sempre all’interno dell’area dei 22 metri ma calciate sui trequarti
alla ricerca di una opposizione meno densa.
Il principio di fondo, comunque, è quello di creare un effetto
sorpresa in zone poco esplorate. Situazioni di cui le difese devono
tenere conto attentamente nel coprire il campo distribuendo con
astuzia saltatori e sostegni.
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BENETTON Dopo un terzo del cammino il tecnico guarda ai lati
deboli: delle 7 mete prese sei sono giunte dopo aver perso palla
Il Super Ten è arrivato ad un terzo del suo cammino.
Per il Benetton, 5 vittorie e 2 sconfitte in 7 gare disputate,
un bilancio non del tutto positivo anche se Treviso comanda la
classifica in solitudine.
“Ovviamente sono un po’ deluso per le due sconfitte – ammette
Franco Smith, tecnico dei biancoverdi – in particolare per quella di
Parma. Comunque siamo primi e questa è una cosa importante. Non vorrei
poi dimenticare le due partite giocate in questo periodo in Heineken
Cup, una vittoria bellissima contro Perpignan e una partita giocata
alla pari contro Munster per almeno un tempo e poi chiusasi con un
risultato a mio avviso non troppo veritiero”.
Benetton al comando, Viadana subito dietro: tutto rispettato, quindi?
“Penso sia giusto che la classifica parli in questi termini.
Treviso e Viadana sono le due squadre che giocano in Heineken Cup,
quindi sono quelle più acclamate. E’ comunque un campionato strano,
con continue sorprese e con squadre contro le quali nulla è scontato.
E’, oltretutto, un campionato lungo e per noi le prossime 4 gare
saranno fondamentali, le due da giocare nel 2009 a Venezia e in casa
contro L’Aquila e le prime due del nuovo anno, contro Prato e a
Padova”.
Al di là del primato, di positivo cosa c’è ancora?
“A parte la partita di Parma, per il resto non c’è mai stato
bisogno di motivare i ragazzi. Tutti sanno trovare sempre la giusta
carica e il giusto approccio. Sono poi contento del buon lavoro fatto
in touche, con oltre l’85% delle rimesse conquistate, quindi del
lavoro fatto in mischia. Posso essere positivo anche per quanto
riguarda la difesa visto che abbiamo subìto solo 7 mete”.
Però quasi tutte con palla in mano a Treviso…
“E’ vero, a parte una subìta a Roma, le altre mete sono venute
perché abbiamo perso palla. Ma questo, se per un verso sta a
significare che abbiamo commesso degli errori, per un altro significa
che non abbiamo lasciato costruire azioni all’avversario”.
Ancora una lunga pausa e una rosa quasi dimezzata tra nazionali
e infortuni: come ci si allena in queste condizioni?
“Ritengo sia un bene perché in tal modo si può lavorare di più a
livello individuale. Ogni nostro giocatore è importante, per la
società e per il futuro, pertanto questa è un’opportunità per tutti
per poter magari recuperare rispetto ad altri”.
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Preparazione senza 12 nazionali
(e.g.) Per il Benetton 3 settimane di preparazione a ranghi ridotti in
vista delle ultime 4 gare del 2009, due di campionato, il 29 novembre
a Favaro contro il Casinò di Venezia e il 5 dicembre in casa contro
L’Aquila, quindi altrettante di Heineken Cup, due sfide contro il
Northampton, il 12 dicembre in Inghilterra e il 19 a Treviso. Non sarà
facile per Franco Smith preparare queste ultime 4 sfide che dovrebbero
sancire il primato biancoverde in campo italiano e dare nuove
soddisfazioni in campo continentale.
In questi 20 giorni che separano dalla ripresa, i Campioni
d’Italia dovranno fare a meno di 12 giocatori impegnati con le varie
Nazionali: 9 in quella Maggiore, Benvenuti, Garcia, Ghiraldini,
McLean, Antonio Pavanello, Picone, Rouyet, Sgarbi e Zanni, quindi 3
nella Nazionale A, Cittadini, Rizzo e Semenzato.
Ma non saranno solo le assenze per gli impegni azzurri a
complicare la vita al tecnico trevigiano. Infatti, Williams e Kingi
sono stati sottoposti a dei piccoli interventi chirurgici la scorsa
settimana, a giorni sarà la volta di Orlando ad essere sottoposto ad
un intervento, cose di non grave entità ma che obbligheranno gli
atleti ad una pausa. Buon per Treviso che in pista di rientro sono i
vari De Jager, Marcato, Sbaraglini, atleti assenti da tempo per
infortunio e ancora non utilizzati nella stagione in corso: De Jager è
addirittura assente dallo scorso aprile, una gara con la Capitolina
dopo 4 mesi di sosta per la frattura al braccio rimediata a dicembre a
Calvisano, in pratica, quindi, appena una partita in quasi un anno.
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