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[RUGBYLIST] Risposta ad Antonio Ievoli

Angelo Volpe a fast volpe_angelo a fastwebnet.it
Gio 5 Nov 2009 07:36:28 CET


Se abbiamo o no la puzza sotto il naso non lo so. Forse si, ma forse bisogna intendersi sui termini. Parlo come chi ha superato i 50 anni ed ha giocato e vissuto in prima persona il rugby degli anni 70 in una grande società veneta, mentre dopo di allora, una volta smesso di giocare, sono rimasto alla finestra da spettatore e non più da attore (seppur modesto).
La mia esperienza personale viene dunque da quei tempi che adesso ci piace chiamare del pane e frittata, ma che -sempre per la mia esperienza- erano già segnati di grande professionalità anche se non di professionismo. Di soldi non se ne vedevano neppure con il cannocchiale (e parlo dei grandi giocatori della prima squadra, non certo delle ciofeche come me delle riserve o delle under) eppure si vincevano scudetti a raffica. Di super fisici iper muscolati neppure a parlarne, i ficisi tosti e duri ma "normali" e in più supportati da grande coraggio, volontà e forza interiore invece erano la regola. Gli allenamenti si facevano per lo più a ora di pranzo, ma anche  e soprattutto alla sera dopo aver finito il lavoro, per chi lavorava, o lo studio per chi studiava. Il rugby pane e frittata era questo e il condimento di quel cibo prelibato era l'amicizia e il senso di unione e condivisione di obiettivi e sacrifici.

Oggi le cose sono cambiate. E' sulla bocca di tutti, è un dato di fatto. Bisogna accettare il cambiamento perchè è l'espressione dei tempi che corrono e che viviamo. Sembra che tutto sia inventato o scoperto adesso. Che i grandi campioni siano quelli di adesso, che le grandi prestazioni siano quelle di oggi. Invece non c'è nulla di nuovo sotto il sole. Se fosse possibile mettere a confronto due squadre ideali di allora e di adesso ho forti dubbi che i voncitori sarebbero i super fisici iper muscolati e dediti professionisticamente al rugby. Forse perchè la benzina che fa girare i motori non è la stessa. Il sostegno ad un amico compagno di squadra che è nato con te e cresciuto rugbysticamente e umanamente con te non è lo stesso sostegno che si da ad un compagno di squadra semi sconosciuto e che viene da chissà dove e che l'anno prossimo se ne andrà chissa dove. E il sostegno nel rugby è tutto, anche in senso metaforico.
Per questi motivi forse sì, c'è un po' di puzza sotto il naso da parte "nostra", quelli con una certa età e con certi trascorsi dei tempi pionieristici. Ma dico la verità: che male c'è? E' la realtà dei fatti che porta a questa differenza tra ieri (dilettantistico e professionale) e oggi (professionistico e discutibilmente professionale).
Sicuramente l'espressione del rugby più vero non sta nel rugby di elite ma in quello di base, delle serie inferiori, delle giovanili, del rugby femminile, in quel rugby -non tutto- che riesce ad esultare e gioire quando una partita di serie B viene affidata per la prima volta ad un arbitro donna o quello delle trasferte in pulmann che non finiscono mai. Ma questo rugby oggi va cercato forse col lumicino, una volta era il rugby della normalità. E allora si può capire perchè possa dare l'impressione di avere la puzza sotto il naso.

angelo
  ----- Original Message ----- 
  From: Massimo Gallo 
  To: rugbylist a rugbylist.it 
  Sent: Wednesday, November 04, 2009 11:34 PM
  Subject: R: [RUGBYLIST] Risposta ad Antonio Ievoli


  _______________________________________________

  Franco quando visto che il mittente eri tu mi sono seduto per leggere la
  risposta: è un piacere leggerti. Però questa volta sono rimasto deluso. Mi
  aspettavo un tuo commento, un tuo punto di vista sul concetto principale di
  Ievoli: abbiamo o no la puzza sotto al naso, e le persone con qualche anno
  in piu' sono o non sono reduci che guardano al passato e non al futuro,
  bello o brutto che sia? In qualche occasione ho sottolineato anche io questa
  peculiarità: troppo spesso leggo concetti che partono dalla locuzione (o
  qualcosa di simile) 'ai miei tempi... 
  Dai Franco non mi deludere e parliamo di questo che è un tema che mi
  appassiona perché non riguarda solo il rugby... tutti i giorni ascolto
  qualcuno che dice ai tempi miei... e spesso per sputare su quelli di
  oggi.... Dai Franco confrontiamoci su questo! Veneto o non veneto
  fondamentalmente sono questioni di lana caprina, è cme parlare del sesso
  degli angeli... 



  -----Messaggio originale-----
  Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it]
  Per conto di allrugby
  Inviato: mercoledì 4 novembre 2009 22.36
  A: rugbylist a rugbylist.it
  Oggetto: [RUGBYLIST] Risposta ad Antonio Ievoli

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  Innanzitutto sono contento di conoscerti.
  Federazione Italiana Rugby (FIR) non è un qualcosa che rispecchia
  tutto il movimento: è un sito politico che agisce e ruota attorno ad
  interessi non meglio specificati. Lo specchio di quest'organismo,
  quasi scevro da sè stesso, è la farsa sulle assegnazioni "Celtic
  League".
  Uomini incapaci di decidere serenamente, guidati da uno spirito
  personale del tutto al di fuori di quello, forse ormai anch'ersso
  snaturato, del rugby giocato. E basta.
  Nessuno si accorgerebbe se, domani, Dondi & Co. chiudessero bottega e
  se ne andassero in pensione.
  I veneti sono fortunati?: forse si, ma invidiati, quasi sempre senza motivo.
  Le critiche che a volte si leggono, anche velatamente, in list, nei
  confronti delle squadre venete, risentono  quasi sempre di un astio
  non giustificato, di un piacere quasi morboso nell'affondare chi ha la
  fortuna di possedere società, organizzazione, serietà professionale e,
  non per ultimo, sponsor in grado di determinare, da soli, svolte
  decisive anche nell'ambito del rugby nazionale.
  E' un demerito, tutto ciò?
  OK: togliamo il Veneto dallo scacchiere nazionale. Chi resta?
  Le sole polemiche, per lo più senza senso, non servono a ridare al
  rugby nazionale il ruolo che, naturalmente, anche tramite il Veneto
  possiede. Gl'isterismi lasciamoli da parte. Come i campanilismi. Se la
  famosa dicitura "pane e frittata" non risponde più alle esigenze
  attuali, non scandalizziamoci se ora ci sono società in grado di
  gestire, da sole, un movimento impressionante fatto di marketing,
  cultura rugbistica, trasparenza, iniziative a livello locale ed altro
  ancora. Il tutto per poter competere a livelli extra "S10"
  coinvolgendo realtà che il rugby l'hanno nel sangue. Il tempo sarà il
  solo giudice.
  Ciao.
  Franco (TV)
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