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[RUGBYLIST] Notizie del venerdì

allrugby allrugby a gmail.com
Ven 13 Mar 2009 14:34:01 CET


Dal Gazzettino, riporto interamente gli articoli il cui contenuto è
stato già accennato da Nino.
(Nell'intervista al sindaco di Treviso, si cita una "regione europea"
denominata "Padania": non mi risulta esista una territorio così
nominato! Oppure, mi sono perso qualcosa? Poi, sempre lo stesso
personaggio risponde NO volendo dire, invece, SI. In che mani è, da
anni, Treviso...).
Ciao.
Franco (TV)


RUGBY Annunciata la formazione che domani al Flaminio affronterà i
favoriti del Sei Nazioni: il citì cambia il pilone destro e dà fiducia
al giovane trequarti

Mallett boccia Castrogiovanni e lancia Rubini

Contro il Galles Nieto parte titolare in prima linea, Mirco Bergamasco
torna a far coppia con Canale ai centri

Venerdì 13 Marzo 2009,
Giulio Rubini (21 anni, dell'Overmach Cariparma) in campo all'ala dal
primo minuto, al posto di Mirco Bergamasco, spostato a centro. A
destra della prima linea, Carlos Nieto al posto di Martin
Castrogiovanni. Sono le due novità con le quali l'Italia del rugby,
alla ricerca della prima vittoria stagionale, si appresta ad
affrontare il Galles, domani pomeriggio, allo stadio Flaminio di Roma
(ore 16), nella quarta giornata del Sei Nazioni 2009.
      Il ct Nick Mallett, per il resto, ha confermato la squadra
sconfitta 26-6 dalla Scozia a Murrayfield, con Andrea Marcato estremo,
Canale centro in coppia con il minore dei fratelli Bergamasco e Matteo
Pratichetti all'ala insieme a Rubini.
      La linea mediana è quella già titolare tanto contro l'Irlanda
che con la Scozia - Luke McLean all'apertura e Paul Griffen alla
mischia - e in terza linea Nick Mallett si affida ancora una volta ad
un reparto rodato, composto da capitan Sergio Parisse, Mauro
Bergamasco ed Alessandro Zanni.
      In seconda linea, l'Italia schiera ancora l'esperienza di Marco
Bortolami e Santiago Dellapé, per conquistare possessi preziosi da
rimessa laterale: 127 match internazionali in due, 41 dei quali in
coppia dal primo minuto.
      In prima linea, infine, Salvatore Perugini a sinistra e Leonardo
Ghiraldini tallonatore - entrambi già visti in campo dal primo minuto
contro la Scozia - fanno reparto con Carlos Nieto. Tanto Perugini che
per Mirco Bergamasco tagliano sabato il traguardo delle 35 presenze
nel Sei Nazioni, raggiungendo Andrea Lo Cicero in vetta alla lista
degli azzurri più presenti nel Torneo.
      In panchina spazio come sempre a quattro avanti - Sbaraglini
tallonatore, Castrogiovanni pilone, Del Fava seconda linea e Sole
flanker - Canavosio ed Orquera pronti a dare il cambio alla mediana
titolare e l'esordiente Roberto Quartaroli in grado di prendere posto
all'ala o tra i centri.
      LA FORMAZIONE DELL’ITALIA: 15 Andrea Marcato - 14 Giulio Rubini,
13 Gonzalo Canale, 12 Mirco Bergamasco, 11 Matteo Pratichetti - 10
Luke McLean, 9 Paul Griffen - 8 Sergio Parisse (cap.), 7 Mauro
Bergamasco, 6 Alessandro Zanni - 5 Marco Bortolami, 4 Santiago Dellapé
- 3 Carlos Nieto, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Salvatore Perugini. A
disposizione: 16 Franco Sbaraglini, 17 Martin Castrogiovanni, 18 Carlo
Antonio Del Fava, 19 Josh Sole, 20 Pablo Canavasio, 21 Luciano
Orquera, 22 Roberto Quartaroli.
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Novità nel XV per il match decisivo di domani. Lega Celtica, ancora
polemica nord-sud

Rugby, contro il Galles si cambia

No a Castrogiovanni, sì a Rubini. Questo il responso del citì della
nazionale di rugby Nick Mallet che ha annunciato la formazione
italiana che scenderà in campo domani contro il Galles per il Sei
Nazioni.
      Ma a tenere banco nel mondo della palla ovale è sempre la
polemica sulla rappresentanza alla Celtic League, il campionato tra
formazioni di Irlanda, Scozia e Galles che ha accolto l’ipotesi di far
entrare due squadre italiane. Da qui la diatriba tra Nord e Sud. Ecco
cosa ne pensano il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, fautore della
causa capitolina, e il collega di Treviso, Gian Paolo Gobbo, che punta
sulle radici celtiche del Nordest.
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Alemanno: ecco perché
Roma deve esserci

di Ivan Malfatto

Sindaco Gianni Alemanno, ha giocato a rugby?
      «Quando avevo 14 anni per una stagione nel centro dell’Acqua
Acetosa a Roma, come trequarti. Me la cavavo».

 Lo segue regolarmente?
      «Compatibilmente agli impegni, anche perché mio figlio Manfredi
lo pratica. Sono più attento al Sei Nazioni: ogni volta che l’Italia
gioca allo stadio Flaminio prende corpo una vera e propria festa dello
sport».

Squadre o giocatori preferiti?
      «Da sindaco non posso che sostenere in egual misura tutte le
squadre romane. Tifo per l’Italia e sono affezionato idealmente ad
Andrea Lo Cicero».

    Il ricordo più bello?
      «L’esordio vittorioso dell’Italia al Sei Nazioni contro la
Scozia nel 2000. Con la storica meta del romano De Carli».

   I valori peculiari del rugby rispetto a calcio e altri sport?
      «È uno sport fortemente educativo attraverso l’impegno, la
passione, la voglia di stare insieme. Il rugby ci insegna che si è
avversari solo sul campo».

 Che pensa dei risultati della Nazionale?
      «Potrebbe andare meglio. La classifica del Sei Nazioni purtroppo
ci vede ancora a quota zero».

 Ridimensionare campionato e club di tradizione (Rovigo, Padova,
L’Aquila) per la Celtic League farà crescere il nostro rugby?
   «Sì, ha bisogno di cogliere con entusiasmo l’occasione offerta
dalla Celtic League. Partecipare alla Celtic significa contribuire al
rilancio del rugby italiano nel panorama internazionale. Concentrare
le forze su due grandi rappresentative consente di avere un livello
professionistico maggiore».

  Perchè è contrario a due squadre del nord in Celtic?
      «Non si tratta di essere favorevoli o contrari, ma di far sì che
l’Italia sia rappresentata omogeneamente e nella sua completezza. E la
nostra nazione ha un nord e un centro sud».

    Perchè Roma ha diritto ad avere una sua selezione in Celtic?
      «Perché ha una tradizione rugbystica: come dimostrano gli
scudetti, l’incredibile numero di tesserati, la sua storia
pionieristica. Perché la stessa organizzazione della Celtic ha
interesse a far entrare la capitale per le sue potenzialità turistiche
e commerciali. Perché attraverso Roma gli atleti centro meridionali
hanno la possibilità di partecipare a un grande evento sportivo. Roma
ha tutti i parametri imposti dalla Celtic, nonché il Flaminio
riservato al rugby»

    Il no a Roma è solo per motivi sportivi o anche politici?
      «Quando si parla di sport le perplessità dovrebbero essere di
natura meramente sportiva, ma purtroppo le polemiche sul tema sono
andate oltre. Mi sono parse alquanto folkloristiche e fuori luogo. La
candidatura di Roma in Celtic non ha una connotazione politica, ma
risponde alla volontà di rappresentare tutta l’Italia».

    Val la pena entrare in mischia contro gli alleati per il rugby?
      «Vi sono purtroppo posizioni di alcuni esponenti della Lega Nord
piuttosto discutibili, ma i rapporti con i vertici del partito sono
ottimi».

     È giusto non accentrare tutto il rugby di vertice (Sei Nazioni,
Celtic, finale scudetto) a Roma?
      «Roma appartiene all’Italia, è la sua capitale».

     Se si deciderà per una selezione al nord e una a Roma?
      «La scelta giusta».

    Ha parlato con i dirigenti sportivi del progetto Celtic?
      «L’ufficio sport del Comune si è già attivato, offrendo piena
disponibilità al presidente Dondi e alle società capitoline. Ora la
palla passa alla Fir, attendiamo notizie».
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Gobbo: ecco perché
la palla ovale è nostra

Sindaco Gian Paolo Gobbo, Ha giocato a rugby?
      «In squadre giovanili dai 13 ai 20 anni, prima nel Mens
Sana-Tarvisium, poi con il Mogliano. Ero in mischia, tallonatore. Mio
papà Aldo detto Nena, è stato uno dei pionieri di questo sport in
città».

      Lo segue regolarmente?
      «Non sono un frequentatore dello stadio. L’ultima volta ci sono
stato la scorsa stagione a Monigo. Ma mi tengo informato e lo guardo
in tivù».

Squadre o giocatori preferiti?
      «Il mio mito è Troncon. E poi Benetton uber alles. Tifo per la
squadra della mia città, prima che per l’Italia».

 Il ricordo più bello?
      «Non c’è un ricordo specifico. Mi colpiscono la socialità e il
senso di appartenenza che il rugby sa creare».

      I valori peculiari del rugby rispetto al calcio o altri sport?
      «Tutti gli sport veicolano valori. Però tanti sono diventati
molto più di uno sport, influenzati dal denaro, dalla popolarità dei
protagonisti. Il rugby ha ancora la dimensione umana. Lo considero il
miglior sport di squadra».

      Che pensa dei risultati della Nazionale?
      «Nazionale e campionato italiano possono fare molto di più. La
chiave credo siano i club».

      Ridimensionare campionato e club di tradizione (Rovigo, Padova,
L’Aquila) per la Celtic League farà crescere il nostro rugby?
      «Con la Celtic League non ci sarà ridimensionamento del
campionato italiano. Anzi, si aggiungerà qualcosa. Sarà un livello
diverso, di confronto diretto con i popoli che hanno fatto del rugby
lo sport nazionale. Due squadre del nord confermerebbero il ruolo di
super regione economica d’Europa della Padania».

     Perchè è favorevole a due squadre del nord in Celtic?
      «Se la Celtic ha dato la disponibilità ad accogliere due squadre
queste devono essere del nord, perchè qui stanno le radici celtiche
italiane. Roma non c’entra».

 Perchè Roma non ha diritto ad avere una selezione in Celtic?
      «Perchè non c’entra niente con la tradizione celtica e perchè è
una città già troppo assistita. Comprese quelle del Festival del
Cinema, che vogliono portare via da Venezia. Almeno il rugby resti a
casa sua».

   Il no a Roma è solo per motivi sportivi, o anche politici?
      «È giusto che la Celtic venga qui per la nostra capacità di
autogestire finanziariamente i progetti. A Roma si cerca solo
l’assistenzialismo in tutto. I troiani nell’Illiade dicevano: temo i
greci anche se portano i doni. I romani fanno come i greci con il
cavallo di Troia, "i ne ciàva"».

      Val la pena entrare in mischia con gli alleati per il rugby?
      «Certamente. Attraverso una squadra di rugby si rivendica
un’identità. Ma il confronto non metterà in crisi l’alleanza
politica».

      È giusto non accentrare tutto il rugby di vertice (Sei Nazioni,
Celtic, finale scudetto) a Roma?
      «No. È la solita logica di muovere tutti gli eventi verso
territori assistiti».

      Se la federugby deciderà una selezione al nord e una a Roma?
      «Sbaglierà. Se deve fare un progetto nazionale verifichi
tradizioni più importanti come L’Aquila e Catania. Il Veneto
rugbistico però deve fare squadra in questo e non assecondare il
"divide et impera" grazie al quale i romani ci hanno sempre
soggiogato».

      Ha parlato con i dirigenti sportivi del progetto Celtic?
      «Con il presidente del Benetton Zatta ci sono una vecchia
amicizia e un dibattito costante. La soluzione ideale è Treviso subito
in Celtic e in un secondo momento un’altra selezione intorno alla
tradizione dei Dogi».
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Alemanno: «Con Roma
rappresentata tutta l’Italia»

Continua la mischia fra la Lega Nord e An sulle sedi per le squadre di
Celtic League. Il campionato professionistico di rugby fra formazioni
di Irlanda, Scozia e Galles che ha accolto l’ipotesi di far entrare
due realtà italiane, dopo che il consiglio della federugby ha varato
all’unanimità la svolta. Sarà una rivoluzione epocale per questo
sport, se verrà davvero realizzata (ora l’Italia deve presentare le
proposte, la Celtic approvarle). L’ipotesi più accreditata vuole una
squadra a Roma e una al nord (da scegliere fra Benetton Treviso,
Aironi Viadana e da martedì anche il progetto di Brescia). Questo ha
scatenato la reazione della Lega, che vuole le portacolori italiane
nella sfida ai celtici entrambe del territorio padano per motivi
storici, politici, ma soprattutto di potenzialità e tradizione
rugbistica. Alleanza Nazionale difende invece l’ipotesi di Roma con la
selezione dei suoi tre club. In mischia ora entrano i sindaci delle
due città, il leghista Gian Paolo Gobbo per Treviso e il rivale
rugbistico e alleato politico Gianni Alemanno di An per Roma.
      Ivan Malfatto
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