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[RUGBYLIST] scuola e accademie
IlFalco
ilfalco7 a libero.it
Mar 9 Giu 2009 09:10:42 CEST
qualcuno sa chi saranno i direttori delle tre nuove accademie under 18?
----- Original Message -----
From: Salvatore Messina
To: rugbylist a rugbylist.it
Sent: Saturday, June 06, 2009 11:03 AM
Subject: I: [RUGBYLIST] scuola e accademie
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Ed in che cosa dovrebbe consistere questa svolta?
Sappiamo tutti quali sono i problemi e sono ben chiari gli obiettivi da raggiungere. Mancano solo gli strumenti ed i progetti per risolvere i problemi e raggiungere gli obiettivi.
O almeno ci sembra che non ci siano....
Secondo me il vero impasse è proprio questo: chi il rugby lo vive con passione e dedizione non vorrebbe che il proprio amato sport si trasformasse in qualcos'altro. Quindi frena il progresso. In buona fede s'intente ma sempre di rallentamento si tratta. Per di più, in questa stasi, trovano sempre più posto coloro i quali hanno come motivazione principale solo il quadagno personale.
Guardiamo ad esempio al fenomeno Celtic. Per anni i vari club sono convissuti in un forte agonismo campanilista, nonostante da più parti si consigliasse un'unione tra le società minori per l'alto livello. Tutto fermo per anni, salvo alcune sporadiche realtà (per esempio Grande Milano ed adesso Gladiatori Sanniti).. La motivazione principale della mancata coesione era sempre stata l'attaccamento alla maglia, i valori di appartenenza alla società. Alla fine niente si è mosso finchè non sono spuntati gli interessi economici (non raccontiamocela ma la spinta alla Celtic non è il miglioramento del gioco ma la fetta d'introiti) e tutto ad un tratto spuntano le selezioni o franchigie, che dir si voglia. Nel frattempo abbiamo lasciato marcire i "veri" Dogi, le Zebre e tutte le varie selezioni seniores regionali e provinciali che nel passato aiutavano veramente la formazione tecnico-tattica di giocatori protagonisti fino a pochi anni fa su nostri campi da gioco.
Vogliamo crescere? Vogliamo competere ad armi pari con le altre nazioni del top 10 del ranking mondiale? Vogliamo che siano i nostri giovani italiani a vestire la maglia azzurra?
Beh, allora la strada è una sola.. Con tutta la fantasia, la passione e la competenza (che c'è signori, c'è) prettamente italiane. Essere professionali.
Che vuol dire soltanto dare un prodotto culturale sportivo ricco di qualità e contenuti. Affiancare ai giovani e giovanissimi istruttori a tempo pieno, personale di collegamento tra scuola-sport-famiglia, impianti e strutture di qualità e un'offerta di spettacolo (partite) interessante.
Avete presente il meraviglioso Trofeo Topolino od il camp di Dominguez?
Finchè mangeremo pane e frittata, anche se buonissimo come solo la mamma sa fare, ci intenderemo solo di pane e frittata.
Quando, però, cominceremo ad imbandire un pranzo con tutte le prelibatezze culinarie, che solo noi italiani sappiamo cucinare, e sfideremo l'haute cousine francese ci potremo togliere le nostre soddisfazioni.
Si può e SI DEVE fare e tutti noi lo dobbiamo pretendere fin da ora, nel nostro privato, nel nostro piccolo club, nei consigli regionali e federali. Se non siamo tutti noi "popolo" del rugby a spingere in questo senso, dimenticando i particolarismi e le fatiche del volontariato, scegliendo di spendere per la qualità di strutture e tecnici invece che in giocatori per effimere promozioni, prima o poi qualcuno dall'alto deciderà di scendere in campo e decidere per noi, nel suo interesse.
A questo punto, però, non colpevolizziamolo perchè almeno lui farà qualcosa.
Il "piccolo" grande Coste l'aveva capito, regalandoci la NOSTRA Grenoble...
Approfitto per dire grazie per la bellissima serata di rugby "raccontato" al bravissimo Gino in quel di Monza.
PEACE & LOVE & PLAY RUGBY
Salvatore Messina
----- Messaggio inoltrato -----
Da: allrugby <allrugby a gmail.com>
A: rugbylist a rugbylist.it
Inviato: Sabato 6 giugno 2009, 2:03:40
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] scuola e accademie
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E' un problema che è stato dibattuto in list. Alcuni aspetti di ciò
che è il rugby in Italia effettivamente non sono portati alla luce, si
tende a trascurare alcuni aspetti fondamentali della questione.
Wilson, per fare un esempio, ha scelto l'Inghilterra, anzichè
l'Italia, anche perchè, in quel paese, ti fanno fare scuola e rugby.
Qui, molte volte, come ho visto anch'io, solo tanti giri di campo,
partitella e poi a casa.
Certo, una società di rugby non può farsi carico dell'educazione
scolastica e civica dei propri giocatori, ma siamo sempre alle solite:
la cultura di questo sport, da noi, è vista diversamente rispetto ad
altri paesi. E questo non sarebbe un male se fossimo all'avanguardia
nell'insegnare rugby: ma non lo siamo. Inutile cercare di crearci
spazi probabilmente già chiusi.
Cerchiamo almeno di "copiare" quanto di buono c'è in altre parti,
mettendoci un po' della ns italica fantasia.
Guardiamoci attorno: tecnici, allenatori, giocatori e collaboratori
soprattutto delle piccole entità societarie si dannano l'anima ogni
giorno, portando l'acqua anche con le orecchie al mulino del rugby. Ma
senza una svolta decisa e precisa, sarà come cercare di svuotare il
mare con un cucchiaio.
Ciao.
Franco (TV)
Il giorno 5 giugno 2009 16.15, r.amadio a tin.it<r.amadio a tin.it> ha scritto:
> _______________________________________________
>
>
> i sforzi fatti dalla federazione per i giovani giocatori italiani non produrranno effetti.
> vedi allagato:
> amadio roberto
>
> _______________________________________________
> Gestisci la tua iscrizione
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