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[RUGBYLIST] scuola e accademie
Antonio Mangano
antoniomangano1962 a libero.it
Sab 6 Giu 2009 19:33:59 CEST
Ma in effetti oggi ho voglia di vedere il bicchiere mezzo pieno e leggendo
la circolare informativa della prossima stagione un richiamo alla
professionalità, non professionismo, si comincia a vedere. A proposito
dell'organizzazione dei campionati giovani qualcosa di nuovo c'è. Nel senso
che per tutti i campionati cosiddetti obbligatori le società dovranno
cominciare a pensarci dall'anno prima su tutti quello under 14. Non più
concentramenti con partecipazioni più o meno massive ma massimo 3 squadre
che avranno l'obbligatorietà assolta con 14 partite. Ma novità sostanziale
15 a referto per la validita e 13 in campo con l'obbligo di far giocare le
riserve. inizio fissato il 18 ottobre Questo porterà ovviamente a delle
aggregazioni qualitative e non potrà, visti gli obblighi, cominciare come
accadeva in molte realtà il reclutamento da questa categoria, ma quella
inferiore. Inoltre per tutte le società che fanno solo giovanile avranno il
voto assemblea dell'anno solo se faranno attività e per esempio significa
per la 12 8 concentretamenti con 12 giocatori. Tutto ciò richiede maggiore
organizzazione. Forse scomparirà qualche club ma sicuramente ne nascerà
qualcuno più forte e organizzato.
----- Original Message -----
From: "allrugby" <allrugby a gmail.com>
To: <rugbylist a rugbylist.it>
Sent: Saturday, June 06, 2009 2:03 AM
Subject: Re: [RUGBYLIST] scuola e accademie
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E' un problema che è stato dibattuto in list. Alcuni aspetti di ciò
che è il rugby in Italia effettivamente non sono portati alla luce, si
tende a trascurare alcuni aspetti fondamentali della questione.
Wilson, per fare un esempio, ha scelto l'Inghilterra, anzichè
l'Italia, anche perchè, in quel paese, ti fanno fare scuola e rugby.
Qui, molte volte, come ho visto anch'io, solo tanti giri di campo,
partitella e poi a casa.
Certo, una società di rugby non può farsi carico dell'educazione
scolastica e civica dei propri giocatori, ma siamo sempre alle solite:
la cultura di questo sport, da noi, è vista diversamente rispetto ad
altri paesi. E questo non sarebbe un male se fossimo all'avanguardia
nell'insegnare rugby: ma non lo siamo. Inutile cercare di crearci
spazi probabilmente già chiusi.
Cerchiamo almeno di "copiare" quanto di buono c'è in altre parti,
mettendoci un po' della ns italica fantasia.
Guardiamoci attorno: tecnici, allenatori, giocatori e collaboratori
soprattutto delle piccole entità societarie si dannano l'anima ogni
giorno, portando l'acqua anche con le orecchie al mulino del rugby. Ma
senza una svolta decisa e precisa, sarà come cercare di svuotare il
mare con un cucchiaio.
Ciao.
Franco (TV)
Il giorno 5 giugno 2009 16.15, r.amadio a tin.it<r.amadio a tin.it> ha scritto:
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> i sforzi fatti dalla federazione per i giovani giocatori italiani non
> produrranno effetti.
> vedi allagato:
> amadio roberto
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