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[RUGBYLIST] Dal Gazzettino (due articoli)
Angelo Volpe a fast
volpe_angelo a fastwebnet.it
Lun 13 Lug 2009 18:23:26 CEST
La Fir taglia i contributi alle società per concentrarsi sulle 4 strutture federali, ma il Petrarca non lascia la formazione di alto livello
Accademie nei club, Padova continua da sola
Lorello: «Due titoli italiani, la crescita individuale e il 100% di rendimento scolastico dicono che si può fare bene anche qui»
La vocazione giovanile del Petrarca Padova non si ferma davanti ai tagli della Fir. Cento anni di storia dell'Antonianum e di risultati non solo sportivi (scudetti e giocatori azzurri, ma anche laureati e uomini della società civile) valgono bene la riduzione di un contributo. Così il Petrarca Junior ha deciso. La federazione dopo sole due stagioni non finanzia più il progetto delle 9 Accademie giovanili nei club, perchè si concentra solo sulle 4 direttamente gestite? Si continua da soli. Perchè il progetto è valido. Perchè dopo aver seminato è uno spreco non raccogliere. Perchè come ogni Paese rugbisticamente evoluto la formazione di alto livello non passa solo dall'organo centrale, ma dai club che l'hanno sempre fatta. Perchè una tradizione secolare non si butta nel cestino.
«Tanto crediamo nel progetto Accademie giovanili nei club per formare i migliori talenti che reitereremo l'esperienza - conferma il presidente del Petrarca Junior Giacomo Lorello - Non so a Parma, Benevento, Rovigo, Calvisano e nelle altre città cosa faranno. Noi andremo avanti con le nostre forze. Cercando di reperire i fondi necessari da realtà produttive, istituzioni o privati che cercheremo di sensibilizzare intorno a un'operazione di formazione umana e sportiva in cui crediamo e le cui modalità operative saranno le stesse del progetto originale della Fir. L'anno scorso ci è costato circa centomila euro, coperti per due terzi dai contributi federali. Quest'anno vedremo dove trovare i soldi».
Non c'è polemica nella parole di Lorello. Non ci sarà concorrenza con la nascente Accademia di Mogliano (28 ragazzi su 31 contattati hanno aderito). Solo convinzione nel portare avanti un modello educativo-formativo in cui si crede. Una ventina di giovani promesse del rugby italiano, provenienti anche da fuori Padova, continueranno alla Guizza un percorso che la scorsa stagione ha portato alla conquista di due titoli nazionali (under 17 e 19). Si tratta di un programma di lavoro in campo e palestra di 14 ore settimanali, da settembre a giugno. L'attività è coordinata e monitorata dal responsabile tecnico della struttura, con uno staff composto da due allenatori specialisti, un preparatore atletico, un medico nutrizionista e un fisioterapista. Si dà risalto inoltre all'attività di studio assistito pomeridiano mettendo a disposizione degli atleti-studenti un corpo di insegnanti specializzati nelle varie aree disciplinari (programma giornaliero di tre ore). Pochi giovani si affermeranno infatti sul campo, diventando professionisti del rugby, ma tutti dalla Guizza usciranno con gli strumenti culturali necessari per affermarsi nella vita.
«Per l'anno scolastico 2008/09 - continua orgoglioso Lorello - sul fronte dello studio la percentuale delle promozioni ottenuta dagli atleti inseriti nell'elenco di interesse federale è stata del 100%, con pochi casi di debiti formativi. Anche sul fronte sportivo i risultati sono stati buoni: i due titoli e una corposa serie di miglioramenti individuali (tutti documentati) sul piano fisico-atletico, tecnico-esecutivo dell'abilità gestuale e tattico-strategico della lettura dei match lo stanno a dimostrare». Dalla Guizza insomma usciranno sia buoni giocatori che uomini. Come insegnava Memo Geremia, nume tutelare del Petrarca. Perchè questa missione non deve continuare?
Ivan Malfatto
GLI ACCADEMICI
I 19 atleti attualmente all'Accademia del Petrarca sono: Vincenzo Gentile (Roma '93) centro/ala, Simone Matzeu (Viterbo '92) apertura/estremo, Nicolò Chimera (Rovigo '93) flanker, Gabriele Massaria (Trieste '91) mediano di mischia/ala, Carlo Ferrari (Rovato '91) ala/estremo, Andrea Fabbian (Ferrara '93) pilone, Antonio Rea (Pesaro '89) centro/apertura, Alessandro Furia (Rovato '91) pilone, Pier Maria Leso (Verona '91) pilone, Matteo Baruffato (Valdagno '95) centro/ala, Simone Mazzi (Verona '92) flanker, Francesco Franco (Pieve di Cento '94) ala/apertura, Marco Marian (Ravenna '92) mediano di mischia, Martino Nozza (Milano '94) pilone/tallonatore, Carlo Babetto (Padova '92) mediano di mischia, Riccardo Callegari (Padova '93) pilone/tallonatore, Giulio Mengardo (Padova '93) seconda/terza linea, Tobia Rinaldo (Padova '92) mediano di mischiam/estremo, Simone Soffiato (Padova '93).
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Sabato la storica decisione. Cavinato: «Veneto e Lazio-Abruzzo fucine di talenti, le franchigie andrebbero qui»
Celtic, la settimana di terrore del movimento
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Lunedì 13 Luglio 2009,
«Se guardiamo i giocatori di livello internazionale prodotti negli ultimi dieci anni dall'Italia vengono quasi tutti da tre regioni: Veneto, Lazio e Abruzzo. Che poi Viadana, Calvisano e Parma abbiano tanti atleti azzurri è un altro conto. Li hanno presi dopo, non li hanno prodotti. Basandosi su questa considerazione puramente tecnica, quindi, le due franchigie di Celtic League dovrebbero essere assegnate una al Veneto e l'altra al Centro-Sud. Ma i criteri di scelta, come è ovviache sia, non saranno soltanto tecnici».
Andrea Cavinato è franco come sempre. Introduce un elemento di riflessione importante in quella che alcuni addetti ai lavori hanno chiamato "la settimana di terrore" del rugby italiano. Ovvero quella che precede il consiglio federale di sabato 18 luglio, dal quale usciranno i nomi delle due franchigie che rappresenteranno l'Italia in Celtic Laegue dalla stagione 2010/11. L'ex tecnico del Parma, in odore di tornare a guidare l'Italia under 20, non vuole affatto condannare la candidatura degli Aironi del Po. Che sembra la più solida economicamente e sportivamente, insieme a quella del BenettonTreviso. Pone semplicemente sul piatto un dato di fatto.
«Emilia Romagna e Lombardia hanno prodotto poco a livello di giocatori di interesse azzurro negli ultimi dieci anni - continua - Seguendo questo ragionamento una candidatura per la Celtic avrebbe senso solo si mettessero insieme Duchi e Aironi, diventando la franchigia che rappresenta tutto il Nord-Ovest. Mentre sul fronte del Nord-Est la candidatura di Treviso ha senso solo se avrà la volontà e la capacità di coinvolgere, e non di sottomettere, la realtà diffusa di cui è portatore tutto il Veneto».
La "settimana di terrore", che di fatto ha bloccato anche il mercato dei giocatori, inizierà con l'analisi economico-gestionale delle cinque candidature in pista da parte degli organi federale. A essa farà seguito l'analisi tecnica. In base a queste indicazioni il presidente della Fir Giancarlo Dondi trarrà una sintesi da presentare al consiglio federale, che si esprimerà votando la storica decisione.
La corsa alla Celtic sembra ristretta a tre candidate: Benetton Treviso, Aironi del Po e Praetoriani Roma. Con le ultime due che, se scelte, faranno confluire nei loro ranghi già dalla prossima stagione i giocatori di interesse nazionale rimasti tagliati fuori dal Super 10 con il ritiro del Calvisano: Ghiraldini, Zanni, Cittadini, Garcia, Pratichetti, Bernabò, Ludovico Nitoglia, Toniolatti. Tutti con una "dote" che va dai 10 ai 50 mila euro del contributo federale previsto per i giocatori di interesse azzurro. Treviso invece ha già una rosa pressochè completa e dovrebbe agire con qualche integrazione (Zanni?).
Chiunque delle tre realtà venga esclusa, pagherà probabilmente caro la scelta. Aspettiamoci un altro terremoto stile Calvisano, se non dalle conseguenze ancora più devastanti.
I.M.
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