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[RUGBYLIST] Dal gazzettino di lunedì 5 gennaio.

allrugby allrugby a gmail.com
Mer 7 Gen 2009 17:05:39 CET


Trascrivo l'articolo di Antonio Liviero apparso lunedì scorso, 5
gennaio, nel Gazzettino.
Ciao.
Franco (TV)

MISCHIA APERTA

le pagelle dei tecnici e la corsa delle venete - di Antonio Liviero

Le pagelle degli allenatori non sembrano incoraggianti per le venete.
Treviso bocciato nella corsa allo scudetto, Petrarca e Rovigo fuori
dai play-off. In realtà sono quattro i tecnici che si candidano al
titolo: Smith e Love senza mezzi termini. Brunello e Cavinato in
maniera sfumata. mentre Delpoux resta sul vago sulle ambizioni del suo
Calvisano. Alla fine sono gli allenatori fuori dalla mischia ad
assegnare il tricolore: tutti pronosticano Viadana, giudicata più
completa e capace di esprimere il gioco migliore. Quanto alle
semifinaliste il Petrarca non raccoglie alcun voto e il Rovigo, al di
fuori del proprio allenatore, ottiene solo quello, puramente
scaramantico, del tecnico dei padovani Graham.

Verdetti inappellabili? Non credo. I pronostici, com'è noto, sono
fatti apposta per essere smentiti. E l'esperienza insegna che certi
giudizi a volte producono l'effetto contrario. Quante volte è capitato
a noi giornalisti, entrando in uno spogliatoio, di vedere affisso alla
parete un articolo con dichiarazioni pungenti nei confronti di una
squadra? Le critiche possono rivelarsi inattese alleate, gli
allenatori le leggono ad alta voce ai giocatori per compattare il
gruppo. Per ottenere quella reazione sul piano mentale e dell'impegno
che spesso determina rimonte e riscosse. Insomma non ci sarebbe di cui
stupire nel vedere Rovigo e Petrarca in semifinale e Treviso campione
d'Italia. Anche perchè i mezzi del Benetton non sono certo inferiori a
quelli del Viadana, le ambizioni del Petrarca, nonostante le
difficoltà incontrate restano intatte e il Rovigo, al di là dei suoi
limiti, si sta dimostrando una delle squadre più intelligenti e capaci
di adattamento tattico.

Diverso l'esito del referendum sul giocatore dell'anno. Qui i giudizi
sono fermi. E i nomi dei primi tre racchiudono segni di speranza per
il futuro del rugby in generale e di quello italiano in particolare.
Inconfutabile l'oscar a Parisse. La fascia di capitano della nazionale
e dello Stade Francais, la maturazione tattica e umana, fanno di lui
una star internazionale. Oggi è un giocatore completo: cattura la
palla, la protegge, avanza, libera con puntualità. Signore della
touche in fondo all'allineamento, attaccante insidioso nei lanci di
gioco da mischia chiusa, uomo meta. Difensore aggressivo. La sua
conferma ad alto livello dopo il premio dello scorso anno è un buon
auspicio per la nazionale di Mallet impegnata in un Sei Nazioni molto
insidioso. Parisse può essere il catalizzatore del gioco offensivo
degli avanti. Deve però crescere ancora sul piano della personalità e
della leadership per diventare l'uomo che nei momenti difficili
trascina la squadra fuori dalla palude.

Ancora più sorprendente il rendimento di Brendan Williams. Nel rugby
dei Rambo e dei muri difensivi il piccolo aborigeno del Treviso è un
mistero agonistico e un soffio di poesia. Le sue performance fanno il
paio con quelle di un altro irresistibile piccoletto, un altro
Williams, Shane, incoronato dall'IRB miglior giocatore del mondo. La
saga dei Williams tiene aperte le porte a tutte le taglie fisiche, a
un rugby dove il gioco negli spazi torni ad assumere nuova dignità.
Infine Leonardo Ghiraldini, scuola Petrarca, il primo degli italiani
di formazione. Il riconoscimento tecnicamente più importante per il
movimento perchè porta con se l'attesa di una crescita qualitativa più
ampia e vicina.



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