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[RUGBYLIST] Notizie del martedì

allrugby allrugby a gmail.com
Mar 17 Feb 2009 17:36:24 CET


Dalla "Tribuna di Treviso" (pubblicata anche una lettera di un
lettore, sul rugby, che inserisco per prima).
L'ultimo pezzo mi spaventa un po': dove parla della Celtic adduce il
fatto che le selezioni potrebbero essere sponsorizzate dalla politica
(cioè con soldi pubblici). A parte l'etica (che se n'è andata da un
pezzo dai palazzi del potere), non mi piacerebbe per niente constatare
che intrallazzi e giochini vari potrebbero condizionare il rugby ancor
più di quanto non lo sia oggi. Quella del torneo celtico, poi...
Ciao.
Franco (TV)

Ridiamo il nostro rugby
ai giocatori italiani

 Il Benetton Rugby perde inesorabilmente e chiude la sua stagione
europea subendo l'ultima pesante sconfitta della lunga serie dal
Parpignan. Il cucchiaio di legno nella Heineken Cup spetta alla
Benetton Rugby Treviso. La formazione allenata da Franco Smith non è
riuscita a sbloccare lo 0 della classifica e finendo con l'ultima di
coppa, sabato 24 gennaio, per subire ben 8 mete.
 Sembra che tra club e Federazione del rugby nazionale vi siano molte
discordanze, punti di vista che nessuno sembra capace di portare a
sintesi. La verità è che nella gestione concreta, nei fatti, i club
maggiori del campionato e la Federazione perseverano nella politica
nefasta di far giocare gli stranieri e non i giocatori italiani.
 Eppure nei club europei del rugby continentale molti giocatori sono
italiani. Va detto che squadre che scendono in campo con formazioni
composte da 10 - 12 giocatori stranieri su 15 dovrebbero giustificarsi
poi perché prendono 50, 60 punti a partita.
 La verità è, questo vale anche per la nazionale, che quando si
mettono nelle formazioni stranieri o naturalizzati che sono campioni
al tramonto o fisicamente menomanti per accidenti incontrati in campi
di altri continenti, questi sono poi i risultati dei club che perdono
vergognosamente e della nazionale «smarrita» che abbiamo visto ai
campionati mondiali.
 La nazionale dopo Cooste e Giovanelli non riesce a stare tra le prime
10 al mondo. Il rimedio allora, è quello di fare giocare di più i
nostri atleti e di porre un limite al numero di giocatori stranieri
che possono scendere in campo nelle formazioni del campionato
nazionale. Non più di 3, buon senso vorrebbe. Se certi club vogliono
il campione superlativo, e lo sanno, è difficile che approdi in
Italia, poiché il campione è sì interessato ai soldi, ma pure alla
qualità del gioco, che in Italia nel campionato nazionale è a basso
livello, e non garantisce il campione internazionale a preservare le
sue qualità competitive.
 Perciò gli stranieri che giungono in Italia nel gioco del rugby sono
di 2º, 3º livello. La contaminazione culturale, atletica, sportiva che
il rugby internazionale determina con la proposizione dei suoi nobili
valori di rispetto, lealtà e coraggio, sono vissuti anche in Italia da
un movimento che non deve essere mortificato da visioni di basso
mercantilismo perdente. La «Vanna Marchi» di turno che ha messo in
atto nel mercato del rugby italiano il classico imbroglio. La più
grande innovazione per il rugby italiano è fare giocare i nostri
giovani e ritorneremo a vincere.
Zeno Giuliato Treviso
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Zanini: «Nuovo stadio di rugby in città»

L'assessore: portiamo in città i mondiali del 2015. Asse con la Lega

Ca' Sugana: «Oggi non ci sono le strutture adeguate. Se ci candidano
potremmo costruire quella del Nordest»

 Treviso vuole i mondiali di rugby. Un'idea per certi versi peregrina,
che da qualche giorno circola anche negli ambienti politici trevigiani
dopo l'appoggio della Lega. Treviso capitale del torneo 2015? «Certo
che no, non ci sarebbero gli spazi e le strutture, ma se la
candidatura venisse lanciata ci sarebbe una carta in più per il rugby
a Treviso». Queste le dichiarazioni di Vittorio Zanini, assessore alla
Cultura, che sornione prende la palla al volo. «La Marca è la culla
del rugby in Italia - dichiara - ho dato comunicazioni a riguardo al
sottosegretario Letta tramite il ministro Sacconi. Ci vuole il governo
per queste cose e spero che Tremonti apra i rubinetti». Al di là della
passione della palla ovale c'è però ben altro all'orizzonte, secondo
Zanini. «Sono un uomo di sport e questo va al di là delle mie deleghe,
ma qui parliamo di interessi ad ampio raggio. Se arrivassero i
mondiali si aprirebbe il credito sportivo con possibilità di uno
stadio del Nordest in provincia di Treviso, di quelli da trentamila
posti». Il battage pubblicitario che gira ormai intorno al circuito
del rugby ha fatto venire l'acquolina in bocca a molti, mettendo le
ali a un settore sportivo che nella Marca ha messo radici profonde la
cui linfa sono i tanti vivai. «La nazionale non sta giocando bene -
commenta Zanini - ma sono errori tattici che si perdonano a differenza
di quelli strategici. Questo sport abbraccia giovani e meno giovani e
la candidatura è un'opportunità alla nostra portata». Si va così
delineando un asse trevigiano che vede concordi Lega e Pdl. Il rugby
comincia ad ammaliare anche chi ne era rimasto sempre ai margini, come
Luca Zaia. «Se non ce la facciamo per il 2015 possiamo tentare per il
2019, basta cominciare però a mettere insieme i pezzi».
 (Enrico Lorenzo Tidona)
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Gli azzurri non convincono. Mallett rischia

Bordate di fischi Choc-Nazionale

 ROMA. Dopo il "corridoio" degli irlandesi, gli azzurri hanno fatto
pochi metri nel tunnel tornando poi fuori chiamati dallo speaker per
il saluto al pubblico: accolta da bordate di fischi, un po' a macchia
di leopardo dai vari settori del Flaminio, una volta arrivata sino a
centro campo, la squadra ha girato i tacchi ed ha battuto in ritirata
senza giro di campo. Mai successo prima, neppure dopo i 60 punti di
scarto presi con gli All Blacks e i 59 dell'Inghilterra, entrambi nel
2004 al Flaminio. Il pubblico di Roma (in buona parte veneti in
trasferta) ha contestato nell'unica maniera concessagli.
 Capitan Parisse domenica a Roma ha ribadito di non poter criticare
questo pubblico, anche se fischia. Un amore per pochi all'inizio del
Sei Nazioni, fatto di appassionati, poi decollato dal 2007, l'anno il
cui il bello del rugby si sposò con le vittorie. Non solo "chiappe" da
appendere al muro con i calendari glamour, ma gruppo vincente. Con
Mallett gli azzurri hanno vinto due volte, quando contava: in
Argentina (trasformazione all'80' dopo un brutto match) e contro la
Scozia col drop di Marcato alla sirena. Senza vittorie si rischia lo
sboom mediatico che ancora non appare, ma di cui i fischi al Flaminio
sono un'avanguardia.
 MALLETT. A giugno cade la verifica del contratto (2 + 2 anni) che
dovrebbe portare il ct al Mondiale. Se si continua così, se
soprattutto non si batte la Scozia, è facile che le parti (Mallett e
Dondi) si incontrino per dirsi addio in anticipo già a fine marzo. In
ogni caso se il ct lascia, logica vuole che avvenga prima dei torridi
test estivi (2 in Australia, 1 in Nuova Zelanda).
 GIOCO PREVEDIBILE. Mallett deve invece rimanere se riuscirà a far
giocare l'Italia come crede. I piani di guerra della Nazionale
sembrano prevedibili dagli avversari. Il ct vuole un gioco che
inizialmente esplori le fasce al largo e si sviluppi poi attorno al
pack. Nella pratica ciò avviene con lentezza, quando avviene.
 TODOS CABALLEROS. Caratteristica di Mallett (difetto o pregio al
tempo stesso) molto anglossassone è di considerare gli azzurri tutti
alla stessa maniera. Chi ha sudato 80 cap sul campo come il
debuttante. Se uno sbaglia, si cambia. Una posizione super partes: il
ct non si "appoggia" al gruppo, nelle sue decisioni. Rispettabile. Gli
azzurri "todos caballeros", ma funziona? In una squadra latina contano
umori e le gerarchie interne al gruppo sono difficili da far sparire.
Nel bene e nel male. Inoltre Mallett propone agli azzurri degli
spartiti da suonare esattamente sino all'ultima nota, laddove
Berbizier offriva degli spazi di improvvisazione al giocatore a
seconda delle situazioni ma a fronte di vedersi restituita efficacia o
risultati concreti.
Cosa è meglio?
 CELTIC LEAGUE. Quattro sono le selezioni sulla carta, una quinta è
annunciata, una sesta forse non arriverà mai: i Dogi. Quattro per 2
posti: Benetton (versione club o franchigia con oneri e onori Fir?),
"Aironi" Viadana (con Parma, Mantova, sponsor Fava della Lega Nord e
fideiussione firmata Mps), Calvisano (sponsor - si dice - il ministro
Gelmini) e Roma (nome forse "Gladiators" con sponsor An). Su tutto una
proposta di lobby della Lega: appoggio al mondiale in cambio del
torneo celtico. Infine la nuova "Spqr" (Solo per questo rugby) di
Roma, sponsorizzata dalla famiglia Caccamo (editori di Porta Portese).
Si vedrà.
(Fabrizio Zupo)



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