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[RUGBYLIST] Rugbylist, una ventata di tristezza

Antonio Mangano antoniomangano1962 a libero.it
Gio 23 Ott 2008 17:36:10 CEST


Siamo nella terra di mezzo. E gli interventi di PRB e Colombaioni fotografano perfettamente una situazione tipica del nostro movimento perennemente adolescente, non più bambino per essere perdonato ma non maggiorenne per essere condannato. Un adolescente viziato dei giorni nostri. Genitori old mai particolarmente presenti quando il pargolo gioca ma spesso impegnati loro stessi a giocare. Pargolo viziato però. Spesso distratto dai facili guadagni più che impegnato nella propria crescita matura, quella cioè che ti dà i titoli per affrontare la vita con costanza anche economica. Insomma il rugby nostrano rispecchia questo giorni di basso impero dove i valori si corrompono. E come spesso accade nelle età di mezzo, nei periodi di mancanze di certezze, i valori sopravvivono nelle nicchie. Vengono preservati ma non divulgati. Distillati per iniziati. Retorica? Probabile spesso mi riconoscono in questa modalità operativa. Ma devo raccontarvi anche una cosa. Oggi pomeriggio mio figlio doveva studiare le parole con l'accento e doveva fare 4 frasi con le parole pero/però meta/metà. Dopo la prima ovvia, dopo la linea di metà campo è più facile fare meta, abbiamo fatto la seconda. E ho riflettuto su una cosa strana. Nella nostra lingua, il termine meta, che deriva dal latino e nell'accezione di obiettivo era usato poco o niente, è diventato sinonimo di fine agognato, di obiettivo raggiunto con impegno e dopo tanti sacrifici, magari prendendo un sacco di botte. Cioè il rugby. Nell'italiano di oggi meta ha poco a che vedere con il latino. Fotografa una modalità culturale tipica del rugby. Ed è un termine usato anche da chi usa tutti i possibili luoghi comuni sul rugby. Dire che il rugby pervade la nostra cultura è fuorviante, ma è anche vero che in inglese non si dice il try delle mie vacanze è Santo Domingo. Mi rendo conto che anche mia moglie, di solito accondiscente, con queste valutazioni avrebbe qualche problema a seguirmi. Ma è pur vero che al rugbysta italiano non piace il festival popolare ma il revival e il nuovo lo spaventa. Certo se il nuovo sono le Coppe io per primo lo detesto ma non se ne può più neanche dei meravigliosi anni 60 e 80. 1997 è un'ottima annata ma il meraviglioso esordio del VI nazioni è un'altra cosa. Almeno ci guadagnamo 3 anni    
  ----- Original Message ----- 
  From: Paolo Ricci Bitti 
  To: rugbylist a rugbylist.it 
  Sent: Thursday, October 23, 2008 12:57 AM
  Subject: Re: [RUGBYLIST] Rugbylist, una ventata di tristezza


  Caro Giovanni, dovrei essere uno dei primissimi (Top Ten?) iscritti alla rugbylist (1996?) e ricordo bene anche l'emozione del debutto ufficiale sulla stampa nazionale (ehm ehm, digitate, eventualmente: "Tinari caviglia rugby" su Google). 
  Sì, è vero che un po' alla volta l'interesse si è affievolito fino ai minimi termini attuali anche se credo non siano così pochi quelli che, come me, "leggono ma non scrivono". Forse, rammentando l'entusiamo di quei primi anni, va considerato che all'epoca Internet muoveva i primi formidabili passi e alternative alla formidabile rugbylist non ce n'erano. E tu hai avuto il merito di lanciare uno "strumento" che è stato al tempo stesso piacevole e utile per diffondere notizie e, soprattutto, umori. E Internet, va da sé, in uno sport come il rugby ha rappresentato davvero una rivoluzione nella rivoluzione: scusate la bottà di senilità, ma oggi anche in Italia tutti sanno tutto di tutti (anche se sapere non vuol dire conoscere e capire) mentre fino a pochi anni fa le notizie ad esempio dalla Nuova Zelanda arrivavano solo grazie ad avventurosi abbonamenti postali a riviste passate di mano in mano più di castissimi Playboy: insomma, "tempo reale"  voleva dire almeno due settimane. Voleva anche dire assimilare concetti e meditarli senza essere travolti dalla schermata successiva.  
  Poi però va ammesso che il rugby italiano ha da tempo un'immagine assai superiore alle proprie possibilità. Merito della nazionale e del Sei Nazioni: per il resto siamo ancora naviganti nell'arcipelago. Isole e soprattutto isolette magari abitate da grandi passioni, ma prive di collegamenti. Il Top Ten, le Coppe, la pay tv per pochi, la tv di stato in chiaro per nessuno (vista anche la qualità della produzione). Mah, resta un senso di grande freddezza. Resiste, in realtà, solo l'eroica La7, che nessuno loderà mai abbastanza per il ruolo avuto nel boom del rugby. Vero anche che il senso di nostalgia di certi temi e certi personaggi è forte, ma del resto bisogna pur andare avanti. Stiamo attraversando la terra di mezzo e da qualche parte si arriverà, si vedrà se con o senza l'acciaccata rugbylist che tuttavia, come la prima fidanzata e la prima meta, non si dimentica mai.
  Giovanni, hai fatto bene a scrivere "quelle cose". Con affetto.
  Paolo Ricci Bitti   
    ----- Original Message ----- 
    From: Giovanni Sonego 
    To: rugbylist 
    Sent: Wednesday, October 22, 2008 7:00 PM
    Subject: Re: [RUGBYLIST] Rugbylist, una ventata di tristezza


    Angelo Volpe @fast ha scritto: 
      Amici listaroli,
      la rugbylist sta diventando sempre più "silenziosa" e deprimente. Dopo un weekend rugbysticamente frizzante come questo, con vittorie delle squadre italiane credo senza precedenti per quantità e qualità in una stessa tornata di Coppe, c'è un mortuorio desolante. [...]
      Forse a qualcuno la rugbylist chiacchierona e combattiva dava fastidio ? Forse oscurava altre vetrine rugbystiche del web? Forse bisognava raffreddare una voce che nel campo ovale era forte e vivace da oltre dieci anni? 

      Che ne pensate?

    Ciao a tutti,
    sono abbastanza d'accordo con Angelo: ultimamente la rugbylist e' meno appassionante di una volta. 

    Faccio una premessa. Non credo che ci sia qualcuno che trama per affossare la lista. C'e' un calo di interesse, la cosa mi sembra abbastana evidente, ma la causa va cercata altrove. 

    Angelo fa un preciso riferimento alla mancata discussione sulle coppe europee. Beh, questo mi da' lo spunto per poter dire la mia: per me, se la gente non si interessa ai risultati delle coppe europee, e' perche' le coppe europee non sono interessanti. Punto.

    Parto dalla mia impressione personale. Sono il primo a non riuscire a trovare pathos e interesse nelle Coppe Europee. Non credo, pero', di essere l'unico. Ho anche sentito dire che il numero di spettatori che guarda le coppe in TV e' ridicolo. Questo mio disinteresse e' indipendente dai risultati.  La mia sensazione e' che le coppe europee siano tornei artificiali, creati apposta per creare un pubblico televisivo da rimbambire e al quale vendere della pubblicita'. Per me le coppe europee esprimono proprio quel rugby che non mi dice niente: il rugby senza cuore e senza radici, inventato a tavolino.

    E, visto che ci sono, la dico tutta. A me interessa veramente poco anche il rugby super 10. Credo che la scelta di creare un campionato a 10 squadre sia l'ennesimo colpo inferto alla diffusione del rugby in Italia. Sono anni e anni e anni che si studiano meccanismi per ridurre il numero di squadre di vertice, per creare sfide "d'alto livello" e il risultato qual e'? Un campionato che attira sempre meno pubblico e che richiama un po' di interesse solo nelle partite finali. Uno schifo.

    Io credo che la causa sia da cercare lontano, che tutto sia iniziato con l'introduzione dei playoff, il primo meccanismo che ha tolto interesse al campionato (alla prima fase sicuramente). Per compensare questo calo di interesse, si sono inventate tante formule, una peggiore dell'altra. E come risultato, il calo di interesse per il campionato e per il rugby giocato vicino a casa. Che poi, per me, e' l'unico che conta. 

    Forse sulla rugbylist non si discute delle coppe Europee (e invece si parla di Paolini in TV) perche' ci sono troppi nostalgici come me, che rimpiangono un rugby del passato, un rugby che non c'e' piu'. Forse un giorno arrivera' un rugby moderno, in grado di ricavarsi un posto nei miei sentimenti, vicino al rugby antico. Ma almeno per il momento, non riesco proprio a trovare un rugby in grado di suscitare in me le stesse emozioni di quello di una volta.

    Sono rimaso in dubbio se scrivere o meno queste cose, ma era un po' che me le tenevo dentro e ci tenevo a dirle. 

    Ciao
    Giovanni Sonego

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