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Mer 12 Nov 2008 09:52:21 CET


Da La Stampa di Torino.
Ciao.
Franco (TV)

Marcato, 10 in pagella

La nazionale di rugby che sabato incontra l'Argentina di Hernandez si
affida al talento del padovano, eterna promessa azzurra che può
raccogliere l'eredità del grande Dominguez
STEFANO SEMERARO

TORINO
Dal calcio al rugby cambia molto, quasi tutto, a partire dalla forma
della palla. Ma qualcosa rimane: l'importanza del numero 10. Maradona
e Jonny Wilkinson, Frederick Michalak e Dan Carter, alla fine è sempre
il number ten l'uomo dei sogni, il responsabile del reparto
bellezze&miracoli.
L'Italia ovale a cavallo fra anni 90 e nuovo Millennio ha avuto un
grande mediano d'apertura, un numero 10 da sollucchero. Era nato in
Argentina, si chiamava Diego Dominguez, ci ha portato dentro il
SeiNazioni e oltre. Un mito. Dopo il suo ritiro, il buco.

Nell'Italia che in questi anni è cresciuta fino a diventare una
protagonista del grande rugby internazionale è sempre mancato "quel"
ruolo, "quel" giocatore. Da Ramiro Pez ad Andrea Scanavacca, Da
Luciano Orquera a Luke MacLean: ammirabili incompiutezze.
L'anno scorso il nostro ct Nick Mallet, colto ma pragmatico come è
inevitabile che sia un rugbista nato a Londra e laureato ad Oxford, ma
cresciuto in Sudafrica, aveva provato addirittura a imbrigliare nel
ruolo quella potenza della natura di Andrea Masi. Con mediocri
risultati. Nick mente fredda non si fidava dell'unico vero numero 10
made in Italy sulla piazza: Andrea Marcato, da Padova.

A 25 anni, l'eterna promessa che rischiava di finire come i
bamboccioni che tanto facevano arrabbiare Pado Schioppa: coccolato,
mai provato. Troppo leggero, dicevano, troppo delicato. Un talento
frangibile, un lusso, nel rugby sempre più superomistico dei nostri
giorni. Andrea sembra più un modello che un guerriero: zazzera
romantica, nasino all'insù, occhio azzurro che manda in deliquio mamme
e ragazzine. Ma un piede vellutato capace di incantare i gourmet del
gioco.
Nel SeiNazioni 2008 Andrea il bello ha fatto tirocinio da estremo, da
numero 15: altro ruolo importante, ma di minore responsabilità. Ha
visto, ha imparato. E' cresciuto. Soprattutto nel fisico: cinque chili
in più su spalle e bicipiti, per accontentare Mallett. Palestra due
volte al giorno, pasta e bistecche anche quando lo stomaco diceva
basta. Cosa non si fa, per la Patria? Un sacrificio ripagato.

Sabato scorso a Padova, contro l'Australia, Andrea ha giocato un primo
tempo perfetto, fantasioso ma anche massiccio. Fino a quando è stato
in campo lui ce la siamo giocata alla pari con gli australiani,
maestri del gioco. Passaggi mozartiani, calci che a tanti hanno
ricordato Platini, o Del Piero, oltre che Dominguez. Che il Messia sia
finalmente arrivato?

Proprio a Torino, all'Olimpico, sul palcoscenico che fu del divo
Michel ed è ancora oggi di Alessandro il Grande, sabato, prossimo
Andrea cercherà la conferma, il nullaosta definitivo. La prova del
nove: anzi, del dieci. Davanti avrà Juan Martin Hernandez, un altro
sciupafemmine, il numero 10 dell'Argentina ribelle, cinica e
rivoluzionaria che agli ultimi Mondiali è arrivata terza beffando
persino i padroni di casa francesi. "Juani" è un predestinato, nipote,
fratello e figlio di atleti. Giovane, bello e tenebroso, un talento
impressionante: corsa fluida, calcio devastante come un missile o
preciso come un bisturi, a scelta. Insieme il Che Guevara e il
Maradona del rugby, il mediano di apertura dello Stade Francais, uno
dei due o tre giocatori più forti del mondo. Un argentino alle spalle,
come maestro. Un argentino davanti, come sfida, il destino di Marcato
sembra un complicato passo di Tango.
L'Italia che si prepara al prossimo SeNazioni e progetta i Mondiali
del 2011 stavolta ha bisogno che Andrea il 10 (e lode) se lo disegni
in pagella, oltre che sulla maglia. Con un passo da fenomeno, e
possibilmente senza casquet.

VIDEO: Rugby, gli attesi protagonisti di Italia-Argentina
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=11&IDalbum=13562&tipo=VIDEO



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