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[RUGBYLIST] le discussioni lunghe
tempodirugby
tempodirugby a gmail.com
Gio 13 Nov 2008 15:06:39 CET
Mi aggancio ad una frase di "qso", prendendola come spunto per dire una cosa
alla List: appena un argomento si prolunga più del necessario, e specie se
l'ho proposto io, ecco che arrivano diversi riferimenti alla lunghezza della
polemica, alla sua poca importanza, ecc.
Ma io credo che questo sia proprio l'ambiente per ogni discussione, anche
lunga, anche poco importante. Che problema c'è? Se non interessa, ognuno può
lasciarla perdere o proporne un'altra.
Io non mi permetto di dire a nessuno che una certa discussione è troppo
lunga, o sciocca, o stucchevole. Eppure ce ne sono state, così! Vogliamo
ricordarci di quando, per una settimana, sono state prodotte qualcosa come
100 e-mail sull'origine ed il significato del termine "meta" o "rugger"?
Potrà quest'argomento non interessare qualcuno (me, per esempio)? Eppure?
Zitto e rispettoso: ad un certo punto la discussione non mi interessava più
e non l'ho seguita.
E' tanto semplice.
Chiedo scusa alla List e la saluto.
Il giorno 13 novembre 2008 14.58, qso a libero.it <qso a libero.it> ha scritto:
> Ciao a tutti,
>
> tanto per cambiare discorso sui fischi - che non se ne può più -
> riporto l'intervista fatta dal mitico Pastonesi per la Gazza a Bortolami.
> Interessante la parte riguardante ... i fischi! Ma soprattutto le due
> risposte
> alle due domande finali
>
>
> Questo il link:
> http://www.gazzetta.
> it/Sport_Vari/Rugby/Primo_Piano/2008/11/11/bortolami.shtml
>
> TORINO, 11 novembre
> 2008 - È il nostro passaporto per il mondo. È il nostro apriti-Sesamo al
> rugby
> internazionale. Marco Bortolami, 28 anni, seconda linea, non solo è stato
> capitano dell'Italia, ma anche del Narbonne in Francia e del Gloucester in
> Inghilterra. Un punto di riferimento, un esempio, un trascinatore. Sabato,
> contro l'Argentina, giocherà la sua partita numero 69 in Nazionale.
> -
> Bortolami, che Italia è?
> "Un bel gruppo, che sta migliorando, che può
> migliorare ancora. Nato nei Sei Nazioni 2008, cresciuto nella tournee di
> giugno, ritrovato adesso per questi tre test-match, e che si sta preparando
> al
> Sei Nazioni 2009".
> - Contro l'Australia la nostra mischia ha sofferto. Perché?
>
> "Perché davanti avevamo l'Australia. Perché non siamo entrati in campo
> convintissimi. Perché loro erano più organizzati".
> - Problemi in touche?
> "Di
> tre tipi. Il primo: l'arbitro non ci ha tutelato: alle nostre finte, i loro
> saltatori finivano addosso ai nostri e restavano impuniti. Il secondo: un
> paio
> di nostri lanci sono stati imprecisi. Il terzo: in alcune circostanze le
> chiamate della touche sono state fatte in punti troppo marcati".
> - Però?
> "Siamo
> convinti che contro l'Australia non abbiamo disputato la partita della
> vita,
> eppure potevamo batterla. Significa che possiamo giocarcela contro
> chiunque".
> -
> Pumas compresi?
> "Sì. Forti, ma non invincibili. Dobbiamo provare a giocare di
> più. Il loro pacchetto di mischia è organizzatissimo, noi dobbiamo spostare
> il
> pallone. Abbiamo il dovere di provare a vincere".
> - A 24 anni è diventato un
> emigrante del rugby.
> "John Kirwan, allora c.t. della nostra Nazionale, mi aveva
> messo in testa che, per migliorare, sarebbe stato meglio che andassi a
> giocare
> all'estero. Questo mi ha aiutato come atleta, e anche come uomo. È stata
> una
> scelta decisiva nella mia vita".
> - In Francia.
> "Ambiente competitivo. Là il
> rugby è simile al nostro, ma il livello molto più alto. La differenza sta
> nella
> velocità, nel ritmo".
> - Poi in Inghilterra.
> "Alla quale mi sento più vicino per
> mentalità. Gli inglesi interpretano il rugby come una disciplina. E' un
> mondo
> professionale, serio, rigoroso, sottoposto a forti pressioni mediatiche. E'
> anche un mondo più freddo: finito l'allenamento, ognuno a casa sua".
> - Lei ha
> provato a riscaldarlo?
> "Sì, e forse proprio per questo hanno voluto nominarmi
> capitano del Gloucester: perché ho sempre dato importanza ai rapporti umani
> almeno come a quelli tecnici".
> - Adesso?
> "Non sono più il capitano, né del
> Gloucester (Tindall, ndr) né dell'Italia (Parisse, ndr). Meno
> responsabilità,
> più divertimento".
> - Con Mallett?
> "Una nuova pagina della mia vita, un nuovo
> capitolo nella storia della Nazionale. Abbiamo un rapporto fantastico. Fin
> dall'
> inizio l'ha improntato sull'onestà e la chiarezza, qualità che per me sono
> irrinunciabili. Nick è uno che guarda sempre negli occhi. Il ruolo di
> capitano
> è importante, ma fino a un certo punto. Io sono uno che, a se stesso,
> chiede
> già tantissimo".
> - A che punto della carriera ritiene di essere?
> "Ho sempre
> cercato di migliorarmi. Seconda linea è un ruolo fisico e tecnico, ma
> richiede
> anche tanta esperienza. Il mio contratto con il Gloucester scadrà alla fine
> del
> 2009-2010. Ma la mia vita sta già cambiando: in gennaio diventerò padre,
> per la
> prima volta. Sento che la gerarchia dei valori della mia vita si modifica.
> Sarà
> una bimba, si chiamerà Emma e nascerà in Italia".
> - In Italia il rugby sta
> diventando popolare.
> "Vero, ma adesso si dovrebbe fare un salto di qualità. Il
> giorno in cui ci chiameranno in tv per parlare di rugby e non di moda o di
> cucina o di calcio, sarà un successo".
> - Intanto, a Torino, il rugby ha
> sconfitto il calcio.
> "Una partita della serie A anticipata per fare posto a
> noi: incredibile".
> - Però c'è un pericolo: che il rugby acquisisca certe
> cattive abitudini del calcio.
> "Il rugby ha valori troppo forti per essere
> dimenticati o cancellati. A Padova il pubblico fischiava mentre gli
> australiani
> piazzavano, e questo non è bello. In Inghilterra c'è un silenzio tombale,
> anche
> se a Twickenham qualche fischio si sente. Ma qualche fischio è
> fisiologico".
> -
> Del rugby che cosa affascina di più?
> "La contrapposizione tra fisicità,
> agonismo, forza e lucidità, fair play, autodisciplina. Far convivere queste
> due
> anime non è scontato. Ma la gente, che forse non riesce a cogliere le
> sfumature
> del regolamento, questo lo capisce, e lo apprezza moltissimo".
> - Quanto è
> rimasto, nel rugby, di certe tradizioni?
> "Tutto. Dal corridoio al terzo tempo,
> dal senso di appartenenza a questo sport fino a un codice di leggi o
> comportamenti non scritto".
> - Sarà così anche contro i Pumas?
> "Ci si può
> giurare. Per noi è quasi un derby. Sul campo sarà una guerra, piena di
> tensioni
> ed emozioni, poi ci stringeremo la mano, ci faremo i complimenti, ci
> berremo
> una birra. In amicizia".
> - Come andrà?
> "Non lo so. So che ci divertiremo. E so
> che, alla fine della partita, come sempre mi accade, mi rimarrà una specie
> di
> vuoto in pancia. Fino alla partita successiva".
> - E questo è il bello del
> rugby?
> "Il bello del rugby è che, finita una partita, ce ne sarà sempre un'
> altra".
> dal nostro inviatoMarco Pastonesi
>
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