[RUGBYLIST] Storie di rugby

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Sabato scorso, 29 marzo, incontro un amico con il quale non ci si
vedeva da diversi anni. Un amico silente, dal quale puoi trarre aiuto
indipendentemente dal fatto di una frequentazione assidua.
Mi dice che, lui, "non sportivo" per eccellenza, cioè alieno ad ogni e
qualsivoglia sport, in primis il calcio, si è visto costretto a
portare a giocare a rugby il figlio undicenne, ex calciatore -
portiere - in virtù di una capillare propaganda effettuata dalla
società di rugby a favore del reclutamento scolastico.
A questo punto i suoi occhi iniziano a brillare.
Mi dice, estasiato, che in vita sua non è mai riuscito a trovare un
ambiente come quello del rugby, mi ha sciorinato una caterva
d'aggettivi spudoratamente positivi nei confronti di questo sport, mi
ha raccontato di vecchi amici ritrovati e di nuove conoscenze tanto
improvvisate quanto generose, intelligenti e spontanee.
Mi racconta delle docce "con la tuta addosso" dei ragazzi che, come
unica caratteristica, sono inverosimilmente pieni di fango.
Mi espone, entusiasta, il piacere delle trasferte, dove si mangia e si
beve dappertutto, indipendentemente dai colori della squadra.
Mi dice che, ancora, stenta a credere che la realtà si manifestri
sortto le sembianze sopra descritte: però deve, ogni domenica,
ricredersi.
E' un papà letteralmente avvinghiato al rugby, alieno a qualsiasi
altro sport, che, dapprima impaurito per le "botte" che suo figlio
avrebbe potuto ricevere, ora ne segue lo sviluppo settimana per
settimana.
"Da quando gioca a rugby, mio figlio è cambiato" - dice: "nel
carattere, nell'approccio con la scuola ed i genitori". "Non avrei mai
creduto che uno sport fosse, nel contempo, così educativo e
semplicemente efficace, sbalorditivo nei suoi semplici contenuti": mi
ha detto!
Per la cronaca, il ragazzo gioca con il Casale Sul Sile (TV).
Ciao.
Franco (TV)