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[RUGBYLIST] il "Vangelo" della "Gazzetta"

allrugby allrugby a gmail.com
Gio 6 Mar 2008 22:03:17 CET


Riporto un trafiletto (trascritto a mano per poterlo mettere in list)
dalla Gazzetta, l'unico quotidiano sportivo italiano a sfondo
scandalistico e pieno di pettegolezzi da barbiere.
Ricordo solo il nome dell'autore - Michele - perchè il cognome non me
lo sono, colpevolmente, annotato. A seguire i miei personalissimi
commenti.
La punteggiatura è invariata rispetto all'articolo originale, quindi,
non prendetevela con il sottoscritto, che ha solamente riportato
l'articolo. Eccolo:

Il rugby non sarà il mondo delle fiabe ma non può diventare un "calcio
qualsiasi".

Il rugby forse non è il regno incantato che troppe volte si tende a
raccontare, ma in esso permangono ben saldi determinati valori etici
che affondano nella tradizione, trasmettendo quel senso di purezza che
ha fatto centro nel cuore della gente. E allora restiamo un po'
stupiti se in pochi giorni un ns. giocatore Mauro Bergamasco si becca
13 settimane di squalifica per un dito nell'occhio ad un avversario e,
soprattutto, se viene inoltrata una protesta (anche se non
strombazzata) contro gli arbitraggi. COME UNA QUALSIASI SQUADRA DI
CALCIO.
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L'autore di questa capolavoro sulla sintesi filosofica dello sport, si
riferiva, certamente, alla lettera, con accluso DVD, che Checchinato,
coadiuvato dal ns. De Santis, ha inviato a Paddy O'Brian per
documentare le ragioni della squadra azzurra in merito alla squalifica
che Mauro Bergamasco ha rimediato nell'ambito della partita giocata
dall'Italia con il Galles.

Se questo signore è convinto della sua ultima affermazione, quella da
me scritta in maiuscolo, evidentemente non ha concezioni dirette nè
con il calcio, nè tantomeno con il rugby.
Se invece voleva fare solo dell'ironia, non ha colpito nel segno:
infatti, l'ironia scatena subito emozioni, anche contrastanti, da
persona a persona. La sua affermazione fuori luogo, invece, mi trova
del tutto indifferente.

Con tutto il rispetto, ogni professione ha bisogno dei propri
"professionisti": nel senso che un bidello deve fare il bidello, il
giornalista deve (dovrebbe) fare il giornalista. Ma, ogni tanto, le
posizioni si capovolgono. Con tutto il rispetto per i bidelli.

Ciao.
Franco (TV)



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