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I: [RUGBYLIST] nazionali
mauri81 a libero.it
mauri81 a libero.it
Ven 13 Giu 2008 10:51:45 CEST
Credo anch'io che il problema siano i procuratori che magari ti propongono una cassetta di un giocatore che ha fatto la partita della vita.
Problema però secondo me anche i dirigenti, in vari casi professionisti a tempo pieno nel proprio club, che prendono non si sa bene su che basi dei veri e propri bidoni.
Questione italiani io conosco però anche giovani rugbysti promettenti a cui è stato proposto di fare il professionista per circa 400/500 euro netti al mese.
A queste cifre in pochi tentano il salto.
Perchè non dare invece al ragazzo italiano e promettente del posto più o meno lo stesso stipendio che si da allo straniero (spesso più scarso)? Alla fine credo si abbiano ritorni anche a livello economico e d'immagine perchè si risparmiano soldi per auto, casa, biglietti aerei e altri benefit riservati agli stranieri, si valorizza un giocatore locale e per di più italiano.
Tra l'altro in minima parte penso che avere più italiani (meglio del posto) porti anche più pubblico allo stadio.
Io seguo da circa 12 anni la rugby parma allo stadio e, escludendo le partite di cartello, si notava più pubblico in passato in serie a2 (con squadra tutta di parmigiani a parte 2 straneiri che facevano la differenza) che adesso in super10.
D'accordissimo sul ragionamento del pubblico di Salvatore perchè continuando ad avere 300/400 spettatori a partita non possiamo andare molto lontano...
Maurizio
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>From : rugbylist-bounces a rugbylist.it
To : rugbylist a rugbylist.it
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Date : Fri, 13 Jun 2008 08:29:28 +0000 (GMT)
Subject : I: [RUGBYLIST] nazionali
> Ragazzi, guardate che non è un problema di allenatore ma di procuratori.... Perlomeno di gestione del rugby in Italia.
> I ragazzi italiani vengono gestiti fai da da te, in genere pensano alla scuola e poi al lavoro e, nella maggior parte dei casi, non campano con il rugby.
> I giovani italiani vengono o da squadre minori non strutturate per gestire rapporti con il professionismo o da squadre professionistiche che se li tengono stretti, anche a costo di non farli giocare o farli giocare in seconda squadra.
> Fate voi una prova. Immaginate di essere il presidente di una squadra appena promossa in serie A e dobbiate comporre la rosa per la prossima stagione, considerando il fatto che solo 10 su 30 giocatori danno la disponibilità ad allenarsi tutti i giorni. Provate voi a fare la formazione. Come vi muovereste? Conoscete tutti i ragazzi giovani ed italiani in giro per l'Italia? Sapete su che basi si fa un accordo sportivo?
> Secondo me, dopo qualche settiamna di panico, vi trovereste a contattare un procuratore (il cui numero di telefono ve l'ha dato magari un giocatore straniero) il quale vi proporrà un certo numero di italo-argentini con esperienza, grinta e fisico i quali vi garantiranno di resistere all'impatto con la categoria superiore più qualche giocatore italiano, magari 30enne, che è già abituato a cambiare squadra in cerca di sistemazione.
> Per fortuna che la FIR ha cominciato negli ultimi anni a monitorare i ragazzi ed a seguirli fin da ragazzini. Purtroppo è un lavoro limitato che porta non più di 15/20 persone ogni anno all'alto livello. Giocatori oltretutto che rimangono bloccati perchè le nazionali maggiori sono 2 e non possono giocare tutti. In Premiership ci sono 12 squadre che fanno rugby di alto livello, con rose di 40 persone per un totale di 480 giocatori. E' chiaro che un movimento del genere può allenare e preparare almeno 300 giocatori inglesi per la nazionale.
> Se vogliamo crescere in uno sport professionistico, prima o poi i genitori italiani dovranno spingere i loro ragazzi a fare il giocatore di rugby invece del medico, l'avvocato, l'architetto, l'ingegnere o anche l'idraulico, il geometra, l'elettricista. Finchè in Italia il rugby sarà un passatempo (bellissimo, educativo e ricco di valori sani ma pur sempre un hobby) non potremo sperare di competere con gli altri. Salvo i grandi sacrifici di pochi ed i miracoli della federazione. Grazie anche a quei 150/200 stranieri i cui genitori li hanno spinti a fare i rugbysti di professione.
> E adesso basta lamentarsi di cose senza senso e pensiamo invece ad andare agli stadi (cosa potrebbe fare un Treviso con 7/8000 spettatori ogni domenica in casa, vale a dire almeno 120.000,00 euro per un totale di circa 1 milione all'anno?), a riempirli con gli amici, a sostenere le piccole società con i nostri contributi, a portare i nostri bambini a giocare a rugby. Insegnamo ai nostri giovani a studiare seriamente e fare anche sport (troppo spesso lasciati in secondo piano per la play-station), in questo modo potremo dare al nostro movimento tanti giovani rugbysti professionisti italiani.
> E magari facendo allenare i nostri ragazzi da giovani laureati in scienze motorie e tecnici federali. Invece di trovare situazioni di ripiego o magari camuffare un contratto da giocatore con uno da allenatore.
> Siamo indietro e tanto anche. Al momento vedo anche poco interesse a percorrere una strada che dia un futuro di qualità. Possiamo criticare quanto vogliamo la FIR ma almeno è l'unica ad avere dei progetti. Criticabili se vogliamo ma almeno ci sono.
> Detto questo, Maradona era un grande perchè segnava i gol o li faceva segnare mica perchè palleggiava bene. Un giocatore di rugby è un campione quando segna le mete (tante) superando la difesa e placca tutti quelli che gli passano davanti. Che sia un funambolo con la palla in mano o sappia fare delle finte incredibili non me ne può fregare di meno.
>
> PEACE & LOVE & PLAY RUGBY
>
>
> Salvatore Messina
>
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> ----- Messaggio inoltrato -----
> Da: Alberto Bertolazzi <a.bertolazzi a whitestar.it>
> A: rugbylist a rugbylist.it
> Inviato: Venerdì 13 giugno 2008, 9:29:57
> Oggetto: [RUGBYLIST] nazionali
>
> Uffa! La questione Marcato è il simbolo di quello che è il rugby
> adesso. Uno per giocare (non solo in nazionale: Marcato non è titolare
> neppure nel Benetton) deve essere di scuola non italiana e avere chili
> più che tecnica. Il primo punto è quello che mi fa più incazzare,
> perché la nazionale (che mi rappresenta, come rappresenta tutti quelli
> della list, lo ricordo) vorrei che fosse quanto possibile
> l'espressione della scuola rugbystica italiana. E non ditemi che non
> esiste una scuola italiana, perché non è vero. Il secondo punto mi fa
> incazzare meno solo perché sono fatalista (e perché con gli anni i
> chili li ho messi anch'io...): però ricordo che Dominguez non molti
> secoli fa giocava apertura pesando solo 75 chilogrammi, 10 meno di
> Marcato. E che una delle migliori aperture di oggi - Hernandez - pesa
> solo due chili più di Marcato. Vogliamo dire che Marcato è meno
> difensore come "propensione"? E perché lo mettiamo a estremo, dove gli
> tocca placcare le ali di oggi - mediamente 95 chili per 1,90 - che
> arrivano sparate? Temo che sia vero quello che è stato detto in list:
> finché avremo un allenatore straniero (bravissimo, non si discute) ci
> sarà pregiudizio verso gli italiani di formazione e per giocare nel
> suo ruolo Marcato dovrà cambiare nome in McMarcato.
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