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I: R: [RUGBYLIST] Squadre del Top Ten
Piero Filotico
pierofilotico a alice.it
Ven 5 Dic 2008 11:29:04 CET
Secondo me tutt'e due: dici bene e parli giusto.
Ricordo che ancora un paio d'anni fa, qui in list, si parlò dello stesso argomento e molti sostenevano questa tesi.
E' senz'altro una brillante via d'uscita: ci permetterebbe tutto quello che tu evidenzi, dall'avere squadre forti sul piano
internazionale, il riscontro mediatico e di pubblico, la crescita dei vivai locali, ecc. ecc. E il tutto abbastanza in fretta.
Mentre le altre strade indicate impiegherebbero molto, ma molto più tempo e mi suonano un pò macchinose e complicate
per avere l'assenso di tutte le parti in causa.
Il problema, purtroppo (non il primo, ma tra i primi, emotivamente parlando) sai qual'è? Il campanilismo e l'individualismo
di questo nostro amato paese, per cui meglio piccolo ma di casa mia piuttosto che grande ma dove io, singolo club,
conto poco . L'etichetta, poniamo, di Roma, metterebbe in ombra, che so, Colleferro, Frascati, Viterbo ecc. E poi il problema
del comando. Come in politica: meglio micro, ma dove comando io, che un'unione di forze dove necessariamente devo fare un
passo indietro. E' la ricerca esasperata della parcellizzazione delle responsabilità, la polverizzazione delle autonomie invece della
polarizzazione delle forze.
Forse una prima via d'uscita potrebbe essere proporre dei nomi che richiamino entità etnico-geografiche, senza dare paternità
precise; ad es. una squadra chiamata "Adriatica" per il nord-est, "Alpi" per il nord-ovest e così via.
Ma prima ancora (molto prima) c'è un'enorme esigenza di umiltà e generosità: la presidenza FIR avrebbe molto da fare, sia sul
piano diplomatico che su quello degli incentivi per riuscire a convincere tutti afare un passo indietro per poter poi ripartire tutti
insieme col piede giusto.
Molto dipenderà da quanto essa stessa sia convinta della bontà del progetto e dalla forza di persuasione, di pressione che
verrebbe adottata. Il resto arriverebbe poi da solo, col buon senso e con i risultati positivi. Io ci spero.
Piero
-----Original Message -----
From: Salvatore Messina
To: rugbylist a rugbylist.it
Sent: Friday, December 05, 2008 10:31 AM
Subject: I: I: R: [RUGBYLIST] Squadre del Top Ten
Assolutamente no!
E' vero invece il contrario.
Per crescere tecnicamente servono strutture e tecnici di alto livello, oltre che gareggiare al massimo livello possibile. Ciò ha costi altissimi, sopratutto in un periodo di crisi mondiale.
Raggruppare in 2 o 3 entità il meglio del potenziale nazionale (Italiano) dal S10 alla A2, il massimo delle sponsorizzazioni con marchi internazionali, l'apporto di città strategiche (centri economici e/o turistici), mi sembra l'unica via per far crescere il movimento.
Dati alla mano, nonostante decenni di lavoro di base, l'esplosione di tesserati e società nuove (BENVENUTO AL CREMONA RUGBY) si è avuta con l'esposizione mediatica degli azzurri. Non solo con le partite ma anche con gli spot pubblicitari di cui sono testimonial e che martellano l'immaginario collettivo.
Possibile che non si riesca a vedere un futuro in cui a Roma, Milano, Venezia, Firenze, Torino e Napoli si giochino partite di coppa Europa con squadre di alto Budget (sponsor internazionali) in cui militino i vari Parisse, Bergamasco, Bortolami, Marcato, Masi, De Marchi, Bocchino, Buso, Favaro ecc ecc?
Chi ha mai detto che Rovigo, Padova, Treviso, Parma, Brescia debbano morire? Semplicemente giocherebbero il sano e vecchio campionato di serie A a 12 squadre, oltretutto spingendo altri e nuovi giovani al professionismo o semiprofessionismo. Permettendo loro, invece di languire ed invecchiare in serie B o C, cercando di conciliare il rugby con il futuro lavoro, di essere seguiti da allenatori preparati in società con una storia ed esperienza alle spalle.
Non dimentichiamoci che l'Italia, nei confronti di Australia e Nuova Zelanda, è una potenza (pare strano ma è così) economica del G8 e se si riuscisse a mettere in campo tutto il nostro potenziale umano/economico potemmo sicuramente arrivare a pareggiare le altre nel rancking mondiale.
Come avviene normalmente nel calcio, basket, pallavolo in cui, tra alti e bassi, siamo competitivi a livello mondiale.
Altro che schiacciare la base e tagliare le gambe ai nostri giovani!!!!!!! Una struttura di questo tipo produrrebbe una fame di giovani italiani promettenti senza pari nella storia del nostro rugby. Spingendo le società minori ad investire nella ricerca del talento per finanziare (pare brutto ma è la vita) i club amatoriali e/o dilettantistici.
Non dimentichiamoci che NEL MONDO REALE, senza scomodare proverbi indecenti su cosa "tiri" di più, è l'interesse a muovere le politiche. Nessuno ti darà mai dei soldi se gli prometti che in cambio avrà sudore, sangue ed onore. Cose ben diverse da divertimento, guadagno e fama.
Ciò non toglie che ciascuno di noi possa contribuire al rugby solo per passione. Sul volontariato però non si costruiscono startegie di marketing industriale.
Se invece invochiamo il rugby della parrocchia e degli ideali non lamentiamoci se ne prendiamo un sacco e una sporta da stelle mondiali come Giteau che con il guadagno di una stagione si comprano la villa sulla barriera corallina o come Hernandez che può frequentare le notti Parigine!
Nel frattempo, però, risparmiamo i tanti dindini di procuratori, giocatori stranieri ed annessi e connessi, perchè con il portafoglio degli altri sono tutti generosi....
Dico bene o parlo giusto?
PEACE & LOVE & PLAY RUGBY
Salvatore Messina
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