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[RUGBYLIST] Italia - Romania
Giovanni Ciraolo
jxcira a tin.it
Ven 14 Set 2007 00:20:41 CEST
Non capisco alcuni commenti espressi dalla rugbylist su Italia-Romania. Sul
piano tecnico, la cultura rugbistica si sta diffondendo oltre il mondo
anglosassone e la preparazione atletica tende ancora di piu' ad uniformarsi,
in tutti gli sport. I vantaggi comparati si assottigliano di giorno in
giorno. Cosa fa allora la differenza tra le varie squadre? Essenzialmente:
la tradizione. Tra le prime squadre del ranking mondiale, il rugby della
Manica piu' 3-Nations e Pumas, e tutte le altre squadre, Italia compresa e
forse Fidji escluse, c'e' ancora un fossato da colmare: e' la tradizione!
Tradizione vuol dire che un'azione completa di rugby classico, che
all'Italia riesce due volte su cinque, alle prime del ranking riesce quasi
sempre e, soprattutto, non dipende per la sua riuscita dai singoli giocatori
schierati in campo. Tutti i giocatori scozzesi, tutti i giocatori irlandesi,
tutti i giocatori inglesi e francesi possiedono la panoplia completa delle
azioni rugbistiche. Nel nostro caso no. Ci sono giocatori che vivono
all'estero, ormai integrati nella tradizione del rugby, altri che sono di
cultura 'casareccia', e non possono svolgere un rugby 'universale', ma solo
alcune cose bene, altre assai meno. Molti dei problemi di ansia della nostra
nazionale dipendono proprio da questa commistione di culture e di bagagli.
Non esiste al momento una cultura del rugby italiano. Per certi versi direi
che la situazione e' peggiorata rispetto agli anni novanta. Si deve
conciliare il gioco 'indigeno' ed incerto di alcuni con quello
'internazionale' e fin quasi narcisista di altri. Non esiste da noi una
scuola nazionale unitaria di centri, come esiste da decenni in Francia o in
Irlanda. Risultato: e' molto difficile che i nostri centri sappiano
risolvere improvvisamente un match. Non esiste da noi un vivaio unitario di
aperture, come invece vi c'e' in Francia o Inghilterra, dove questo ruolo
viene sottoposto ad allenamenti massacranti, fino a farne una vera
professione. Non esiste da noi una tradizione di estremi moderni, capaci di
sconvolgere da soli l'intero assetto difensivo e di schiacciare il morale
avversario in modo irreversibile. Non esiste una impostazione avanzata di
terze linee con tutto l'enorme bagaglio tattico che essa ormai richiede. Non
esistono da noi tre quarti capaci di interpretare vari ruoli se non in
minimo numero. L'Italia manca di una tradizione in questi campi. Azioni che
per le altre squadre storiche del rugby classico sono date per scontate, da
noi devono essere provate e riprovate per poter riuscire. E non si ha mai la
sicurezza assoluta che riescano, ergo ansia, angoscia, spinta a raddoppiare
energie per fare cose piu' banali ma sicure. Piu' energie si spendono per
fare cose sicure, meno lucidita' rimane per dispiegarsi, cambiare passi,
ritmo, gioco, visione. E se poi le nostre concatenazioni riescono, rimane in
esse qualche minima deformazione tecnica che le rende un pochino piu'
vulnerabili della stessa azione compiuta da scozzesi, irlandesi
etc...insomma la tradizione fa si' che giocatori normali possano fare cose
che normali non sono, concatenare combinazioni, appoggi, movimenti che ai
giocatori del rugby classico sarebbe piu' difficile fallire che non portare
a termine. In questa fase di commistione tecnica tra un rugby casareccio ed
uno internazionale nella quale ci troviamo, mi chiedo come sfruttare al
meglio i nostri talenti attuali. Proporrei di accentuare questi temi a noi
congeniali: difesa dell'ovale e cambiamenti rapidi di direzione, miss-pass
per cambiare rapidamente aree di gioco e mutare posizioni in modo da creare
spazi in attacco e coprire, insomma 'quick thinking' alla Troncon,
dummy-switches e switches alla francese per liberare aree, creare
alternative continue tra trasmissione e fuga e far inserire uomo dalla
profondita', con gioco di piede il piu' variegato possibile (it's your task,
Mr. Pez...), massima concentrazione delle nostre azioni per ripartire da
posizioni in cui e' piu' facile intercettare, placcaggi sempre accurati dei
centri nel passaggio dall'attacco alla difesa, pick-ups efficaci in
prossimita' della linea di meta.
Rimane il problema di fondo del nostro rugby, la sua identita'. Serve una
scuola unitaria, un vero centro tecnico federale integrato come quello che
per il calcio e' Coverciano. Aldila' delle polemiche sulle Accademie, c'e'
un gran bisogno di questo. Non puo' trattarsi di un'iniziativa elitista, un
Presidente Dondi che si sveglia la mattina e dice 'ma si perche' no
spendiamoci un po' di soldi', no invece si tratta di una esigenza che i
presidenti dei clubs piu' rappresentativi dovrebbero porre essi stessi alla
federugby, stimolando una rete di stages, di contratti tecnici a termine,
pagando soggiorni anche ad arbitri e tecnici stranieri, sviluppando colleges
estivi ed invernali insieme a clubs stranieri, facendo gemellaggi
etc...insomma non e' la federazione che deve muoversi per prima, ma e' tutto
l'ambiente che deve sospingerla ad operare, suonando la sveglia. La
tradizione non puo' essere sostituita con un buon allenatore di nazionale.
Essa va creata, maturata, consolidata con entusiasmo.
Giovanni
----- Original Message -----
From: "Gaetano Palmiotto" <gaetano.palmiotto a fastwebnet.it>
To: "allrugby" <allrugby a gmail.com>; <rugbylist a rugbylist.it>
Sent: Thursday, September 13, 2007 9:51 PM
Subject: Re: [RUGBYLIST] Italia - Romania
> Il bravissimo Stefano Semeraro non manca di far notare un'altra nota lieta
> di questo Mondiale: anche ieri sera eravamo in 5.000, giunti da ogni
> angolo
> d'Italia per una partita che decisamente non meritava tutto questo
> affettuoso seguito; considerando che sabato si parlava di 12/15.000
> Italiani
> (a occhio almeno 1 su 4 dei presenti allo stadio), la vera notizia è
> questa:
> mai una Nazionale, nemmeno quella di calcio, ha avuto un seguito simile.
> Appuntamento a Parigi, dove ci sarò: ho fatto un voto laico, e non me ne
> perderò una...
>
>
> ----- Original Message -----
> From: "allrugby" <allrugby a gmail.com>
> To: <rugbylist a rugbylist.it>
> Sent: Thursday, September 13, 2007 5:23 PM
> Subject: [RUGBYLIST] Italia - Romania
>
>
> Copio ed incollo da "La Stampa".
> Ciao.
> Franco (TV)
>
> Troncon dà la scossa,
> ma per la Scozia
> serve ben altro
> STEFANO SEMERARO
> MARSIGLIA
> L'Italia ha battuto la Romania, 24-18, messo in cascina i primi 4
> punti del Mondiale, e forse è già abbastanza visto il mercoledì di
> sciagura dello sport italiano. Le notizie allegre finiscono più o meno
> qui.
>
> In una partita giocata fra i fantasmi azzurri e la rissosa pochezza
> altrui c'è da salvare il risultato. E i 5000 tifosi italiani al
> Vélodrome. Da dimenticare, molto. A partire dal primo tempo dominato,
> ma che abbiamo chiuso avanti solo 8 a 0 grazie a una meta appoggiata
> al sesto da Dellapè dopo un bel guizzo ladresco di Pez, e a un calcio
> del tentennante Bortolussi. In realtà di mete l'Italia ne aveva messe
> giù altre due, con Bortolussi (17') e Festuccia (21') entrambe
> annullate dall'arbitro inglese Spreadbury - la seconda con l'aiuto di
> un TMO, per un fuorigioco (dubbio) e una pestata sulla linea laterale.
> Poi, davanti ad una Romania capace di quasi nulla, l'Italia si è
> inguaiata da sola. Due calci mancati di Bortolussi, che su una
> pedatona del carnosissimo Dumitras (106 kg) ha anche regalato
> un'esecrabile touche.
>
> Troppe palle perse sui placcaggi dei balcanici, una preoccupante
> impotenza offensiva. All'inizio del secondo tempo ci siamo affacciati
> sull'abisso. L'ectoplasma impaurito della bella squadra del Sei
> Nazioni si è fatto soffocare per un quarto d'ora dalla Romania, che ha
> segnato due mete al 2' e al 7', con Manta in mischia e con il
> tallonatore Tincu. 8-12, e Mondiale andato. Uscito Griffen in barella,
> sostituito da Troncon, rimpiazzati l'inguardabile Bortolussi con Galon
> e Sole con Vosawai, siamo in qualche modo usciti dall'apnea. Ci hanno
> rimesso in carreggiata gli urlacci di Tronky e la solita mischia, che
> contro i fallosissimi romeni, in quattordici per un giallo a Manta, si
> è guadagnata una meta tecnica al 15'. Ad arrotondare il punteggio sono
> venuti poi i calci di Pez (man of the match), alternati a folate da
> brivido dei romeni. Ma resta una sensazione indigesta. Quella di
> un'Italia in ansia da prestazione, slabbrata dalle paure, senza
> personalità e sciupona. Il trauma All Blacks non è superato. Battere
> la Scozia così è utopia. Per fortuna abbiamo sei giorni per recuperare
> e il 19, a Parigi, ci attende il morbido (ma orgoglioso) Portogallo.
> Resta da vedere se ritroveremo i denti necessari per un Mondiale
> inaspettatamente amaro.
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