[RUGBYLIST] Commento cumulativo

Lun 10 Set 2007 22:19:21 CEST

In effetti, forse i nostri giocatori sono stati assaliti da un timore reverenziale immotivato, creato forse ad arte dall'ambiente, e che ha consumato nei nostri rugbisti energie preliminari preziose, deformando il gioco della squadra.
I nostri giocatori sono stati simili ad un innamorato, un po' narcisista, talmente ebbro di arrivare al traguardo agognato dell'incontro, dal presentarsi alla fine scarico, abulico, vuoto, sterile e con espressioni emotive ed affettive pensate artificialmente in anticipo, quindi prive di cuore e di sostanza, prive di ispirazione.
Il rugby e' umilta', esultanza, acqua spirituale che scoppia improvvisa nella gioia, nel sudore, nella fatica, nell'oscurita' della mischia, dalla quale la luce puo' uscire improvvisamente, sempre cercata, ricercata di nuovo, e tenendo ben duro nell'attesa, spingendo nel silenzio, nel gemito inesprimibile come quello di un'inaspettata fonte di vita e di superamento di se'.   
Non si puo' giocare al rugby, se non facendosi ispirare dal rugby stesso, e sempre nel momento stesso in cui lo si gioca, perche' solo giocandolo veramente, e fino in fondo, senza protagonismi, senza astuzie, e con il sostegno continuo proprio e degli altri, solo cosi' lo si puo' davvero interpretare inclusi tutti suoi dettagli tecnici, i cambiamenti di tono, di passo, di appoggi, il sacrificio prima della meta che la rende certa, finale, irresistibile, con tutte le concatenazioni che si susseguono in un teatro continuo, sempre generato e mai stabilito da un copione (infatti, in francese, dell'attore teatrale non si dice che recita, ma che 'joue' la sua parte, cioe' gioca la sua parte, e lascia che essa si ricordi e si inventi continuamente).  
Per giocare bene al rugby, bisogna soprattutto amare fino in fondo questo sport; in effetti il contrario dell'amore non e' l'odio (che puo' essere passaggero...), ma il timore, l'angoscia, la paura di non lasciarsi guidare e di avere una definizione precostituita dell'avversario: gli AB, in verita', sono uomini, spirito, carne ed ossa come le nostre, vanno visti cosi', guardati come sono realmente, penetrati in faccia come la Francia ha fatto spesso, smontandone la macchina come nello strepitoso secondo tempo della semifinale mondiale 1999, con Dominici che va in meta quando il gioco avversario e' stato completamente ribaltato, ed ogni timore si e' frantumato nella lotta costante, senza quartiere, dove tutto cio' che e' contrario va sbaragliato fino in fondo, e fin nei minimi particolari!
Si, l'impressione e' che i nostri giocatori, per ritrovare il gioco, debbano ritrovare l'amore per il proprio sport ed il gusto di andare fino in fondo, senza pensieri di risultato.
Senza entusiasmo, nella vita, non si impara nulla; e forse si finisce per non nascere nemmeno!
Ricominciamo, dunque, ad imparare continuamente dagli errori, a non giudicarci!
Rialzamoci in continuazione, questo e' il rugby; questo lo rende diverso da tutti gli altri sport e, direi, lo fa somigliare quasi ad una disciplina religiosa, ricevuta dall'alto e dal piu' intimo di se' (in fondo: l'ispirazione di gioco la da' anche l'avversario, che va in meta insieme a te, e che riconosce come il tuo gioco, come il suo, sia un dono e non una prevaricazione, insomma non un'astuzia della ragione).
Nulla, credo, puo' sostituire nel campo umano un'azione debordante rugbistica, non certo una vittoria ai punti, non un premio Nobel, solo i mistici dell'amore provano qualcosa di simile ad un Paparemborde che va in meta, con l'ovale tenuto ben stretto e naturale in mano come una parte di se' stesso, come l'eros-agape di cui ha parlato il Papa nella sua prima enciclica!
Se si ama veramente il proprio gioco, ed anche quello avversario, se lo si aggancia in continuazione a quello opposto assorbendolo, penetrandolo e cambiando in permanenza la propria visione, e scardinando gli schemi propri e quelli opposti, alla fine arrivano anche i risultati. Se si recita una parte arriva solo rabbia, figuracce.
Poco importa per il turno da superare; il rugby e' innanzitutto filosofia di vita, e questa va onorata fino in fondo!
Insomma, concordo con molti dei commenti pubblicati, anche con quello di Riccardo; peraltro, credo che la maturita' mentale sia il frutto del ritenersi sempre incompiuti.
Un certo digiuno dell'ultimo mese ha fatto bene anche agli AB; perche' se non avessero attraversato l'oscurita' (dopo alcune sconfitte) nel loro deserto corso (ed ecco il vero significato dell'haka: non una ridicola prova marziale, ma l'uscita dall'oscurita', il pregustare la luce in fondo al tunnel dei propri limiti e dei colpi subiti), insomma se avessero sceneggiato il match con l'Italia come un'operetta, beh gli AB avrebbero fatto una figuraccia anche loro.
Non si perde mai completamente contro un avversario; l'avversario vero e' sempre interiore, si perde contro quello che si poteva fare, e non si e' fatto.
Giovanni
  ----- Original Message ----- 
  From: Riccardo Melegari 
  To: 'Angelo.Volpe' ; 'Giovanni Sonego' ; 'rugbylist' 
  Sent: Monday, September 10, 2007 5:01 PM
  Subject: R: [RUGBYLIST] Commento cumulativo

  Mi associo.

  Azzardo anche dopo cosi' tante e qualificate riflessioni una mia molto personale.

  Credo che tutti a caldo dopo la partita di Sabato, non nascondetelo, abbiamo provato una delusione profonda nel cuore, tante attese, un po' troppi proclami sia nostri che degli azzurri, i media in attesa di una prova convincente dopo un Six Nations finalmente all'altezza ecc ecc.

  Poi a freddo ognuno di noi ha cercato qualche alibi e/o spiegazione per un comportamento perlomeno non all'altezza di un'esordio mondiale e delle sue aspettative, ancorche' BBZ che ha addirittura e credo anche giustamente chiesto scusa a tutti gli Italiani accorsi a Marsiglia ed ai tanti(spero!) davanti alla TV.

  Altra rabbia, credo, abbiamo provato ieri guardando le varie Canada Portogallo e Samoa affrontare con tanto orgoglio le rispettive "grandi" Galles Sudafrica e Scozia.

  Se veramente l'Italia sapra' ritrovare il proprio splendore dopo questa umiliante batosta, come ha fatto ad una sola settimana di distanza dal Giappone contro l'Irlanda a Belfast, credo francamente che i nostri atleti abbiano raggiunto una tale maturita' mentale sconcertante che potrebbe far ben sperare per questo giovane Gruppo.

  Altro che latinismo.

  Se invece questo non sara', ci assalira' come e' giusto, la frustrazione ed allora ritrovare energie vere e positive non sara' facile per affrontare il resto della RWC.

  Questo e' quanto mi e' passato nella testa durante il fine settimana.

  Riccardo Melegari

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