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[RUGBYLIST] "Non siamo icone gay"

rafmorani a libero.it rafmorani a libero.it
Gio 6 Set 2007 10:16:34 CEST


in tema rugbysti-machismo-omosessualità consiglio la divertente commedia francese di qualche anno fa "l'apparenza inganna", con Daniel Auteuil e Gerard Depardieu.
ciao
raf.

> Riporto dal quotidiano "LA STAMPA " odierno
> Saluti
> Massimo Longhi
> 
> Il rugby si sente macho
> "Non siamo icone gay"
> 
> 
> 
> 
> Polemiche alla vigilia dei Mondiali
> Bortolami: «Tutto è nato con
> il calendario dello Stade Français,
> mai sentito di colleghi omosex»
> STEFANO SEMERARO
> L’ufficio del turismo di Parigi ci ha montato un’intera campagna nel Regno
> Unito. Occasione: la Coppa del Mondo di rugby che debutta venerdì nella
> capitale francese. Target: i turisti inglesi. Slogan: godetevi il rugby
> nella capitale dell’amore. Immagine: una mischia, fatta di avances più che
> di avanti, dove due coppie di piloni si baciano (alla francese), una seconda
> linea birichina infila la mano sotto i pantaloncini del compagno e un
> flanker spinge a palmo aperto su un gluteo aggettante. Sì, perché da quando
> Max Guazzini, il patron dello Stade Français, si è inventato il calendario
> dei rugbisti nudi, nel quale hanno esibito i loro fisicacci anche i fratelli
> Bergamasco e Sergio Parisse, pare che la comunità gay si sia ovalizzata. Di
> più, estremi, mediani e terze linee (meno i piloni) sono stati promossi
> «icone gay».
> 
> Una definizione che non piace al capitano della nostra nazionale, Marco
> Bortolami. «Sono contrario al fatto che il rugby venga associato a queste
> cose - ha dichiarato Bortolami in un’intervista che comparirà nel numero del
> 6 settembre della nuova rivista Riders Italian Magazine -. Vederci come gay
> è eccessivo. Tutto è nato dal calendario dello Stade Français, che viene
> acquistato per il 90 per cento da uomini. Ma bisogna stare attenti in che
> modo stimoliamo l'attenzione della gente». Non è una guerra contro il
> diverso: «Che male ci sarebbe, se fosse accettato da tutti? Invece si
> continua a trattarlo come qualcosa di scandaloso e folcloristico. Non ho mai
> sentito di colleghi gay, comunque anche questo ci fa capire quanto il modo
> di trattare il rugby in Italia sia ancora immaturo». Un azzurro del recente
> passato, oggi commentatore per Sky, Andrea De Rossi, sdrammatizza: «Siamo
> nel 2007, suvvia. Io di rugbisty gay non ne ho incontrati, anche se qualche
> voce circola. A ingolosire la stampa è l'immagine di uno sport macho, ma il
> calendario dello Stade lo possono comprare uomini e donne. Diciamo che io
> non lo guardo con la lente d'ingrandimento...». Per Pierre Berbizier, il
> nostro ct, «Nel rugby deve esserci posto per tutti, perché il rugby è
> rispetto». Serge Simon, ex giocatore di livello internazionale e autore di
> un saggio sull'omofobia in Francia pensa invece che i preconcetti siano
> ancora ben radicati. «Il rugby è un ambiente basato su valori arcaici, e
> sulla rimozione di ogni traccia di femminilità. I rugbisti sono obbligati a
> mostrare costantemente di essere i più virili». Tranne quelli che, come i
> componenti dei Sydney Convicts, i reclusi di Sydney, dell'omosessualità
> fanno una bandiera e prossimamente organizzeranno una serata «Full Monty»
> per finanziare la squadra.
> 
> Omosessuale e rugbista, d'altro canto, era sicuramente Mark Bingham. Un
> eroe, il mediano di mischia dei Fogs, la squadra gay di San Francisco, che
> morì l'11 settembre 2001 tentando di ribellarsi ai dirottatori di uno degli
> aerei della strage, e a cui è intolata la Bingham Cup, il mondiale di rugby
> per squadre gay. E il prossimo 11 settembre, per Argentina-Georgia ai
> Mondiali etero di Francia, sarà in campo un rugbista che ha fatto outing:
> l'arbitro gallese Nigel Owens. Accadde nello scorso maggio, «ed è stato
> difficile, ho anche pensato al suicidio», dichiarò nell'occasione Owens, 35
> anni, di Pontyberem, l'unico referee gallese che fischierà alla Coppa del
> Mondo. «L'omosessualità è un tabù in questo ambiente. Non volevo mettere a
> repentaglio la mia carriera, ma sentivo di non potermi più nascondere».
> Certo, gli arbitri non sono popolari in nessuno sport. Il rugby però è
> disciplina per gentiluomini. «Ogni tanto qualcuno in campo mi dà del "bent
> ref" (arbitro con la schiena non diritta, ndr), ma poi subito si scusa: Oh,
> perdona Nigel, non intendevo in quel senso...».
> 
> 


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