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[RUGBYLIST] dalla terra di Francia!
Giovanni Ciraolo
jxcira a tin.it
Dom 2 Set 2007 00:32:41 CEST
Torno adesso a Roma dopo un viaggio abbastanza allucinante da Tolosa, durato due giorni (incidente ferroviario che ha paralizzato la stazione di Marsiglia).
Ho trovato deludente fino ad oggi l'organizzazione in loco dei mondiali. A Tolosa c'e' un punto d'incontro alla stazione Matabiau non attivo a pochi giorni dal calcio d'inizio. Sui giornali francesi c'e' molta fiducia. E' una formazione, quella dei Bleus, con una ridondanza di grandi giocatori senza precedenti. Incredibile pensare che un super-placcatore come Chabal possa fare da riserva di lusso, visto che semina il terrore solo a vederlo.
Ho trovato incredibile la vendita dei biglietti. Per Italia-Nuova Zelanda ne sono stati messi in circolazione appena 15.000, in un velodromo che conta 80.000 posti. Ovviamente non si trova piu' nulla. Incredibile come a Marsiglia nessuno, proprio nessuno sappia nulla dei biglietti, mentre a Tolosa il principale indirizzo equivalente al nostro ticketone del 6 Nazioni era chiuso...semplicemente chiuso alle dieci del mattino di venerdi!
Grandi reportages sulla storia del rugby in tutta la stampa transalpina. Su tutti svetta l'eccellente supplemento del Figaro (La legende du rugby), ordinabile presso l'indirizzo del quotidiano in rue Nollet 44 (cod.post. 75027 Parigi). Si tratta di un fascicolo ripieno di grandi foto storiche davvero molto belle, che partono dai primordi del novecento, in cui il Galles faceva polpette della Francia in quel di Colombes (dopo l'entrata dei tricolori nel Sei Nazioni nel 1910), fin quasi ai giorni nostri, con le silhouettes di Rives e Blanco in azione. Interessante la digressione sul calcio. Pochi sanno che fino alla prima guerra mondiale calcio e rugby si confondevano su alcuni campi (pali calcistici e mauls rugbistiche). Affascinante la foto del primo Twickenham, ex campo di cavoli comprato dalla Rugby Football Union nel 1922, per poco piu' di 5000 sterline di allora. Commoventi le immagini del 1921 con il Maresciallo Foch che rende omaggio a tutti i caduti internazionali di rugby della prima guerra mondiale (126 in tutto, di cui 24 francesi). Bellissimo il paginone su Jaureguy, l'ala degli anni venti che diventera' selezionatore della nazionale dopo il 1940. Stupenda l'immagine della maul del primo successo francese sul Galles, nel 1928. Stimolante, per noi, la citazione anche fotografica dell'ingresso dell'Italia nel circuito internazionale, nel 1937, con il sostegno personale entusiastico di...Benito Mussolini (ma anche De Gaulle negli anni sessanta confessera' la sua ammirazione per l'ovale). Suggestiva l'immagine del XV di Francia, dopo la guerra, che comprendeva un giovane generale...un certo Chaban-Delmas, poi primo ministro di Pompidou, e candidato alla presidenziale nel 1974. Mi sono piaciuti anche i commenti e le immagini dedicate a Jean Prat e Lucien Mias, i grandi protagonisti del rugby transalpino del dopoguerra. Chi ricordava che Mias, il primo a guidare la Francia al successo nel 6 Nazioni, fosse un medico timido e riservato del suo paesone che in campo si trasformava in un 'fauve'? E come dimenticare i vari fratelli Spanghero, il cui nome figura nell'intero sud-ovest francese su fabbriche, depositi, attivita' di ogni genere? Come dimenticare Don Clarke, il piu' grande estremo della storia del rugby mondiale? E Colin Meads, e naturalmente l'insuperato Gareth Edwards, e poi il rivoluzionario grande Chelem del 1968 e quello del 1977 con gli antenati di Skrela, per non parlare della dominazione gallese. Ah che belle immagini! Come dimenticare il 14 luglio 1979, e l'incredibile vittoria ad Auckland dei galletti di Rives, con il telecronista che canta quasi in delirio 'c'est le 14 juillet, on a gagne!', e come dimenticare poi l'inverosimile semifinale del 1999 sempre contro gli AB, uno dei piu' grandi matchs della storia...e Campese trionfare nel 91, oppure lo scippo della semifinale contro il Sudafrica dove la Francia ha gustato il trionfo per pochi centimetri (che foto meravigliosa del pack!). Insomma, tante immagini, tanti ricordi ed un piccolo club come Lourdes, che per tanti anni domina il campionato. Avanti dunque Viadana, Calvisano, Unione etc..!
E poi tanti commenti. Simpatici quelli apparsi su di un altro supplemento del Figaro ('version Femina sudouest'). Che cosa insegna il rugby? Ad iniziarsi al collettivo, a sviluppare la psicomotricita' dei bambini, ad imparare a proteggersi e a rialzarsi, a cadere e a ripartire. Molti genitori temono la violenza del gioco. In realta' fino ai 13-14 anni gli incidenti sono ridicoli, irrilevanti. Attenzione pero' alla protezione paradentale, in NZ e' obbligatoria per tutte le eta'! Nel rugby si sperimenta la solidarieta' e la mescolanza, e fino ai 13 anni le ragazzine giocano spesso meglio dei maschi. Insomma, a parte il fatto che il calcio rimane lo spettacolo planetario, e la maggioranza delle donne (anche in Francia) continuano a preferirlo come visione televisiva, i valori ovali avanzano. Eccome se avanzano!
Giovanni
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