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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì
allrugby
allrugby a gmail.com
Lun 15 Ott 2007 13:20:10 CEST
Riporto quanto oggi scritto dal Gazzettino sul ns. sport.
Ciao.
Franco (TV)
COPPA DEL MONDO Gli argentini sono sembrati stanchi, commessi troppi
errori. Gli Springobks hanno controllato la partita. Doppietta di
Habana
Sudafrica cinico: Pumas domati con 4 mete
Finale sabato prossimo contro l'Inghilterra. Il citì della "Rosa"
Ashton: «Non siamo appagati, vogliamo completare l'opera»
Sudafrica-Inghilterra sarà l'ultimo atto della sesta Coppa del Mondo
di rugby. Per la quinta volta sarà emisfero sud contro nord, ma si
tratta di una finale inedita. Gli Springboks partiranno con i favori
del pronostico, visto come ieri sera a Parigi hanno vinto ampiamente
(37-13) la semifinale contro l'Argentina (contro il risicato 14-9
degli inglesi sulla Francia) e il 36-0 con cui hanno liquidato proprio
l'Inghilterra nella prima fase. Il quello che alla fine si è rivelato
il vero girone di ferro.
SUDAFRICA -I Pumas sono apparsi un po' stanchi in fondo a un mondiale
che li ha visti passare da un exploit all'altro a partire dall'esordio
contro la Francia. Ieri sera hanno commesso molti errori e hanno avuto
difficoltà a sostenere le idee di gioco. Del resto gli Springboks non
hanno regalato nulla. Anzi, sono stati cinici nello sfruttare le
opportunità. A cominciare dall'intercetto che dopo appena 6 minuti ha
portato in meta il mediano di mischia du Preez. Due piazzati di Filipo
Contepomi hanno tenuto in corsa l'Argentina che però alla mezz'ora ha
incassato una meta di Habana liberato sulla fascia: l'ala ha calciato
a seguire riacciuffando il pallone al volo prima del tuffo
spettacolare oltre la linea. E allo scadere è giunta la meta del
numero otto Rossouw. All'avvio di ripresa c'è stata una reazione
d'orgoglio dei Pumas che hanno trovato la meta con l'ex rodigino
Manuel Contepomi. Ma il Sudafrica non ha mai vacillato, ha sempre
tenuto sotto controllo la partita, mentre la spinta dell'Argentina si
è esaurita. Al 76' Habana ha così firmato la personale doppietta. Per
gli Springboks 17 punti al piede di Montgomery, per i Pumas 8 di
Filipo Contepomi che è stato espulso al 79'. Un minuto prima la stessa
sorte era toccata a Smit.
INGHILTERRA -Gli inglesi si godono l'impresa sulla Francia, ma non si
accontentano. «Se mi aveste chiesto 5 settimane fa se potevamo vincere
la Coppa del Mondo - dice il ct Brian Ashton ci avrei pensato a lungo
prima di rispondere sì. Ora che la squadra è arrivata dove è arrivata
non mi sorprenderei se completasse il lavoro. Non credo si senta
appagato dal solo fatto di essere giunta in finale». Un traguardo che
già assegna un primato storico all'Inghilterra. Ora è l'unica nazione,
insieme all'Australia, a essersi qualificata per 3 finali, di cui 2
consecutive. Un traguardo da festeggiare anche in fatto di popolarità:
40 mila tifosi inglesi stimati nella notte di Parigi, 12,4 milioni
davanti alla tv (in Francia 18,3 milioni, un record). Sul segreto
delle due vittorie su Australia (12-10) e Francia (14-9) lo stesso
Ashton è stato lapidario: «Per la prima volta ho potuto allenare per
due partite consecutive la stessa squadra». Scusate se è poco!
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Gli All Blacks e la coppa della riconciliazione
Dura da 16 anni la maledizione degli All Blacks in Coppa del mondo.
Solo nella prima edizione, che ospitarono nell'87, non erano i
favoriti. Infatti la vinsero. Ma il miracolo allora fu sociale più che
sportivo.
Il Paese era profondamente diviso a causa della tournée pirata dei
"Cavaliers", con quasi tutti i nazionali, nel Sudafrica
dell'apartheid. Al rientro furono accolti da un clima di guerra
civile. Scesero in campo gli intellettuali accusando i giocatori di
essere rozzi e indifferenti ai diritti umani. La Nuova Zelanda delle
tradizioni e della birra si trovò contrapposta a quella dei libri e
del vino. Persino il premier David Lange prese posizione annunciando
che non sarebbe più andato a una loro partita. Molte amicizie si
ruppero. John Kirwan aveva detto no subito ai "Cavaliers". In extremis
aveva rifiutato il tour anche David Kirk, che diventò il capitano
della Nuova Zelanda. I "Cavaliers" gliela giurarono. E quando, a
squalifica scontata, una parte di loro rientrò in nazionale, lo
boicottarono. La protesta raggiunse l'apice dopo la Bledisloe Cup
persa in casa contro l'Australia: i "Cavaliers" abbandonarono il
ricevimento e si riunirono nel parcheggio dello stadio per una festa
privata con i compagni di avventura non più convocati. La federazione
fu costretta a togliere la fascia a Kirk e a costruire la squadra con
il bilancino per ristabilire gli equilibri tra i vecchi e i "baby
Blacks" che avevano in parte sostituito i "Cavaliers". Ma alla vigilia
della Coppa un infortunio al nuovo capitano designato, il vecchio
guerriero Dalton, che era stato in Sudafrica, fece tornare la fascia
al braccio del mediano di mischia. Kirk accettò un saggio compromesso:
Dalton come aiutante non giocatore.
La prima edizione della World Cup si aprì in sordina il 22 maggio. Il
professionismo era ancora lontano e i contratti televisivi furono
firmati appena mezz'ora prima della cerimonia inaugurale. Gli All
Blacks travolsero subito l'Italia 70-6. Ma tutto il girone fu una
passeggiata: 74 punti alle Figi e 46 ai Pumas. Il rugby totale dei
neozelandesi meravigliò: gli avanti erano costantemente in sostegno ai
trequarti. Sui lanci di gioco, Kirwan e Stanley sfondavano a turno la
linea di difesa tra l'apertura e il primo centro, o tra il secondo
centro e l'ala, raggiunti in un baleno da Shelford e Michael Jones, la
rivelazione del torneo. Alan Whetton arrivava poi per mettere al
sicuro la palla. Quei raggruppamenti disseminati in pieno campo
offrirono una base perfetta a Kirk e Fox per orchestrare seconde fasi
micidiali. La Scozia nei quarti (30-3) e il Galles in semifinale
(49-6) consentirono agli All Blacks di giungere nelle migliori
condizioni alla finale con la Francia, che nel frattempo aveva tolto
di mezzo gli australiani, grandi favoriti, in una partita leggendaria.
Per l'ultimo atto all'Eden Park i "galletti" apparvero stanchi. Segnò
subito una meta Jones. Ma il 9-3 che chiuse il primo tempo inquietava
gli All Blacks. Nello spogliatoio Kirk prese la parola ed evocò la
sconfitta infernale subita l'autunno precedente a Nantes dalla
Francia. Ricordò anche i 18 punti di sutura alla pelle dei testicoli
che aveva rimediato Shelford. Bastò. Al rientro il capitano fuggì
sulla fascia, scambiò la palla con Jones che gliela restituì per la
seconda meta, imitato più tardi da Kirwan. Per i francesi segnò
Berbizier. Finì 29-9.
Ma l'evento non si poteva dire compiuto. Mancava un gesto di Kirk.
Quello più inatteso. Quando stava per ricevere da Albert Ferrasse il
trofeo "Webb Ellis" si voltò. Lassù in tribuna cercò con lo sguardo
qualcuno. Sorrise e agitò il braccio. Si fece largo Dalton, l'altro
capitano. Insieme alzarono finalmente al cielo la Coppa della
riconciliazione nazionale.
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AZZURRI Summit federale a Parigi: il nuovo tecnico al lavoro
all'inizio di novembre. Due raduni e giro dei club a tappeto. Smentita
l'ondata di equiparati. Supervisione sul settore giovanile
Il piano di Mallett per il Sei Nazioni. Parisse in corsa come capitano
Due soli raduni fino al Sei Nazioni (18-20 novembre, 20-22 dicembre),
ma visite a getto continuo ai club. Supervisione e direttive tecniche
all'accademia under 20 e ai neonati centri di formazione under 16-18.
Nessuna incetta di giovani promettenti dal vivaio sudafricano, anche
se nei ruoli scoperti si cercheranno ancora giocatori all'estero.
Comincia a prendere corpo la politica della Nazionale nell'era Nick
Mallet. Queste sembra saranno le prime tre direttrici imboccate. La
rivelazione è emersa dai primi incontri operativi avvenuto nel
week-end a Parigi fra il nuovo ct, il manager Carlo Checchinato, parte
dello staff e il presidente Giancarlo Dondi. Summit dai quali di fatto
è partita l'operazione Mondiali 2011, sempre che Mallett resti
l'intero quadriennio. Caposaldo saranno anche i metodi del nuovo
preparatore atletico Alex Marco, che dopo l'eliminazione ha chiuso il
suo incarico con la Francia, a cui il ct Bernard Laporte ha concesso
un lusinghiero riconoscimento: «La sua preparazione è stato il segreto
della nostra rinascita contro gli All Blacks».
Mallett resterà a Parigi fino alla finale di Coppa del Mondo. Poi
tornerà in Sudafrica e arriverà a Roma la prima settimana di novembre.
Farà un primo raduno per presentarsi ai giocatori, poi inizierà il
tour nei club di appartenenza, dove avrà incontri individuali per
conoscere le caratteristiche degli atleti. Affronterà anche due
importanti questioni. Il capitano: oltre alla candidatura di Marco
Bortolami e Mauro Bergamasco sembra prender corpo quella di Sergio
Parisse. Il ruolo di Alessandro Troncon: l'ipotesi di convincerlo a
posticipare il ritiro a dopo il prossimo Sei Nazioni starebbe
lasciando il posto a quella di lanciare subito in mediana Picone,
Canavosio o Travagli e affidare a Tronky un incarico tecnico. Il 20-22
dicembre secondo raduno e, dopo le festività, sarà già ora di Sei
Nazioni.
Decisivo anche il ruolo di supervisione della accademie e dei centri
di formazioni giovanili. Mallett ha già svolto questo compito nei
vivai del Western Province. La sua competenza sarà fondamentale per
dettare una linea omogena di sviluppo tecnico, fisico, personale dei
giovani. L'obiettivo è ricavare 4-5 atleti l'anno da inserire nel giro
della nazionale. I 12 centri (in Veneto oltre a Petrarca e Rovigo ne
verrà destinato uno a Mogliano) che concentreranno i migliori under
16-18 della penisola e l'accademia di Tirrenia (u20) devono diventare
nelle intenzioni federali la fucina azzurra. Capace di sfornare
italiani "veri" e di ridurre quelli copiosamente pescati all'estero
(italiani non di formazione o equiparati) come fatto finora.
Mallett dovrebbe essere il garante di tale "filiera" giovanile. Verrà
scongiurato quindi il piano fanta-rugbistico ipotizzato dalle colonne
di "Midi Olympique" con il suo arrivo. Il periodico francese ha
infatti scritto che il nuovo ct avrebbe portato in Italia una ventina
di "emergenti" sudafricani da distribuire nei club di Super 10 e da
equiparare nel giro di tre anni. Una piano stile "I ragazzi venuti dal
Brasile", nel senso di clonazione dei futuri azzurri, da far
rabbrividire. Avremmo avuto un'Italia piena di Van der... e Botha,
oltre che di Vosawai, De Marigny, Pez, Griffen. Dal summit di Parigi
l'ipotesi esce totalmente smentita. A chi ritiene che la nazionale
italiana dovrebbe essere fatta da italiani (cosa tutt'altro che
scontata da 10 anni a questa parte) questo farà tirare un sospiro di
sollievo.
Ivan Malfatto
CANNABIS AZZURRO -La procura antidoping del Coni ha convocato per oggi
alle 11 l'ex segretario della Fir Claudio Perruzza, rimosso dopo il
Mondiale, per ascoltarlo sull'esposto da lui inviato circa presunte
violazioni antidoping della Fir. Il caso è quello di una azzurro
(Staibano?) escluso dal Mondiale perchè i controlli della Fir
avrebbero trovato nel suo sangue tracce di cannabis.
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Presutti non si accontenta: «Siamo troppo indisciplinati»
Padova
NOSTRO SERVIZIO
(a.z.) Nonostante la vittoria per 39-14 sul Rolly Gran Parma,
l'allenatore del Carrera Petrarca, Pasquale Presutti, non è
soddisfatto fino in fondo: «Il primo tempo della mia squadra non mi è
piaciuto granchè. Abbiamo fatto troppa confusione e commesso falli che
si dovevano evitare. Poi, nella ripresa, abbiamo preso le misure al
Parma e siamo stati abili a sfruttare i loro errori».
Anche con un Rolly dimostratosi molto modesto, il Carrera ha faticato
più del lecito per catturare le rimesse laterali, punto debole pure
nella passata stagione. «Abbiamo incontrato delle difficoltà - ammette
Presutti - ma ad inizio campionato è normale che ci siano delle cose
da registrare. Per migliorare nelle touche abbiamo preso Grimes, che
vanta oltre settanta caps in seconda linea con la nazionale scozzese.
Preferisco, per ora, evidenziare gli aspetti positivi. Come la difesa,
solida e difficile da superare».
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QUI TREVISO
Orlando: «Ancora appesantiti Ma la squadra c'è, il gioco verrà»
Treviso
NOSTRO SERVIZIO
(e.g.) La conferma che il Benetton è ancora un po' lontano dalla
migliore condizione è arrivata anche all'esordio in Campionato. A
Favaro, nel primo derby della stagione, per scrollarsi di dosso il
Casinò di Venezia i Campioni d'Italia ci hanno messo più di un tempo.
Abbiamo vinto dice il capitano Silvio Orlando e ciò è molto importante
alla prima giornata. Tutti hanno faticato e Calvisano ha addirittura
perso in casa. Non dobbiamo scordarci che il XV veneziano aspettava da
tempo questo derby, l'ha preparato in ogni minimo dettaglio. Sapevamo
che non sarebbe stato facile e il campo ha confermato questa
sensazione. In questo periodo non stiamo giocando al meglio,
commettiamo degli errori, diamo l'impressione di essere stanchi per il
carico di lavoro, ma bisogna stare tranquilli, la squadra c'è anche se
bisogna rodare certi schemi. Non dimentichiamoci che abbiamo un
allenatore nuovo e nuovi giocatori, non può riuscire tutto subito..
Faremo vedere un gioco interessante».
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QUI MESTRE
Casellato: «Placcare di più E la touche va sistemata»
Mestre
(m. sal.) E' mancato il punto di bonus a premiare il volitivo Casinò
di Venezia che regge il confronto nel gioco contro il Benetton. In
casa veneziana si punta alla salvezza con una squadra completamente
rinnovata a cominciare dalla panchina affidata quest' anno al
debuttante Umberto Casellato che dopo la gara non si accontenta di
avere limitato i danni contro i trevigiani. "A parte che loro potevano
fare altre tre mete - dice l' ex mediano biancoverde - noi non abbiamo
placcato nella marcatura di Vidal e non abbiamo concretizzato i
momenti a noi favorevoli. Inoltre abbiamo uno schieramento di touche
che non conosce gli schemi, e due nuovi giocatori che dovevano
arrivare e che invece adesso sono da rimpiazzare. C'è tanto da
lavorare". I due stranieri a cui la società deve rinunciare sono il
pilone neozelandese McGougan e la seconda linea australiana Hockings
entrambi bloccati da guai fisici lunghi da superare. I nuovi arrivati
Bambry, Crane, Krause, Goodes, Levaggi hanno dato una prova nel
complesso positiva pur se non ancora ambientati.
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QUI ROVIGO
FemiCz in allarme: Immelman infortunato, Basson non convince
Rovigo
NOSTRA REDAZIONE
A Parma la FemiCz ha iniziato bene, è rimasta in partita per tutto il
primo tempo (17-7), ma poi ha ceduto nella ripresa. «L'inizio è stato
equilibrato - commenta il team manager Paolo Brizzante -. Dopo aver
giocato lungamente alla pari, scelte sbagliate e uno spiacevole calo a
livello caratteriale hanno fatto pendere la bilancia a favore
dell'Overmach. Non ho visto la continua aggressività che ci deve
caratterizzare. Sappiamo che la strada è tutta in salita, ma non
dobbiamo prendere decisioni presuntuose e dimenticare che siamo una
"provinciale" che non può permettersi regali».
Il match è stato caratterizzato dal giallo di Scanavacca in
contemporanea all'espulsione del gialloblù Sciarretta, dall'infortunio
del sudafricano Immelman nel finale del primo tempo (sospetta
distorsione a un ginocchio) e dall'opaca prestazione dell'estremo
Basson, chiamato per essere un punto di riferimento, mentre ha creato
molta confusione.
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