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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì
allrugby
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Lun 26 Mar 2007 16:21:56 CEST
Ecco le notizie riportate dal Gazzettino di oggi, che copio ed incollo.
Ciao.
Franco (TV)
Sei veneti per i mondiali under 19
MONDIALI UNDER 19 Stefano Romagnoli e Andrea Cavinato, tecnici
dell'Italia Under 19, hanno convocato 26 giocatori per i Mondiali di
Belfast in programma dal 4 al 21 aprile. L'Italia, inserita nel Gruppo
B, affronterà nella prima fase Chinese Taipei (4 aprile), Cile (8
aprile) e Tonga (12 aprile). Gare di semifinale il 16 aprile, finali
il 20. Tra i 26 giocatori convocati anche 6 veneti: De Marchi, Favaro,
Fiorani, Simion (Benetton), Bacchetti (Femi Cz), Cazzola
(Montebelluna). Dei 10 atleti a disposizione nel caso di defezioni tra
i 26, Aggio (Femi Cz) e Moscarda (Orved San Donà).
SERIE C Girone d'Elite: Frassinelle-Riviera 0-54, Alpago-Tarvisium
0-34, Lido Venezia-Oderzo 10-33, Belluno-Casale 17-23, Lemene-Vicenza
24-10, riposava il Montebelluna. Riviera 74, Tarvisium 65, Oderzo 57,
Belluno, Montebelluna 56, Casale 40, Alpago 31, Vicenza 20, Lido
Venezia, Lemene 14, Frassinelle 10. Girone CIV: The
Monsters-Montereale 8-39, Pedemontana Livenza-Cus Verona 36-12,
Valdagno-Valpolicella 23-0, SudTirolo-West Verona 24-17,
Trento-Pordenone n.d., riposava lo Jesolo. Montereale 72, Jesolo 62,
The Monsters 53, Cus Verona 46, Valdagno 39, Pedemontana Livenza 38,
Valpolicella 25, Pordenone 21, SudTirolo 14, Trento 6, West Verona 4.
UNDER 19 Cus Firenze-Carrera 12-36, Benetton-Orved 31-5,
Mirano-Tarvisium 0-18, Femi Cz-MarchiolSanMarco 7-14, Roccia
Rubano-Prato 15-5. Carrera 77, Benetton 71, Tarvisium 57, Femi Cz 45,
Orved 36, Prato 34, Cus Firenze 31, MarchiolSanMarco 28, Mirano 26,
Roccia Rubano 6.
ALL RUGBYE' in edicola il terzo numero della rivista All Rugby. Tra i
servizi un ritratto di Troncon e un ricordo delle voci storiche della
palla ovale, Paolo Rosi e Mirko Petternella.
E.G.
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L'addio a Silini, icona di un mondo romantico
Si dice, un po' per celia, che il rugby sia un gioco per delinquenti
praticato da gentiluomini. Più seriamente, che sia il più collettivo
degli sport: una sorta di tabernacolo di valori quali il coraggio, la
lealtà e la solidarietà. E che un'amicizia sbocciata tra mischie e
mete duri per sempre. Se il rugby, ancora oggi, è davvero tutto
questo, Matteo Silini ne è stato un'icona.
Padovano, seconda linea del Petrarca e delle Fiamme Oro negli anni
Cinquanta e per cinque stagioni della Nazionale, Silini ha passato la
palla la scorsa settimana, placcato duro dalla malattia. Aveva 73 anni
e nelle sue ultime stagioni la vita lo aveva chiamato a una terribile
sequenza di mischie sulla linea di meta: prima un delicato intervento
chirurgico alla schiena, poi l'improvvisa scomparsa della moglie a cui
era legatissimo, infine il ricovero in ospedale. Prove che non gli
hanno mai fatto perdere lo spirito antico, la fiducia, persino la
naturale giovialità, resa solo un po' più amara dagli eventi.
Aveva cominciato a giocare ai tempi del liceo, assieme all'amico Toni
Danieli, poi diventato una stella del rugby a tredici in Inghilterra.
«Anni felici - ricorda commosso Danieli, dalla sua casa in Cornovaglia
-. Lui frequentava il Nievo, io il Tito Livio. Siamo cresciuti
insieme. Stessa maglia, stessa mischia: prima quella del Petrarca poi
quella azzurra». Ma per la nazionale bruciò Danieli sul tempo complice
uno scherzo di Memo Geremia che gli inviò un finto telegramma di
convocazione. Silini si presentò ignaro al raduno di Firenze. Il caso
volle che ci fossero alcune defezioni improvvise e l'allenatore
Umberto Silvestri decise di tenerlo, schierandolo con i "possibili".
L'esordio in azzurro arrivò appena qualche mese dopo, nel marzo del
'55 a Milano, contro la Germania. Con lui c'erano Danieli, Ciano
Luise, Comin, il primo nucleo petrarchino in nazionale. Vinsero 24 a
8. A luglio partecipò ai Giochi del Mediterraneo a Barcellona,
battendo la Spagna e perdendo (16-8) dalla Francia.Il migliore dei
suoi 8 caps in maglia azzurra (ma allora si facevano appena due o tre
test all'anno) lo disputò nel '58 a Napoli contro i Galletti. Stavolta
al suo fianco in seconda linea c'era Riccardo Saetti con il quale
formerà un sodalizio destinato a durare per tutta la vita. «Perdemmo
3-11 contro una grande Francia che schierava Domenech e Roques in
prima linea, Crauste in terza - ricorda Saetti-. Giocammo molto bene,
la nostra mischia in particolare. Era la mia seconda partita. E Silini
fece di tutto per mettermi a mio agio. Mi disse: stiamo vicini, ti
aiuterò. Questi sono francesi ma li domineremo. Matteo era fatto così,
un generoso».
Tecnicamente non si discuteva: «Era una seconda linea all'inglese -
dice Saetti - gran saltatore, presa sicura a due mani, attento a ogni
dettaglio, dalla posizione dei piedi a quella delle spalle. A ciò
aggiungeva carattere e visione di gioco». Una volta al "Giuriati" di
Milano segnò una meta spettacolare durante una partita tra una
selezione italiana e il Cambridge. Roberto Luise era andato in
sostegno all'ala e ricevuta la palla calciò di sinistro al centro dove
Silini catturò l'ovale al volo, attraversò l'area dei 22 e schiacciò
in mezzo ai pali. Ricorda Luise: «Dopo la partita mi abbracciò è mi
disse: ti sono debitore per sempre. Non era una battuta. Da allora,
persino nelle foto, mi accorsi che Matteo era sempre al mio fianco».
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L'Amatori Catania aggancia Rovigo
(e.g.) Con un inizio di ripresa travolgente, l'Amatori Catania ha
conquistato il successo nel posticipo di ieri sull'Infinito L'Aquila
per 34-23, ottenendo in tal modo 5 punti importantissimi nella corsa
alla salvezza. La sfida aveva nel Femi Cz Rovigo un osservatore molto
interessato: proprio grazie a questa vittoria, infatti, i siculi hanno
raggiunto il Rovigo dividendo così con i polesani l'ultima piazza del
Super Ten.
E'stato uno scatenato De Jager a dare il via al successo catanese.
Dopo un primo tempo di parità (13-13), nella ripresa in 4' (4' e 8')
l'estremo dell'Amatori andava due volte in meta, quindi poco dopo la
mezz'ora Nitoglia chiudeva ogni discorso. A nulla servivano le due
mete aquilane segnate allo scadere.
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GLI AZZURRI, IL SEI NAZIONI, IL SUPER 10 E I GIORNALI
Febbre ovale solo per l'Italia, una settimana dopo si torna nella nicchia
La febbre ovale è finita. Anzi, per il campionato non è mai iniziata.
È passata solo una settimana dai fasti azzurri nel Sei Nazioni e il
rugby nei giornali è ritornato dalla girandola mediatica alla nicchia.
Mentre nelle tivù (Sky a parte) è sparito. A dimostrazione che l'unico
prodotto che conta è la Nazionale, veicolata dal torneo più
leggendario del mondo. Con buona pace di chi si sbatte, mettendoci
soldi e impegno, per i club. O di chi predica che senza un campionato
di livello alla lunga non si va da nessuna parte.
La constatazione nasce dalla semplice analisi dello spazio riservato
da 10 fra i principali quotidiani italiani (4 sportivi, 3 nazionali, 3
regionali: fonte Rassegna stampa Lire) sabato 24 marzo alla ripartenza
del Super 10 dopo 2 mesi di sosta. Uno spazio disarmante, rispetto
alle pagine sbandierate dagli stessi quotidiani per Italia-Irlanda una
settimana prima. A dimostrazione che l'interesse per il campionato è
ai minimi storici (che differenza con la ripresa in Francia) e
l'effetto traino non c'è. Per i mass media Nazionale e Sei Nazioni
esistono, club e S10 no (o quasi).
Nei 4 quotidiani sportivi il campionato era presentato con una breve
di 22 righe, una di 17, una di 7 e una di...0. Tra i giornali
nazionali, uno dava 9 righe, gli altri due lo ignoravano. Tra i
regionali nello spazio dello sport generale (quindi non nella pagine
di cronaca locali) 2 non avevano una riga, il terzo aveva un titolo di
piede a 5 colonne. Il bilancio non è stato migliori il giorno dopo con
le cronaca e i risultati (3 li hanno ignorati, 5 hanno dato piede,
spalla o taglio, 2 una breve).
Che dire? Serve una cura, immediata ed efficace. Perchè di febbre
trascurata si può anche morire...
Ivan Malfatto
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ALL'ESTERO
Bortolussi gioca, Stoica segna. Pioggia di euro sui club francesi
(im) David Bortolussi è tornato a giocare e segnare (5 punti) dopo il
grave infortunio. Cristian Stoica va in meta da centro. Marco
Bortolami (domani al liceo Maria Ausiliatrice di Padova terrà una
lezione dal titolo "Il rugby: una metafora della vita?") e Carlos
Nieto hanno giocato nel Gloucester primo in classifica. Questi gli
azzurri impegnati all'estero dopo il Sei Nazioni. Tutti gli altri sono
a riposo o ko per infortunio.
TOP 14 -20. giornata: Albi-Biarritz 10-23, Bourgoin-Stade Fr. 19-19,
Tolosa-Montpellier 28-10 (Bortolussi 80', Stoica 59'), Bayonne-Castres
19-12, Brive-Perpignan 22-22 (Bozzi dal 62'), Montauban-Agen 22-12
(Arganese dal 61'), Narbonne-Clermont 26-29. Class. Stade Fr. 67 p.,
Clermont 64, Tolosa 58, Perpignan 57, Biarritz 56, Bourgoin 47,
Montauban 46, Agen 41, Castres, Albi 40, Narbonne, Bayonnne 35, Brive
34, Montpellier 33.
PREMIERSHIP -Nel recupero Gloucester-Newcastle 24-18 (Bortolami 80' ha
lasciato come premio per un giorno la fascia di capitano a Jake Boer
che torna in Sudafrica, Nieto 80' e giallo). Class. Gloucester 63 p.,
Leicester 62, Saracens 57, Bristol 52. Semifinali Coppa anglo-gallese:
Ospreys-Cardiff 27-10, Leicester-Sale 29-19.
100 MILIONI -La lega francese ha chiuso l'accordo per i diritti tv del
Top 14: Canal Plus pagherà circa 25 milioni di euro l'anno nel periodo
2008-11. Questo potrebbe far recedere il boicottaggio delle Coppe.
PORTOGALLO OLÈ -A Montevideo Uruguay-Portogallo 18-12. Per la vittoria
12-5 dell'andata portoghesi (+1) qualificati per la 1. volta al
Mondiale. Sono nel girone dell'Italia.
BRUNEL & GREGAN -Un rivale in meno per l'Italia nella corsa a tenere
in panchina Pierre Berbizier dopo il Mondiale. Il Perpignan, club a
lui interessato, ha ingaggiato Jacques Brunel, assistant per la
mischia di Laporte nella Francia. Il Tolone avrà fra le sue fila il
mediano di mischia australiano George Gregan.
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Rispettare l'arbitro come nel rugby
Recentemente ho avuto l'opportunità e la fortuna di parlare di sport
con gente qualificata che non c'entra con l'ambiente del calcio, dove
il mio impegno è quotidiano o quasi. Nei nostri discorsi,
inevitabilmente si è fatto il confronto tra quello che succede nel
calcio e quello che si vede e si pratica nelle altre discipline
sportive.In questi giorni il rugby, dopo le due vittorie consecutive
nel torneo delle Sei Nazioni (evento mai accaduto prima), ha
acquistato in Italia una popolarità mai esistita prima, spazio e
visibilità dai mezzi di informazione. Mi sono trovato a cena con un
paio di giocatori di questo sport e ho imparato perfino delle regole
che non conoscevo. Ma soprattutto ho potuto constatare compiutamente,
anche se avevo già delle idee preciso sul rugby, quale abisso ci sia,
in tema di valori, di consuetudini, di comportamenti tra questo sport
e il calcio. Per prima cosa nel rugby non si parla mai dell'arbitro,
né tanto meno si contestano o si mettono in discussione le sue
decisioni. E già si capisce quale distanza, forse incolmabile, esiste
tra il modo di concepire il rapporto con il direttore di gara da parte
di dirigenti, di allenatori, di giocatori nel calcio e quello della
gente del rugby. Nel calcio l'arbitro è il responsabile di qualsiasi
risultato negativo, e l'alibi a qui ricorrono tutti i protagonisti del
calcio, magari responsabili di errori madornali fuori o dentro il
campo. Nel rugby l'arbitro è solo una presenza necessaria per
applicare il regolamento e per favorire lo svolgersi naturale del
gioco. Nel calcio, un giocatore cade a terra per procurarsi un calcio
di rigore, per guadagnare tempo, per ottenere l'interruzione di una
azione pericolosa. Nel rugby un atleta evita per quanto possibile di
rimanere a terra perché altrimenti dimostrerebbe di essere debole e
quindi farebbe un piacere agli avversari. Nel calcio a fine partita
scoppia spesso la rissa negli spogliatoi, nel rugby esiste il famoso
terzo tempo, con le squadre e l'arbitro che si trovano a tavola per
fraternizzare e scambiarsi pacche sulle spalle.La scorsa settimana, in
una bellissima serata organizzata dal Panathlon di Bassano, ho potuto
conoscere personalmente un grande personaggio dello sport, Armin
Zöggeler, pluricampione olimpico nella specialità dello slittino. Mi
ha colpito la sua semplicità, il suo modo di concepire lo sport, la
sua ferma fede su certi valori, che dimostrano una personalità nello
stesso nobilissima e umile. Ha parlato dei suoi durissimi allenamenti,
delle due tante gioie e pochissime delusioni, peraltro accettate con
serenità, dell'accettazione tranquilla di un trattamento mediatico che
lo vede protagonista solo ogni quattro anni. Ha descritto i suoi
tradizionali avversari con grande rispetto, definendoli atleti onesti
e leali, veri amici. Per provocarlo gli ho chiesto che effetto gli
fanno i compensi milionari dei calciatori rispetto ai suoi, certamente
non rilevanti. Mi ha risposto di essere felice di praticare il suo
sport, di amare follemente quella sua discesa nello slittino a 140 km.
all'ora, di avere una famiglia meravigliosa e una salute di ferro e
quindi di non desiderare altro. Che uomini!
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