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[RUGBYLIST] notizie di lunedì scorso
allrugby
allrugby a gmail.com
Dom 17 Giu 2007 17:04:22 CEST
Mando in list le notizie del Gazzettino di lunedì 11 giugno, anche se
ormai superate, affinchè chi lo desideri, possa attingervi se pur in
ritardo.
A domani per le notizie "fresche".
Ciao.
Franco (TV)
Il Riviera del Brenta piega le Red Panthers: lo scudetto 2007 è suo
VALPOLICELLA - Il Riviera del Brenta torna sul trono del rugby
femminile battendo nella finale scudetto le Red Panthers Benetton
12-10. Il XV di Mario Schiavon ha conquistato il suo terzo scudetto
dopo quelli del 2004 e 2005, ancora una volta battendo l'eterna rivale
contro la quale si è consumata sabato una nuova sfida tricolore, la
quinta consecutiva.
Una partita incerta, giocata punto a punto con continui sorpassi. Una
partita agonisticamente bella, meno dal punto di vista tecnico. Una
sfida che ha lasciato perplessità per una conduzione arbitrale non
all'altezza per un impegno come quello di una finale. Una conduzione
imbarazzante a tratti, indisponente in altri momenti, per entrambe le
contendenti.
Ha vinto la squadra che ha sbagliato meno. Il Riviera, in particolare
nel primo tempo, ha ragionato di più, sfruttando al massimo le poche
occasioni capitate. Ha avuto in Veronica Schiavon un'autentica spina
nel fianco per le trevigiane, una giocatrice che ha preso per mano la
sua squadra conducendola da vera regista. Ha cantato e portato la
croce, inoltre ha segnato tutti i punti della sua squadra con un en
plein dalla piazzola, 4 su 4 e 12 punti che hanno dato il trionfo in
una stagione strana e molto spezzettata, in un Campionato assurdo, con
4 mesi di sosta dalla Regular Season ai playoff.
Riviera del Brenta ha giocato con più ordine nel primo tempo, mentre
Treviso ha giocato con frenesia. Vere azioni da meta ce ne sono state
poche, il centro Peron ha cercato spesso l'offensiva ma altrettante
volte ha ignorato le compagne tenendo palla oltre il dovuto o andando
a cercare dei calcetti con poco senso. Quasi allo scadere la Scarin ha
avuto l'occasione buona dopo una touche vinta, ma Treviso ha tamponato
bene. Il parziale si è così chiuso sul 6-0 per il Mira grazie a due
piazzati di Veronica Schiavon.
Nella ripresa le Red Panthers, strigliate dal loro coach, sono entrate
in campo con un altro piglio, tuttavia hanno trovato il modo di
schiodare lo zero dallo score solo dopo più di metà tempo. Punizione
dentro ai 22 avversari, apertura veloce, palla che raggiunge le mani
della Peron che stavolta ottiene il massimo andando a schiacciare in
mezzo ai pali. Per la Tondinelli è stata una formalità la
trasformazione. Dopo oltre un'ora la partita sembrava avere un altro
padrone, ma negli ultimi 10' il vantaggio è cambiato ben tre volte
grazie alla precisione delle due calciatrici, fino all'ennesimo
piazzato della Schiavon che ha portato il risultato sul 12-10 finale.
Per la verità Treviso avrebbe avuto l'occasione di segnare a tempo
scaduto, ma la Costa ha perso palla con un'autentica autostrada che
portava in mezzo ai pali veneziani ed è svanita l'ultima opportunità.
Ennio Grosso
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Il Padova vince a 15 e perde a 17
TEST MATCH Randellata tremenda della Nuova Zelanda che ha sepolto la
Francia 61-10, 9 mete a una; vittorie comode anche per Sudafrica, 35-8
contro Samoa e Australia, 49-0 alle Fiji.
TRI NATIONS Scatta sabato il torneo con Sudafrica-Australia.
PACIFIC NATIONS CUP Nel terzo turno del Sei Nazioni dell'Emisfero Sud,
l'Australia A ha dilagato col Giappone 71-10, gli All Blacks Junior
hanno vinto in casa di Tonga 39-13.
MERCATO L'Overmach Parma si è assicurato due neozelandesi, il centro
Roger Randle, proveniente dall'Aquila e l'estremo Robbie Malneek,
proveniente dai Crusaders, inoltre ha ufficializzato l'arrivo
dell'apertura Barry Irving, scozzese, ex dell'Amatori Catania.
SERIE C Nelle gare di andata delle finali promozione, l'unica veneta
rimasta, la Tarvisium, ha dilagato contro l'Amatori Napoli ipotecando
il salto di categoria. Questi i risultati: Tarvisium-Amatori Napoli
45-7, Velate-Jesi 18-26, Cus Ferrara-Primavera Roma 9-0, Arix
Viadana-Settimo Torinese 69-15. Domenica le gare di ritorno.
SEVEN Nell'AAMS Roma Seven 2007 i KooGa Waile hanno strapazzato in
finale i Samurai 40-5 e conquistato per la prima volta lo scettro del
Seven dello Stadio dei Marmi. Il Memorial Speziali over 35 di rugby a
10 è andato ai Veterani dell'Unione Capitolina.
UNDER 17 L'AlmavivA Capitolina si è assicurata il titolo battendo
nella finale di Firenze i pari età del Carrera Padova 23-17.
UNDER 15 Il Carrera Padova si consola con gli Under 15 i quali nella
finale per il titolo, giocata sempre a Firenze, hanno battuto il
Noceto 44-5.
E.G.
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Il presidente Amerino Zatta annuncia la svolta dopo il tredicesimo
scudetto e le stagioni di "basso profilo", ma chiede un impegno alla
Federazione
«Benetton pronto per l'Europa, dateci le regole»
Strategia su tre livelli: Heineken, Celtic League e selezioni. Rosa
stellare: quindici stranieri, van Zyl pack leader e Goosen cervello
Il Benetton Treviso è pronto. A tornare competitivo in Europa, come
fino a due stagioni fa. A disputare la Celtic League e con la seconda
squadra (oggi in serie A) il Super 10, se l'ingresso nel torneo
celtico diventerà realtà. A dare vita con altri a una selezione con
base in Veneto, quando si deciderà questa svolta storica. Il Benetton
è pronto, anche con un Monigo che a lavori finiti assomiglierà a uno
stadio inglese, ma chiede regole certe, durature, alla Fir su come
vuole sviluppare il rugby italiano.
In sintesi è questo il pensiero di Amerino Zatta. «Dateci delle regole
e noi siamo pronti per l'Europa». Un pensiero, illustrato dal
presidente con a fianco il dg Vittorio Munari, che ufficializza due
importanti strategie. La prima tecnica: dopo le stagioni del basso
profilo e dei giovani, indotte da regole non condivise ma
rigorosamente rispettate, Treviso torna a pensare in grande. Dopo aver
dimostrato che anche nell'era del basso profilo ha vinto lo scudetto.
Cioè il massimo che c'era da vincere. La seconda politica: è
necessario che la Fir governi con regole che non cambiano ogni
stagione, mettendo in difficoltà la programmazione. Un'invocazione
fatta da tempo.
«Sul fronte tecnico - spiega Zatta - le rinnovate ambizioni del
Benetton di fare il meglio possibile in Heineken Cup sono supportate
dal consistente aumento di budget, messo a disposizione del dg per
allestire una rosa competitiva qualitativamente e quantitativamente».
Zatta non fa numeri, ma tale budget dovrebbe avvicinarsi ai 5 milioni
di euro. Un cifra che è una risposta indiretta anche a chi accusa
Treviso di non voler spendere per l'Europa. I numeri il presidente li
fa sulla rosa dei giocatori: «Sarà composta da 15 stranieri,
comunitari o oriundi e 39 italiani fra prima e seconda squadra».
Numeri importanti. Anche alla luce della nuova norma che parifica gli
oriundi ai comunitari. Così nella lista dei 22 andranno 11 italiani di
formazioni e indifferentemente 11 fra oriundi, comunitari ed
extracomunitari (resta il tetto dei 6 permessi).
Con tale basi la campagna acquisti del Benetton si annuncia sontuosa.
In prima arrivano Nicolas De Gregori, Michael Barbieri e un
tallonatore. Fiducia a Costanzo e Di Santo. Via Tejeda (motivi
disciplinari) e Allori (a Edimburgo). Incerto Sbaraglini. In 2. linea
Corniel Van Zyl, uomo di fiducia del neotecnico Franco Smith ai
Cheetahs, diventa il pack leader. Con Louw, Labuscagne e Antonio
Pavanello formerà un reparto di livello internazionale. In terza Kingi
numero 8, Robert Barbieri, capitan Orlando, Palmer, Johnson, Ansell ed
Enrico Pavanello danno ampie garanzie. Mediana Picone-Goosen, di
rincalzo i baby Lucchese e Semenzato. Si confida sulla crescita di
Marcato, guidato da un ex numero 10 di valore come Smith, per
costituire l'alternativa all'apertura che sposti Goosen centro o
estremo come secondo regista. Proprio ai centri l'accoppiata
Heidtman-Nathan Mauger è da scintille. Arrivano anche i giovani Marco
Rosa e Daniele Duca, tagliato Pizarro, Barbini dovrebbe andare in
Inghilterra. Alle ali ci sono Mulieri, De Jager, Perziano, Diego
Varani e un forte estremo-ala inglese di origini sudafricane.
Ciliegina sulla torta Williams, che potrebbe addirittura faticare a
trovar posto da titolare (si fa per dire...). A dimostrazione di
quanto il Benetton di quest'anno si annunci stellare e voglia fare le
cose in grande.
Ivan Malfatto
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La notte di Parigi si tinge di azzurro
Sul podio dello Stade de France, Sergio Parisse e i fratelloni
d'Italia, Mauro e Mirco Bergamasco, alzano le Bouclier de Brennus in
un tripudio di bandiere rosa. È il tredicesimo titolo dello Stade
Français, il quinto negli ultimi dieci anni. Il secondo scudetto
francese di Mauro. Mirco festeggia in giacca e cravatta, costretto in
tribuna dai tatticismi di Galthié. Il tecnico ha spostato Skrela
indietro per avere un calciatore in più e ha ridotto i posti dei
centri di ruolo. L'esperienza di Glas e la potenza di Liebenberg
(partito in panchina) gli sono state preferite. Ma questo titolo è di
Mirco Bergamasco fino in fondo, uno dei più presenti e importanti
nell'arco della stagione. Ed è la prima volta nella storia che tre
azzurri conquistano in gruppo un campionato straniero, quattro se si
vuol tenere conto delle sporadiche apparizioni di Denis Dallan. In
passato c'era stata l'accoppiata Mauro Bergamasco-Dominguez (2004)
preceduta dalle imprese solitarie di Lanfranchi (nel 54 col Grenoble),
Zani (tre volte con l'Agen negli anni '60) e dello stesso Dominguez
con lo Stade Français.
Commuovono le lacrime di giocatori e tifosi del Clermont-Ferrand.
Perdere otto finali su otto è terribile. Anche perchè avevano illuso
con un primo tempo enorme nel quale Canale si era distinto per un paio
di rasoiate, mentre dall'altra parte Mauro Bergamasco aveva svolto
impeccabilmente il cacciatore di palloni. Chiuso il primo tempo in
vantaggio 9-0 con due piazzati dell'australiano James e un drop di
Mignoni (Troncon è rimasto in panca) il Clermont ha subito aggiunto
altro fieno al mucchio con un penalty di James dopo appena due minuti
della ripresa. La sofferenza in mischia chiusa e soprattutto in
touche, ha spinto a quel punto Galthié a giocare le sue carte sul
tavolo del coaching. Al 46' ha messo Parisse al posto di Mauro per
aumentare i centimetri in rimessa laterale e allo stesso tempo
affidargli il timone del pack. A ruota ha sostituito in un colpo solo
le seconde linee: gli esperti Auradou e Samo al posto di James e
Marchois. E ha completato il giro con la forza di Liebenberg in mezzo
alla linea dei trequarti.
L'iniezione di esperienza, determinazione e potenza ha dato i frutti
sperati. Lo Stade ha raddrizzato la partita. Ma l'ha vinta solo
all'ultimo minuto grazie a una palla rubata da Parisse in touche.
Arias infilava l'intervallo all'interno di Canale e percorreva 50
metri prima di venire braccato da Marsh e Rougerie. Poi una tempesta
di ruck ha sbaragliato la difesa e creato un più tre all'ala.
Hernandez ha saltato tutti con un lungo passaggio imbeccando Samo, il
più vicino alla linea di touche. Il figiano si è ingobbito, ha
compiuto tre falcate dritte e sulla scivolata laterale di Vermeulen si
è tuffato col pallone stretto al petto in capo a una sequenza di
1'12". Poco dopo l'arbitro ha fischiato la fine (23-18). Galthié è
sceso pallido e barcollante dalla tribuna. Il presidente Guazzini lo
ha raggiunto e ha pianto come un bambino sulla spalla destra
dell'allenatore. Erano appena riemersi dall'inferno. Incalzato dai
cronisti sui suoi meriti tattici Galthiè riusciva a dire solo una
frase, ripetendola tre volte: "Sono i miei giocatori". Le telecamere
in un angolo del campo scovavano lo sconfitto Mario Ledesma.
L'approccio era consolatorio: una domanda sulla soddisfazione per il
grande primo tempo. Il tallonatore del Clermont è stato brusco: «Ma
quale soddisfazione, avevamo la partita in pugno e l'abbiamo buttata
via». Poi si è girato è ha liberato un calcio nel vuoto. Una pedata
alla notte stregata di Parigi.
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Sconfitta a Mendoza nel secondo test. Berbizier fa il bilancio: «Il
problema dei mediani: Canavosio gioca poco in quel ruolo, Troncon è in
panchina, Pez utilizzato raramente»
Italia, contro i Pumas da salvare coraggio e difesa
Mendoza
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Lo spettacolo è stato il grande assente nello stadio di Mendoza per il
primo test dei Pumas in questa città rugbystica - ben 16 club
esistenti tra centro e dintorni - ai piedi delle Ande. Non è stata una
brutta partita, ma certo non ha entusiasmato i 28.000 presenti, il
gioco da ambo i lati è stato scadente e non poteva essere diversamente
viste le premesse: molti titolari assenti in ambo le squadre, una
covata di giovani e scarsa coesione.
Tuttavia gli amanti del gioco di mischia hanno apprezzato la battaglia
senza esclusione di colpi che i due pacchetti hanno ingaggiato in
mischie, maul, ruck e pick & drive condita da placcaggi al vetriolo.
L'Italia non è riuscita a vincere palloni e con una conquista
inesistente la partita non poteva che essere difensiva. Inoltre quelle
poche volte che gli azzurri avevano il pallone in mano c'erano
incertezze nell'utilizzazione. Il risultato finale è giusto e crudele,
ma nello stesso tempo lusinghiero, premia il coraggio e la solidarietà
azzurra, tra le cui fila ha brillato una difesa di alto livello. Però
sono bastate due incertezze, una di Bortolussi e un placcaggio mancato
di Robertson, per incassare due mete che sommate e far chiudere 18-3
il primo tempo.
Il secondo tempo si è dipanato sulla stessa falsariga, ma i cambi
hanno appannato la macchina dei Pumas, che non hanno approfittato
della superiorità numerica di 20' dovuta a due cartellini gialli
rifilati agli azzurri da uno scadente arbitro neozelandese che per 80'
non ha saputo risolvere i problemi di ogni mischia ordinata. Le prime
linee avevano ingaggiato una lotta sleale e quella azzurra è colpevole
di non essere riuscita a farsi rispettare e a far capire soprattutto
ad Hasan che doveva giocare corretto.
Luci e ombre alla fine nel commento del ct Pierre Berbizier:
«Argentina molto ben organizzata, c'era molta pressione per il
risultato. Per noi è stata una opportunità per consolidare il gruppo e
provare dei giovani. È sempre complicato giocare contro i Pumas nella
loro terra. Non abbiamo avuto palloni di qualità e quando li avevamo
non erano veloci».
Quali sono stati i i punti positivi? «La generosità e il coraggio.
Inoltre il poter far giocare i giovani. I primi cinque uomini sono un
punto fermo». E quelli negativi? «Ci sbarazziamo troppo presto del
pallone e non abbiamo sfruttato le opportunità. Dobbiamo migliorare in
conquista e in terza linea. Il problema però sono i mediani: Canavosio
negli ultimi anni ha giocato poco a mediano di mischia, Troncon non è
titolare e anche Pez gioca poco». Come hai visto Bortolussi e Burton?
«È stata una partita difficile per tutti i trequarti senza palloni di
qualità. Giocare in queste condizioni per l'apertura è difficile, però
ha dimostrato coraggio in difesa». E i giovani? «A livello individuale
mi hanno soddisfatto Galante, Patrizio e Burton».
Walter Pigatto
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IL CT LOFFREDA
«Troppi azzurri nati all'estero, dovete lavorare di più sui vivai»
Mendoza
NOSTRO SERVIZIO
L'Argentina ha battuto facilmente l'Italia e il suo allenatore
Loffreda analizza gli azzurri senza sconti né illusioni.
- Come vede l'Italia Loffreda:
«L'Italia è sempre una squadra da temere. L'Argentina è al sesto posto
del ranking mondiale, tuttavia è sorprendente constatare le posizioni
guadagnate dall'Italia negli ultimi anni. Però l'Italia deve
sviluppare maggiormente il suo rugby di base, deve far riflettere che
sui ventidue giocatori schierati solo undici sono nati in Italia».
- Un'Italia da bocciare o solo da rimandare?
«La mischia azzurra è forte e la prima linea è molto buona. Si deve
prestare attenzione alla posizione dei piedi in mischia perché questo
era il problema della partita di Mendoza».
- L'Italia non ha segnato una meta, secondo lei perché?
«In attacco i trequarti devono essere in permanente sostegno alla
terza linea, tutti devono porre più attenzione a non commettere
infrazioni perché queste si traducono in punti avversari».
- La mischia azzurra però ha retto il colpo?
«Noi abbiamo avuto un problema col pilone sinistro perché il suo
avversario italiano guadagnava sempre la posizione».
- In definitva Italia pormossa o bocciata?
«Devo riconoscere che Berbizier ha lavorato molto bene ed è riuscito a
tirare fuori il massimo dai giocatori a sua disposizione, inoltre è un
profondo conoscitore del rugby e sa come affrontare ogni avversario.
Ha portato in Argentina un gruppo con nuovi giocatori per valutare le
loro capacità di integrazione, certo molti di questi non andranno al
mondiale ma sta lavorando bene».
Ugo Condoleo
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IL LIBRO
(im) S'intitola "I sogni e le mischie" (Libreria dello Sport, pp. 232,
euro 12,90). È il nuovo inno al rugby-amarcord di Franco Paludetto.
Autore trevigiano di Carbonera, 67 anni, che con il precedente "Oltre
la linea bianca" ha iniziato un personale viaggio tra la palla ovale e
i ricordi che è anche un percorso nella memoria comune. Baricentro dei
suoi brevi racconti, legati in un canovaccio unico che scorre per
tutto il libro, sono la Treviso (ma potremmo dire il Veneto) e il
rugby di una volta, impregnati di amicizia, valori, povertà vissuta
con dignità, personaggi di paese indimenticabili (il vigile ex peso
massimo buono come un pezzo di pane, il ragazzino stile Tom Sawyer),
infanzia all'aria aperta e sogni che aiutavano a diventare grandi.
Scritte allo stesso tempo con delicatezza e coinvolgimento, pagine che
non lasciano indifferenti.
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