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R: [RUGBYLIST] Re: Che ne dite
claudiozamboni a hotmail.com
claudiozamboni a hotmail.com
Sab 9 Giu 2007 00:13:07 CEST
Complimenti!
Non leggevo tanti luoghi comuni tutti assieme dai manuali del Liceo...
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-----Original Message-----
From: "Giovanni Ciraolo" <jxcira a tin.it>
Date: Fri, 8 Jun 2007 21:58:26
To:"A Zibana" <azibana a tin.it>, <rugbylist a rugbylist.it>,<riccardo.melegari a arix.it>
Subject: [RUGBYLIST] Re: Che ne dite
Sicuramente il settore giovanile in Italia e' in sviluppo. Nello sviluppo c'e' sempre un entusiasmo e questo puo' aver favorito certi risultati. Il momento della verita' arrivera' tra due o tre anni.
Il fatto che i nostri giovani sportivi siano attratti dall'estero e' un fatto naturale. Ai miei tempi c'era il mito dell'America, che dominava anche i giovani di sinistra (negli USA molti facevano il viaggio di nozze). La cultura americana era diffusa, Steinbeck in primo luogo ed anche la grande cultura jazzistica che un mio cugino acquisito, Pepito Pignatelli, ha cercato di importare a Roma nei primi anni settanta con il locale (recentemente rievocato) del Music Inn.
Anche oggi i giovani sono attratti dal mondo anglosassone, forse piu' per ragioni economiche che non culturali. Non v'e' dubbio che il professionismo britannico sia sviluppato. Ottime sembrano certe possibilita' di studio abbinato allo sport, rugby o calcio che sia. Tuttavia alcune societa' britanniche di rugby hanno un settore marketing insufficiente, e Philippe de Saint Andre ha fatto cose interessanti in materia. Inutile dire che, per un giovane di oggi, il Sudafrica moderno e inter-razziale ovvero l'Australia sono mete molto ambite. Tuttavia si deve scontare nei soggiorni al''estero qualche piccola disillusione. Nei paesi anglosassoni c'e' piu' organizzazione ma anche un certo schematismo. Lavoro in una grande multinazionale bancaria, che ha anche fatto sponsorizzazioni. Incontro anglosassoni di prim'ordine, affiancati a qualche 'troglodita' della tecnologia che, senza il suo malizioso foglio excel, non sa letteralmente dove mettere le mani.
Forse la situazione ottimale sarebbe quella di brevi ma intensi stages sportivo-culturali in paesi a popolazione mista (SU e Australia in primo luogo). La nostra vecchia Europa fornisce anche opportunita' in Francia, piu' affine alla nostra cultura. Nel Sud della Francia, dove il rugby fiorisce, la popolazione di origine italiana e' vastissima. Anche in Alsazia lo e'. Se consultate l'annuario telefonico di alcune cittadine alsaziane, troverete quasi tutti nomi italiani (nipoti di ex-minatori, perloppiu').
Gli italiani sono sempre stati migranti, non si possono reprimere le tendenze dei giovani. Pero' inviterei un giovane rugbista del nostro paese a non fossilizzarsi solo sulle opportunita' estere. Qui raggiungo l'opinione di Antonio sulla necessita' di fidelizzare i sostegni al nostro rugby.
Che cosa puo' spingere un giovane rugbista italiano ad andare all'estero? Forse si tratta di motivazioni simili a quelle che spingono un maturo rugbista straniero a stabilirsi in Italia! In primo luogo, il senso dell'avventura, il desiderio di conoscere, di provare se stesso. C'e' poi la spinta a stabilire affinita', anche sentimentali, in un periodo in cui da noi la vita e' diventata troppo complicata, e le identita' sono soffocate da troppa frenesia.
Tuttavia, anche se l'Italia di oggi mi sembra in crisi a livello economico e di coscienza civile, vorrei spezzare una lancia a nostro favore.
Un giovane della nostra nazione, che volesse studiare e praticare rugby o altri sport di matrice anglosassone, deve prima valutare ogni opportunita' esistente anche da noi. Un giovane che abbraccia, ad esempio, la facolta' di ingegneria, deve sapere che questa universita' in Italia (soprattutto nel primo biennio) e' piu' formativa e qualificata da noi che non all'estero. Perche' allora non cercare in primis una collocazione in una squadra italiana che adotta il sistema del college o favorisce collocazioni miste sport/studio?
Quando si ha vent'anni, i desideri di conoscenza sono tanti e difficilmente frenabili. Tuttavia i nostri giovani rugbisti cerchino di sviluppare anche la conoscenza di se' stessi. Questa e' preziosa e insostituibile per trovare la propria strada. I grandi viaggiatori stranieri sono venuti in Italia proprio per conoscere meglio se' stessi.
La giovinezza e' un periodo di grazia. L'Italia e' un paese vecchio e giovane allo stesso tempo, con tanti pesi ma anche opportunita' da cogliere. La nostra storia, sul piano della mistura di innesti di ogni genere, e' senza paragoni nel mondo. Circa il 60 per cento del patrimonio umano storicamente riconosciuto dall'Unesco si trova da noi. I giovani pensino bene prima di abbandonare la nostra nazione per puro denaro. I soldi sono importanti (solo chi ne ha molti li puo' disprezzare..) ma sempre meno di quanto noi stessi lo siamo.
Certo, in alcuni momenti mi vien voglia di gridare, di urlare contro questo mio paese dove si negozia ogni cosa, persino le pene giudiziarie. Ma sono contento di vivere in un momento difficile. In altri periodi, sarei stato certo molto piu' tranquillo, ma anche forse piu' inutile!
Giovanni
----- Original Message -----
From: A Zibana <mailto:azibana a tin.it>
To: rugbylist a rugbylist.it <mailto:rugbylist a rugbylist.it> ; Giovanni Ciraolo <mailto:jxcira a tin.it> ; riccardo.melegari a arix.it <mailto:riccardo.melegari a arix.it>
Sent: Friday, June 08, 2007 5:06 PM
Subject: Che ne dite
Quanto scritto da Giovanni e Riccardo fotografa la situazione del nostro rugby.
I risultati ottenuti recentemente a livello Nazionale e sopratutto a livello rappresentative giovanili fanno ben sperare nel futuro. Questo purché si usino tutte le risorse possibili per dare alle Società, a tutti i livelli.le possibilità finanziarie atte a favorire l'afflusso di giovani attratti dal rugby.
Quello che mi preoccipa é che molti giovani puntano sopratutto a trovare una collocazione all'estero attratti da eventuali maggiori guadagni e dalla possibilità di giocare in campionati, francese ed inglese.più competitivi.
Giovani appena promettenti non pensano ad un futuro nel nostro Super 10 ma puntano a fare esperienze fuori Italia.
Finora nessuno é andato a giocare in NZ, SA od Australia, fatta eccezziove per il mio amico Andrea Moretti che giocò in Nuova Zelanda nella squadra di Umaga.
Ci sarà sempre una migrazione all'estero fin tanto che il Rugby Italiano non diverrà più competitivo e rimunerativo.
Federazione e Società dovrebbero approffittare del momento favorevole al rugby per cercare di incrementare il numero degli sponsor, che stanno già aumentando di numero e di importanza, ma sopratutto trovare maggior spazio sulla carta stampata mentre a livello TV con SKY e La7 siamo più che ben messi.
Non basta che il Gazzettino ci conceda una pagina al Lunedì che Franco riporta con lodevole sollecitudina.
Trovo che la presenza di tanti giocatori alle più svariate trasmissioni sia più che altro una forma di gossip utila sempère che sia sfruttata a dovere.
Chi ricorda il rugby di una volta dovrà ammettere quanto sia cambiato.
In meglio ?
Ai posteri l'ardua sentenza.
Antonio
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