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[RUGBYLIST] tendenze di allenamento

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Dom 22 Lug 2007 07:46:28 CEST


Infatti...il professionismo osservato oggi nel rugby e altrove non e' quello 
di vent'anni fa.
I metodi di allenamento sono cambiati, gli atleti vengono rigirati come 
pedalini, e questo alla fine genera angoscia, silenzi distruttivi. Genera 
anche piu' gioco distruttivo, secondo me.
Cio' che viene chiesto oggi agli atleti mi sembra sproporzionato rispetto a 
cio' che effettivamente possono dare. Il risultato e' quello di deprimere la 
loro salute, fisica e mentale, e di alterarne la tonalita' affettiva.
Molto spesso queste depressioni non vengono dichiarate, ma ci sono. Un gioco 
eccessivamente aggressivo e violento puo' esserne il prodotto, perche' il 
gioco distruttivo e' anche conseguenza di fragilita' psicologiche.
Nel rugby le depressioni erano quasi inesistenti. Oggi colpiscono atleti di 
fama. Tipici sono stati i casi di Lo Cicero e Dominici in Francia. Per 
fortuna questi atleti si sono pienamente ripresi, sia pure in tempi non 
brevi. Nel caso di Dominici, quando usci' dall'ospedale militare in Francia, 
dichiaro' all'Equipe che da quel momento in poi avrebbe giocato a rugby in 
modo diverso, privilegiando gli affetti e coltivando le vere amicizie.
Un tempo le depressioni nello sport erano l'eccezione, oggi stanno 
diventando la regola. Il grande campione di sci alpino Maier, quando ebbe un 
grave incidente motoristico, scopri' in ospedale i problemi e le paure della 
gente 'comune'. Roba dell'altro mondo...nessun agonista vent'anni fa si 
trovava completamente disinserito dalla vita reale!
Maier rimase scioccato dalla sua 'scoperta', torno' si all'agonismo, ma con 
uno spirito ben diverso.
Il doping rappresenta il contraltare della depressione da irrealismo 
sportivo. Per avere gli stessi risultati, o anche maggiori, con risorse 
interiori dimezzate, bisogna ricorrere a piu' doping, sempre di piu', 
perche' se no sei buttato fuori, sei buttato in pasto all'arena come gli 
antichi gladiatori. Diventi carne da macello.
Questo mondo sta chiaramente diventando inumano. Se cessa il divertimento 
nello sport, cessa semplicemente lo sport. A quel punto si diventa degli 
automi, si diventa quasi delle figurine muscolari nelle mani di trainers 
anch'essi divenuti automi. Delle piccole ribellioni quotidiane sono 
veramente necessarie per cambiare queste tendenze.
Questo secondo me non e' vero professionismo, ma stupidita', spremitura di 
persone. Tipico il caso delle nuotatrici germaniche orientali, destrutturate 
e decomposte fisicamente dal doping.
Bisogna tornare ad una civilta' sportiva che bilanci sport ed affetti, e ci 
sono tanti casi che ne dimostrano la possibilita' ed il realismo. Non credo 
che molti figli d'arte, allenati dai genitori, pratichino un training folle 
e sconsiderato. Mi viene da pensare a Tania Cagnotto, e a molti altri che 
sono chiaramente dei ragazzi normali, con degli affetti realistici e un 
progetto di vita.
L'idea che piu' ci si allena e piu' si rende in campo non ha fondamenti ne' 
logici, ne' tantomeno medico-sportivi. Oltre un certo livello di tensione, 
la prestazione certo non migliora. Anche nei corsi sportivi agonistici si sa 
che il bicchiere si riempie solo progressivamente, con dei pianori 
successivi raggiunti senza particolare fretta. Cosi' e' anche nelle aziende 
di vero successo. Il 'tutto e subito' si risolve sempre in un fiasco.
Talvolta vedo genitori a bordo campo che spingono ragazzi a dare tutto e 
piu' di tutto, e ci manca poco che chiedano ai loro figli di rendere anche 
l'anima. E' veramente ridicolo, assurdo, tragico, quei ragazzi rischiano 
davvero il disadattamento.
Oggi la medicina dello sport dispone di tanti strumenti, troppi secondo me. 
Siamo arrivati ad un livello di esasperazione di ogni forma di controlli, e 
alla fine questo genera angoscia in molti atleti, ribellioni inespresse, 
disamore verso il proprio sport (e non solo in campo sportivo...si pensi a 
tante inutili diagnosi di gravidanza che tolgono il mistero di quell'evento, 
e lo riducono a fatto medico prematuro). Talvolta il disamore puo' investire 
anche la propria vita. Questo e' semplicemente inammissibile, a mio parere, 
anzi non a mio parere! E' inammissibile, punto e basta!
Bisogna tornare ad una certa naturalezza di rapporti, in tutti i campi. 
Troppi tecnici specializzati, incapaci di ricostruire la sintassi d'insieme 
del corpo e dello spirito degli atleti. Anche Gustavo Thoeni era un 
professionista, ma cio' non toglie che il tecnico principale (Messner) 
sapeva piu' o meno tutto di lui come sportivo, e la squadra procedeva in 
armonia. Si creavano cosi' modelli da seguire.
Anche i metodi di allenamento devono conservare una certa specificita' 
nazionale ed una umanita' locale. Il rugby totale e' stato inventato dagli 
australiani, inutile scimmiottarlo se non ci sono le basi in altri paesi. 
Gli AB praticano da sempre un rugby fondamentale che e' il loro, e cosi' 
deve continuare ad essere. La pretesa odierna che va globalizzato tutto, 
inclusi anzi soprattutto il training psicologico degli atleti, da uniformare 
secondo protocolli quasi medici o da isola dei famosi, mi sembra 
completamente infondata. Completamente!
Un tempo nulla era globalizzato, e si viveva molto meglio. Si conosceva 
anche meglio l'altro, il diverso da te. Lo si rispettava meglio, oggi molte 
amicizie sono superficiali, sono solo conoscenze fuggitive che poi vengono 
idealizzate. Se facevi un viaggio vent'anni fa in un paese estero, bussavi 
alla porta di chi ti ospitava, ed eri felice di conoscere un altro modo di 
vivere e pensare, che ti arricchiva. Il principio di alterita' (non so chi 
sei, ma vorrei conoscerti) rimane sempre e' la base di ogni dialogo serio, 
di ogni comunicazione. L'alterita' nel vero rugby e' molto forte, molto 
sentita.
Oggi vai a Londra e...non incontri piu' gli inglesi, non sai piu' nemmeno te 
chi e che cosa incontri!
Bisogna ritornare dunque ad uno sport umano e ad una visione meno 
costrittiva dell'impegno sportivo. Questo e' compatibile con un 
professionismo non esclusivo, cioe' con una sana educazione universitaria, 
ben sostenuta economicamente e culturalmente, ma non monotematica. 
Ripeschiamo anche il vecchio metodo educativo dei seminari, degli workshop 
di aggiornamento. I giovani devono respirare a pieni polmoni, confrontarsi, 
non stare chiusi in un teatro isolato e simulato senza i propri amanti, 
senza respirare veramente, e con l'anima in riserva come diceva il noto 
cantautore.
Questo e' davvero cio' che penso. I valori della persona non tramonteranno 
mai, checche' se ne dica. Cacciati dalla porta, essi rientrano dalla 
finestra principale sotto la spia di una maggiore fragilita' fisica, 
emotiva, angosce, depressioni etc..La condizione umana di fondo non e' 
cambiata dagli antichi ad oggi, non ci si puo' fare imbrogliare da 
medicunzoli e scienziatini famosi senza arte ne' parte, che vorrebbero 
trasformarmi con metodi artificiali nel padre di mio fratello e nel cugino 
di mio zio!
I bambini malati gravi ci ricordano spesso che il tempo a nostra 
disposizione non e' illimitato, e ci verra' chiesto se l'abbiamo utilizzato 
con vero profitto. Il Vangelo dice che i rami secchi verranno tagliati, 
ricordiamocelo!
Fermiamo dunque questa  folle corsa dello sport moderno, questa folle 
tendenza a volere sempre di piu', a correre dappertutto. Ci vogliono delle 
piccole ribellioni quotidiane applicate su noi stessi, prima che sugli 
altri. Bisogna contare sul contagio. Aiutiamo i giovani a riflettere, a 
guardarsi veramente, a spogliarsi di tante cianfrusaglie che vengono loro 
appioppate senza alcun criterio.
Lo sport rischia di diventare l'esatto contrario di se' stesso e della 
mentalita' sportiva.
Torniamo alla vita, riascoltiamo fino in fondo la sua musica, prima che sia 
troppo tardi
Ciao a tutti, buona domenica!
Giovanni

----- Original Message ----- 
From: <gino.vinella a libero.it>
To: "rugbylist" <rugbylist a rugbylist.it>
Cc: "jxcira" <jxcira a tin.it>; "rugbylist" <rugbylist a rugbylist.it>
Sent: Sunday, July 22, 2007 3:06 AM
Subject: Re: [RUGBYLIST] tendenze di allenamento


Non perdiamo di vista i valori del rugby e della vita in generale. Non ne 
vale la pena.
gino

---------- Initial Header -----------

>From      : rugbylist-bounces a rugbylist.it
To          : "Giovanni Ciraolo" jxcira a tin.it
Cc          : rugbylist a rugbylist.it
Date      : Sat, 21 Jul 2007 23:10:50 +0200
Subject : Re: [RUGBYLIST] tendenze di allenamento







> Caro amico, questo è il professionismo. Bisogna vincere per lo sponsor
> e per i soldi che mette in gioco.
> Lo spirito goliardico e genuino dei tempi andati non c'è più.
> Quindi, o ci si adegua, o si esce dal giro, alla faccia di chi, come
> me, preferirebbe ancora il buon rugby d'una volta.
> Però, bisogna adeguarsi ...
> Ciao.
> Franco (TV)
>
> Il 21/07/07, Giovanni Ciraolo<jxcira a tin.it> ha scritto:
> >
> > Leggo su Repubblica di oggi che la nazionale francese di rugby si sta
> > allenando in una fortezza militare, sottoposta a delle prove di stress
> > tipiche delle elites di pronto intervento armato.
> > Qualche giorno fa la Gazzetta dello sport ha dedicato un servizio agli
> > allenamenti dei nostri azzurri a Formentera, costretti a sedute continue 
> > di
> > varie prove sportive e a sostenere pesanti prove muscolari.
> > Mi sembra che viviamo in un mondo che ha perso un po' il senso delle
> > proporzioni.
> > Perche' dunque costringere degli sportivi, dei ragazzi nel pieno della 
> > vita,
> > degli anni e degli affetti, a delle prove del tutto superflue, che non
> > aggiungono nemmeno uno iota al valore umano delle persone?
> > Mi sembra che queste tendenze di allenamento moderne, tendenti a 
> > sottoporre
> > gli atleti a situazioni del tutto lontane dalla realta' del campo, siano
> > deprivate di ogni fondamento logico, e portino a spremere i giocatori, 
> > forse
> > anche a deprimere progressivamnente la loro vera passione per la palla
> > ovale, spostando l'attenzione del pubblico su particolari secondari o di
> > puro narcisismo, come i loro bicipi, tricipiti, sguardi feroci, per non
> > scendere ancora piu' in basso.
> > Un tempo, essenzialmente, si giocava al rugby per divertirsi, per 
> > divertire,
> > ed anche per fare durevoli amicizie.
> > Ci si riusciva quasi sempre.
> > Adesso, si sta invece scaricando sul nostro e su molti altri sport 
> > (salvo
> > forse la petanque!) parte o tutto lo stress ed il logorio della vita
> > moderna, una vita sempre piu' povera e asfittica dal punto di vista 
> > umano, e
> > tendente a sostituire una falsa forza o attrattiva esteriore alla vera
> > robustezza intima delle persone, alimentando cosi' gelosie distruttive e
> > fragilizzando gli atleti sotto ogni profilo, compreso quello fisico,
> > naturalmente (infortuni crescenti, depressioni, angosce immotivate).
> > E' una tendenza, questa, che mi sembra di dover denunciare come
> > assolutamente inaccettabile, ed anzi quasi inammissibile.
> > La gente deve ricominciare a darsi meno importanza e a riscoprire la
> > bellezza della propria vita intima.
> > Occorre tornare veramente al rugby di divertimento!
> > La squadra che vincera' in Francia non sara' certamente quella piu'
> > stressata o stressabile, ma quella che amera' di piu' questo sport, e lo
> > giochera' al meglio, infischiandosene allegramente dei metodi di 
> > allenamento
> > serioso, e giocando anche con piena fantasia e liberta' e gioia emotiva.
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