Dal Gazzettino (16.11.2009)

Dalla sconfitta con gli All Blacks… – Gli azzurri a Sacile – Dati TV – Mischia aperta – Zanni superlativo… – Anche l’Italia A nel segno della Marca –

Dalla sconfitta con gli All Blacks un dato confortante in vista della sfida di sabato a Udine con il Sudafrica

L’Italia riparte dalle certezze in mischia chiusa

di Ivan Malfatto

Gli All Blacks della mischia siamo noi. Dalla storica giornata di San Siro, oltre alla convinzione che dopo gli 80.014 spettatori niente sarà più come prima nel rugby italiano, la Nazionale esce con una conferma. Ha ritrovato quel pack di livello internazionale attorno al quale in passato, abbinato a un buon calciatore, ha sempre costruito le sue fortune. Non è una cosa da poco per un’Italia reduce da un pessimo Sei Nazioni (dove anche i piloni scozzesi avevano messo in difficoltà i nostri, il che è tutto dire) e da 12 sconfitte consecutive. Mancando un gioco multifase che consenta di segnare qualche meta, a questo fondamentale ci si deve aggrappare per fare bella figura contro gli Springboks e battere Samoa, interrompendo finalmente la serie negativa.

Queste le nove azioni della partita che dimostrano come gli azzurri hanno fatto neri gli All Blacks in mischia. Nel 20-6 finale tutti i punti dell’Italia (effettivi e potenziali) e la stessa meta della Nuova Zelanda (l’unica del match) sono infatti nati da situazioni legati al pacchetto.

 

  1. Prima mischia ordinata dopo 2’ e crollo di Waytt Crockett. Inizia presto il suo calvario contro Martin Castrogiovanni, uomo del match.
  2. Seconda mischia ordinata al 4’ e secondo crollo di Crockett. Determina il calcio da 35 metri con cui Craig Gower porta gli azzurri sul 3-0.
  3. Terza mischia ordinata al 15’ e terzo fallo neozelandese, in zona non piazzabile.
  4. Quarta mischia ordinata al 18’ e nuovo fallo. Calcio dai 25 metri di Gower che sbaglia. Poteva essere il 6-6. 
  5. Al 28’ dall’unica mischia ordinata vinta dagli All Blacks nell’area dei 22 metri italiani nasce l’azione che, passando da tre raggruppamenti, porta alla meta Corey Flynn. La mischia bene usata serve da piattaforma per far punti anche alla Nuova Zelanda.
  6. Al 34’ stavolta a seguito di un maul (variante della supremazia del pack azzurro in chiusa) nasce un calcio dai 30 metri. L’Italia preferisce usarlo andando in touche (azione poi sfumata per avanti) invece di trasformarlo. Poteva essere il 6-11.
  7. Nella ripresa all’8’incrocio Gower-Canale fermato sotto i pali, unica azione manovrata pericolosa per l’Italia, nato da una mischia vinta nei 22 neozelandesi.
  8. Al 18’ il calcio con cui Gower sigla dai 30 metri laterali gli altri tre punti dell’Italia nasce da fallo in mischia. Sommati all’errore e alla penaltouche precedente farebbero 12-17 nel punteggio.
  9. Dal 35’ alla fine eterna azione del pack azzurro sotto i pali (in 7’ ben 11 mischie ripetute, 4 calci contro e un cartellino giallo al pilone Neemia Tialata distrutto da Ignacio Rouyet) che avrebbe meritato la meta tecnica. L’arbitro Stuart Dickinson non l’assegna. Altrimenti sarebbe stato 19-20 finale, un "quasi" miracolo.

SEI RIENTRI DALL’ITALIA A

Gli azzurri a Sacile. Torna Pavanello

SACILE – La Nazionale italiana ieri nel tardo pomeriggio è giunta a Sacile in vista della sfida ai campioni del mondo del Sudafrica, in programma sabato prossimo allo stadio Friuli di Udine (ore 15, diretta La7/Sky Sport).

I giocatori a disposizione di Mallett sono tornati 30. Rientrano nel gruppo Tommaso Benvenuti, Paul Derbyshire, Antonio Pavanello,Michele Sepe, Giovanbattista Venditti e Manoa Vosawai, tutti protagonisti della vittoria della Nazionale "A" contro la Romania. La rosa verrà nelle prossime ore nuovamente ridotta a 24 elementi. I sei atleti che non proseguiranno l’avvicinamento alla partita di Udine verranno aggregati alla Nazionale «A» che sfiderà la Georgia venerdì a Palmanova (ore 19, diretta RaiSportPiù).

Ieri gli azzurri avevano ancora negli occhi gli spalti del Meazza:«Ringraziamo il pubblico di San Siro e i tanti che ci hanno seguito in tv» ha detto Mauro Bergamasco. «Non potevamo chiedere di più – ha continuato il flanker padovano – ci abbiamo messo qualche ora per capire quello che era successo ma abbiamo avuto conferma delcarattere e della personalità di questa squadra». Sul match col Sudafrica avverte: «Sarà una battaglia ancora più intensa». Riguardo alla meta tecnica non concessa all’Italia, nessuna polemica: «È una decisione dell’arbitro» taglia corto Luke MacLean, che poi aggiunge: «Abbiamo avuto qualche opportunità per andare in vantaggio ma non l’abbiamo saputa prendere». Ora il Sudafrica: «Viene da due sconfitte, sarà caricatissimo».


Sabato a Udine contro gli Spingboks sarà la 45. volta dell’Italia nel Triveneto. In testa alla classifica delle cità più azzurre c’è sempre Rovigo con 18 partite, seguono Treviso con 13 e Padova con 10. Sarà la prima volta della nazionale a Udine. In Friuli Venezia Giulia c’è già stata un’altra volta nel ’06 a Fontanafredda (Pordenone) contro il Canada. Nelle 3 precedenti visite in Italia i Boks si erano sempre esibiti in grandi città: Roma ’95, Bologna ’97, Genova ’01. Nei 7 precedenti, 7 sconfitte azzurre con 95 punti fatti e 417 subiti; 8 le mete realizzate e 59 quelle subite. I Boks sono sempre andati in meta da un minimo di 4 volte (’95 Roma e ’08 Citta del Capo) a un massimo di 15 nel 1999 a Durban nel mortificante 0-101 peggior performance nella storia azzurra.

Walter Pigatto

 


 

Forse non erano tanti quelli che si attendevano un rigurgito d’orgoglio del Vecchio Continente. Ma nello stellare fine settimana gli europei hanno dato una lezione di praticità ai due storici padroni del mondo.

E laddove agli Azzurri di Mallett, a cui è stata negata una sacrosanta meta tecnica nel finale di gara dal controverso Dickinson, sia sfuggita una storica vittoria contro gli All Blacks, non così è accaduto ai Bleus di Marc Lièvremont che venerdì sera allo Stadium di Tolosa hanno domato gli Springboks. 

I transalpini hanno imposto il loro dominio fisico sia in mischia ordinata che nei punti di incontro dove il mastino Heinrich Brüssow è stato l’unico giocatore verdeoro a non venire schiacciato dall’onda blu di capitan Dusautoir e truppa. Sotto pressione, soprattutto contro la maul francese, i campioni del mondo hanno sofferto concedendo due vitali punizioni e perdendo Kankowski per dieci minuti sintomo dell’inattesa difficoltà a cui si sono trovati opposti. E’ dal 1997, quando Mallett era al timone, che gli Springboks non vincono un test sul suolo francese e questa bruciante sconfitta dà già da pensare parecchio al coaching staff comandato da Peter de Villiers che la settimana scorsa aveva patito le pene dell’inferno nella sconfitta contro il Leicester di Castrogiovanni.

Chi non ha preso bene la lezione subita dalla mischia avversaria è stato il tecnico kiwi Graham Henry che in conferenza stampa ha  cercato di sviare l’attenzione verso l’interpretazione delle regole digioco da parte dell’International Board quella che invece è l’attuale difficoltà tecnica della sua squadra. Sul dominio in mischia chiusa degli italiani è giunto il puntuale riconoscimento di tutta la stampa neozelandese alla quale peraltro non è parso vero di trovare un nuovo neo negli All Blacks con cui attaccare il detestato Henry atteso tra due settimane dai Bleus allo Stade de France.

RISULTATI – Galles-Samoa 17-13, Francia-Sud Africa 20-13, Inghilterra-Argentina 16-9, Scozia-Isole Figi 23-10, Fira Xv-Barbarians Francesi 26-39 (celebrazione 75 anni di fondazione della Fira, giocatosi a Bruxelles), Giappone-Canada 46-8, Irlanda-Australia 20-20. Qualificazioni mondiali (gara di andata): Uruguay-Stati Uniti 22-27, Tunisia-Namibia 13-18.

Davanti a Skysport in 946 mila

Totale di 4 milioni e mezzo su La7

 

(im) Pieno di ascolti in tv per Italia-All Blacks. Su Skysport la partita è stata seguita da 419.242 spettatori medi complessivi (share 3,14%), con 946.954 contatti unici. Un dato superiore ai 300.000 circa che l’azienda si è posta come obiettivo per il prossimo Sei Nazioni. Su La7 in chiaro gli spettatori sono stati 1.700.000 (share 13%) con 4.500.000 contatti unici e 1.120.000 spettatori nel pre partita.

È il secondo miglior ascolto dopo Italia-Irlanda del Sei Nazioni ’07 (1.830.000).

MISCHIA APERTA di Antonio Liviero

 

Troppa indisciplina

E dal pacchetto il gioco non decolla

 

Pomeriggio di emozioni e incantamenti a San Siro. Non si era mai vista la Scala del calcio riempita di folla dai tenori del rugby. L’illusione di essere a Twickenham o allo Stade de France. Ben sapendo che almeno in 60mila non erano lì per gli azzurri o per il rugby. Ma per il mito. Per assistere alla messa nera degli All Blacks.

E pazienza se al kick-off il tizio ha gridato “arbitro, mani” pensando alle regole del calcio. Anche per quelli del calcio è stato in fondo un pomeriggio da non dimenticare. La battaglia per una volta non l’hanno vista sugli spalti ma sul campo. Certo lo spettacolo che si aspettavano, le azioni alla mano che piacciono ai profani come il vino abboccato, sabato non ha fatto capolino. Però è andato in loro soccorso il tanto "football rugby" praticato, un gioco dalla forma piùfamiliare. Chissà se si sono resi conto di respirare l’essenza del rugby. Se hanno avuto la consapevolezza di essere testimoni di un evento raro: una mischia azzurra che demolisce una nera.

E poi Gower. Non avrà il tocco raffinato di Kakà ma ci sa fare. E’ il regista che l’Italia cercava, l’uomo che sa avvicinarla alla linea di meta senza consumare energie in sequenze complesse di raggruppamenti a noi ostici. Il dieci italo-australiano non è un abatino e nel tempio che fu di Rivera la cosa non poteva passare inosservata. Difende e placca. Però è anche bravo palla in mano. Lo ha dimostrato con il delizioso passaggio dietro la schiena ad incrociare Canale, che ha aperto una ferita nelle difesa neozelandese.

Quello che invece hanno capito solo quelli del rugby è che al  piede gli azzurri non sono stati immuni da errori. Gower compreso. C’è molto da lavorare per rendere efficace un settore che non è individuale ma collettivo. E questo è uno dei motivi per cui l’Italia non ha raccolto più di sei miseri punti contro una Nuova Zelanda tra le meno forti degli ultimi 20 anni. Un altro motivo è l’indisciplina, specie nelle ruck. La pazienza dell’arbitro nell’estrarre il giallo è stata quasi pari a quella mostrata nell’evitare la meta tecnica alla Nuova Zelanda. Un altro ancora sono i lanci da mischia ordinata. Il gioco attorno ad essa è di imbarazzante povertà soprattutto se si tiene conto del netto dominio esercitato. Un’ossessiva prova di forza fine a se stessa. C’è da riflettere.

AZZURRI

Vittorio Munari, general manager del Benetton, orgoglioso dei ragazzi schierati da Mallet sabato a San Siro

Zanni superlativo con i mitici All Blacks

Una grande prestazione dell’Italia contro i mitici All Blacks, una prestazione che ha avuto un apporto non indifferente dei giocatori del Benetton. Dei 20 atleti impiegati da Nick Mallett nella sfida di sabato, 6 giocano in maglia biancoverde, Garcia, Ghiraldini, McLean e Zanni, nel XV iniziale, poi Picone e Rouyet entrati a gara cominciata. Solo Sgarbi non ha avuto minutaggio rimanendo, con Burton, in panchina.

Una prestazione encomiabile, di tutti. Con degli aspetti fondamentali, come la sicurezza di McLean, la volontà di Garcia, la forza di Ghiraldini, la linearità e la costanza di Picone, ma soprattutto la voglia e la sofferenza di Rouyet e la partita di spessore di Zanni.

«Per noi è un punto d’onore – sostiene Vittorio Munari, direttore generale del Benetton – infatti avevamo fatto in modo che i giocatori azzurri potessero arrivare al raduno per i test autunnali nelle migliori condizioni. Dopo gli impegnativi incontri in Heineken Cup e la settimana culminata con la sfida di Viadana dopo un raduno azzurro, contro il Gran Parma abbiamo lasciato opportunamente a riposo chi avrebbe dovuto giocare in Nazionale. Mi sembra che tutti siano arrivati in condizioni ottimali e che tutti abbiano reagito nel modo migliore».

Un terzo della squadra targata Benetton, era da tempo che non accadeva…
«Penso sia da considerare un contesto che io ritengo ancor più importante: Mallett ha utilizzato 20 giocatori contro la Nuova Zelanda, 8 provenienti dai campionati esteri e 12 da quello italiano, di questi 6 appartengono al Benetton. Pur soffrendo, perché è stata evidente una certa sofferenza nell’intensità, da questo punto di vista il gap si è decisamente ridotto e ciò grazie in particolare all’apporto di giocatori del Viadana e del Benetton. Questo è senz’altro un buon punto di partenza».

I giocatori trevigiani?

Tutti quelli entrati in campo mi hanno molto soddisfatto, ma se devo spendere una parola per qualcuno, ritengo che la prestazione di Zanni sia stata superlativa. Il ragazzo ha giocato una grande partita di contenuto, com’è d’altra parte una sua caratteristica, con spirito gregario e molta umiltà. Penso che Zanni, senza voler far pesare il fatto che giochi da quest’anno a Treviso, sia il giocatore che più di ogni altro abbia compiuto dei passi in avanti».

Ennio Grosso

 

I NUMERI

Anche l’Italia A nel segno della Marca

 

TREVISO – (e.g.) L’apporto degli atleti Benetton in azzurro è stato importante per la nazionale maggiore, che ha messo a dura prova i mitici All Blacks, ma anche per la Nazionale A, che ha giocato una partita dai grossi contenuti tecnici contro la Romania – presentatasi in campo con i suoi elementi migliori – vincendo venerdì a Piacenza in maniera netta e chiudendo con un eloquente 33-6.

Cinque gli atleti biancoverdi in campo dall’avvio, praticamente un terzo del XV. Gara intera per l’ala Benvenuti e la seconda linea Antonio Pavanello, 72’ per il pilone Cittadini e il mediano di mischia Semenzato, 67’ per l’altro pilone, Rizzo. A parte Rizzo, gli altri atleti rientravano nel gruppo della nazionale maggiore e non è detto che da qui alla fine del trittico di gare autunnali che dovrà affrontare la nostra nazionale maggiore, contro Sudafrica a Udine e Samoa ad Ascoli, non possano far valere la loro consistenza.

Oltre ai 5 biancoverdi, in campo a Piacenza con la maglia della Nazionale A anche altri tre trevigiani, Buso della Futura Park Roma, Giazzon del Parma e Patrizio del Petrarca Padova. Per Buso anche la gioia di aver segnato una meta.


TREVISO – (e.g.) Nick Mallett ha formato un gruppo di 30 giocatori in vista dell’incontro di sabato a Udine con il Sudafrica. Reintegrati anche i due biancoverdi Tommaso Benvenuti e Antonio Pavanello, così il numero di atleti del Benetton in nazionale maggiore è tornato a 9.

Domani il tecnico sceglierà i 24 da portare a Udine e i 6 esclusi verranno dirottati nella Nazionale A che venerdì sera alle 19 a Palmanova (diretta su Rai Sport Più) affronterà la Georgia.

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