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<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'>Ormai il mondo anche rugbistico è completamente globale a
livello tecnico: allenatori di serie B non se ne trovano più, quindi anche Italia-USA
(24-20 in California) è stata decisa sul filo di lana. Mi sembra inutile
sostenere che Argentina-Italia sia stata giocata molto meglio dagli azzurri, per
il semplice fatto di avere contro i Pumas. In realtà i match non solo di tipo
test oggi si giocano come delle tappe in un continuo roadshow dove le squadre si
presentano ad un pubblico anche giornalistico/societario molto vasto per migliorare
la propria “quotazione” sul mercato internazionale dei rankings.
Non esiste più per tre anni una squadra dominante nel mondo, oppure un
giocatore leggendario. Di leggende in giro non ce ne sono più, si entra e si
esce dal gioco e talvolta non si rientra per molto tempo. Anche il rugby
risente di questo universo che cambia continuamente. La Francia è passata in
meno di 3 anni da una finale mondiale con NZ in cui è stata vicina al colpo storico
assoluto ad un trend che l’ha vista alla fine sbattuta in malo modo dalla
WRC dagli stessi neozelandesi. Non c’è più nessuna certezza. Cosa si può fare
in questo universo mobile e magmatico? Una sola cosa direi: giocare! Giocare
prima ancora di allenarsi! Per i risultati c’è tempo. E’ come un
giovane che cerca lavoro e fama: tutto gli viene perdonato nel suo curriculum
dai cacciatori di teste, salvo una cosa: avere passato dei periodi senza fare
niente. Se ne parli male purché se ne parli. Ha preso dei grossi granchi? Va
benissimo, ne prenderà di meno in futuro! Allora forza Gega (e nel calcio forza
Bonucci), si vince anche con l’umiltà e il sudore, poi arriveranno i tre
quarti e i mediani, una vecchia storia!<o:p></o:p></span></p>
<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'>g.ciraolo <o:p></o:p></span></p>
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