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<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'>In questa calura estiva che annebbia molte cose è giunta
improvvisa e netta la notizia di Ruggero Trevisan che lascia il rugby, cambia
vita ed abbraccia l’impegno missionario. Dato il valore e la serietà di questo
nostro giocatore, e dell’uomo, non può forse sorprendere una scelta così
impegnativa. Sono stati non pochi gli sportivi che hanno optato per decisioni così
rilevanti. Una volta i preti entravano presto in seminario e da lì crescevano
nella vita adulta. Oggi si matura in condizioni diverse, e mi sembra molto
interessante che un giocatore di rugby attraversi tutti gli stadi della
carriera sportiva (ahimé per molti: Accademie incluse!), giunga al successo
senza fregare gli altri e poi imbocchi una via di grande respiro come quella religiosa.
Rispetto al caldo amichevole della propria squadra, e alle scelte di gioco
disponibili e dirompenti, vivrà sicuramente momenti di solitudine. Ma questi
momenti tutti li abbiamo provati anche nella attività sportiva. Prima di
entrare in campo si è sempre soli. Lui adesso se ben comprendo andrà in altri
paesi e conoscerà altre culture. Lo capisco, anche se l’impegno missionario
attuale, a mio avviso, andrebbe esercitato molto in Italia. E’ qui forse che si
devono ricostruire dei valori. Non è facile ma JFK diceva che “non andiamo
sulla luna perché è facile, ma perché è difficile”!<o:p></o:p></span></p>
<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'><o:p> </o:p></span></p>
<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'>g.ciraolo <o:p></o:p></span></p>
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