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Non discuto le tue cifre, forse per gli educatori è sufficiente un
contributo più basso, non è detto che sia per tutte le categorie e
in parte ovviamente deve essere sostenuto dalle società con le quote
di iscrizione.<br>
Parlo però di aiuto al reclutamento.<br>
Qui secondo me la Federazione può fare tanto con tecnici
specializzati (e pagati dalla FIR, ovviamente) mandati in giro per
le società a fare formazione agli educatori e a fare essi stessi
attività presso le scuole o altre situazioni in cui è possibile fare
reclutamento (eventi, campi estivi, grest).<br>
Non si tratta di numeri "finti", bensì di numeri "veri" da regalare
al movimento: bambini/ragazzi che poi vengono con le famiglie al
campo e si tesserano. <br>
Aumentando il numero di tesserati "veri" fai "massa critica",
consenti di avere maggiore competizione nei momenti di
confronto/crescita (concentramenti propaganda, campionati regionali)
per avere poi campionati elite più selezionati. <br>
Da tutto questo ottieni più qualità.<br>
E' una mia idea eh, per carità, può pure essere sbagliata, ma non
credo sia molto lontana da quello che pensano in contesti più
qualificati.<br>
<br>
Ciao.<br>
Luca <br>
<br>
<div class="moz-cite-prefix">Il 23/06/2014 12:57, Salvatore Messina
ha scritto:<br>
</div>
<blockquote
cite="mid:1403521053.21617.YahooMailNeo@web172006.mail.ir2.yahoo.com"
type="cite">
<pre wrap="">Sarebbe bello ma....
Facciamo due conti. Quanti sono i club in Italia?
Ipotizziamo circa 500 club. Le categorie giovanili sono 7 e ciascuna ha bisogno di un allenatore qualificato (laurea in Scienze Motorie più brevetto FIR almeno di 1° livello) stipendiati con almeno 500 euro al mese ciascuno. Fanno solo di tecnici giovanili 35.000,00 euro all'anno, che per TUTTE le società italiane ipotizzate vengono 17.500.000,00 euro.
I soldi ci sarebbero anche... il problema è un altro conteggio: li abbiamo in Italia 3.500 tecnici laureati in S.M. con il brevetto di 1° livello in grado di campare con un'attività part-time di 500 euro al mese (o di avere un altro impiego mattutino da arrotondare con il rugby)?
La risposta è: ASSOLUTAMENTE NO!
Qui sta tutto il problema...
Cosa può fare allora la FIR se non raggruppare i ragazzi in un certo numero di centri gestiti dagli UNICI tecnici qualificati (o comunque con una certa esperienza e capacità comunicative/formative) disponibili?
Che è la strada appena intrapresa.
Il problema sono i 10 anni di deretani incipriati e stadi riempiti.....
E' ovvio condividere l'allargamento della base ma teniamo presente che far crescere il rugby in Italia è come seminare. Prima di tutto serve il seme, poi dalle piantine che crescono bisogna tenere da parte altra semente selezionata e solo dopo anni di questo processo si può cominciare a macinare il grano per fare la farina.
Oggi come oggi aumentare il numero dei tesserati è una pratica dispendiosa ed inutile. Serve innanzitutto individuare impianti e formare "formatori" che poi insegnino agli allenatori. Ma tecnici veri e non appassionati/dopolavoristi/buontemponi/con la panza....
Obbligando le società a fornire un servizio sportivo e non alcool al terzo tempo.
Salvatore Messina
Il Lunedì 23 Giugno 2014 12:26, Oliver63 <a class="moz-txt-link-rfc2396E" href="mailto:lucaoliver63@gmail.com"><lucaoliver63@gmail.com></a> ha scritto:
Condivido parecchie cose di quelle che ha scritto Salvatore.
Una cosa su tutte la voglio aggiungere, ed è mia personale:
- si parla molto di processo di selezione: perfetto, sicuramente va
migliorato, reso più efficiente, meno clientelare, sicuramente
affidato in parte anche ai privati e non necessariamente gestito
tutto dalla FiR, però se non si allarga la base un buon processo di
selezione può portare a buoni risultati, ma non eccezionali
- solo se si allarga la base e si migliora il processo di selezione
si ottengono risultati di eccellenza
Il concetto di "allargare la base" vuol dire occuparsi del movimento
dal punto di vista dei club, e non solo da quello dell'alto livello:
se fossi il presidente federale, andrei dai club e chiederei loro:
di cosa avete bisogno ? soldi, tecnici, formazione, strutture ? di
tutto un pò ? E cercherei, nei limiti del possibile, di fornirglieli
... Qualcuno lo chiama "clientela", io lo chiamo "supporto allo
sviluppo" ...
Ciao.
Luca
Il 23/06/2014 11:41, Salvatore Messina ha scritto:
Rispondo un po' a tutti... GIAPPONE
Pensare di battere il Giappone a casa sua con questi giocatori, con questo spirito, con queste indicazioni tecniche, in questo momento sportivo, considerando i progressi dei nipponici, i giocatori che stanno "formando", il peso politico, le aspettative di una nazione in vista della RWC del 2019, è pura incompetenza. BENETTON
Sono state dette un po' di inesattezze e qualche sciocchezza. Per quello che ne so io non avendo avuto la società le garanzie richieste per l'attività futura (PRO12 e Coppe) ha dovuto fare delle scelte strategiche basandosi solo sulle sue forze e sull'eventuale campionato italiano. Il che ha significato per Smith interrompere un rapporto per un ingaggio in S.A. con il conseguente esonero anticipato da parte della società vista la posizione in classifica (inutile spendere soldi e perdere tempo per un allenatore a fine ciclo che non avrebbe più influito, nemmeno volendo, sulla classifica di PRO12). Il campionato italiano di Eccellenza poi non avrebbe necessitato di profili internazionali ed i giocatori che potevano ancora spendersi all'estero era giusto lasciarli andare.
E qui mi domando cosa sia successo ad un giocatore come Zanni... NAZIONALE
Ormai anche i pali del campo hanno capito che, dietro questa armata Brancaleone di pensionati, giovani promesse anziane, allenatori d'antan, staff tecnici di amici/parenti/conoscenti (con tanta buona volontà ma ancora fermi alla 3a elementare del rugby), ci sono almeno 10 anni di vuoto tecnico e mentale. Si sono già da tempo tirati i rami in barca e ci si lascia trasportare dalla corrente. Senza un movimento di base che produca soldi e passione vera (oltre che buoni giocatori) l'Italia non potrà mai competere con le isolane, il Giappone, USA, Canada. La Scozia ed il Galles galleggiano in quanto appartenenti al Regno Unito. Il resto è ormai lontano anni luce in fase di accelerazione in iperspazio. E noi siamo con la bicicletta con la cartolina attaccata ai raggi per farla sembrare una moto. CULTURA
Ho la fortuna di condividere un po' dell'esperienza di uno dei migliori tecnici formatori italiani. Nel tentativo di migliorare il mio bagaglio ho cercato un po' di libri da studiare per l'estate. Ho fatto passare almeno una trentina di titoli e, a parte un vecchio libro sulla mischia chiusa (che già possiedo) ma ritornato d'attualità e qualche traduzione (su argomenti base), il resto è solo folklore. Bello, divertente, appassionante, un po' nostalgico ma che serve ad imparare a giocare a rugby come una barzelletta sui carabinieri ad arrestare un delinquente.
Poi naturalmente i "puristi" diranno che per giocare a rugby devi essere un rugbysta dentro. E' vero... ma molto di più saper centrare un bersaglio a 10 mt con la palla (sia da dx che da sx) e non discostarsi troppo dai 15 min sul test di Cooper...
Il fatto è che nel calcio, per quanti mister da poltrona ci siano, se uno non centra la porta lo capiscono tutti. Nel rugby vorrei sapere quanti tifosi sanno distinguere uno bravo da un mediocre (ma anche da un brocco). Ragazzi... in N.Z. hanno tirato le orecchie a McCaw per UN placcaggio sbagliato!!!!!!!!!!!!!
Salvatore Messina Il Sabato 21 Giugno 2014 13:22, ilfalco7 <a class="moz-txt-link-rfc2396E" href="mailto:ilfalco7@libero.it"><ilfalco7@libero.it></a> ha scritto: Inviato da Samsung Mobile. -------- Messaggio originale --------
Da: ilfalco7
Data:21/06/2014 11:57 (GMT+01:00)
A: Silvio
Oggetto: R: [RUGBYLIST] Nazionali Non è il modo di risolvere i problemi.
Pensate di avere una grande squadra x le mani e un manico sbagliato? Inviato da Samsung Mobile.
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