<html><head><meta http-equiv="Content-Type" content="text/html charset=windows-1252"></head><body style="word-wrap: break-word; -webkit-nbsp-mode: space; -webkit-line-break: after-white-space;"><br><div><div><div style="word-wrap: break-word; -webkit-nbsp-mode: space; -webkit-line-break: after-white-space;"><br><div>dal Giornale di Brescia, 1 maggio 2014 </div><div><a href="http://www.giornaledibrescia.it/in-provincia/sebino-e-franciacorta/alessandro-miracolato-dopo-la-gran-paura-1.1858938">http://www.giornaledibrescia.it/in-provincia/sebino-e-franciacorta/alessandro-miracolato-dopo-la-gran-paura-1.1858938</a></div><div><h1 class="article_esp">Alessandro, «miracolato» dopo la gran paura</h1><div>di <strong>Federico Bernardelli Curuz</strong></div><div><strong><br></strong></div><div><div class="elem_art_int">
<span class="ora">Ore: 09:55</span>
<span class="datanw">| giovedì, 1 maggio 2014</span>
</div>
<div class="tx_art"><p>
        «Ho rischiato di morire o di non potermi più muovere; non sono un
credente fervente ma devo ammettere che è stato un miracolo a salvarmi,
anche se non potrò più giocare. Potrò però svolgere una vita normale e
ho già cominciato la riabilitazione».</p><p>
        Parole che salgono dal profondo dell’anima, sfociando in un fiume di
sollievo e gratitudine, rivelano il dramma vissuto dal giocatore di
rugby Alessandro Fimmanò domenica al campo Tartaglia, nel match di serie
B tra Marco Polo Cus e Rovato. È proprio il giocatore, che vive a
Chiari, a rivivere l’incubo: «Mi sono tuffato a terra per recuperare il
pallone quando un altro giocatore è intervenuto. ho sentito un forte
strappo al collo e ho subito capito che la mia corsa finiva lì».</p><p>
        Il match viene subito interrotto. I soccorritori della Croce Bianca
immobilizzano il giocatore e lo trasportano al Civile. «Al suo arrivo in
ospedale - racconta ancora scosso il padre, Antonio Fimmanò, medico -
sembrava si trattasse di un infortunio da poco. Poi, dopo la tac, è
venuta a galla la realtà: si tratta di dislocazione della seconda e
terza vertebra: «Internal decapitation», il termine tecnico.</p><p>
        Il braccio sinistro di Alessandro non si muoveva. È stato portato
subito in Rianimazione e sottoposto a una delicatissima manovra di
trazione durante la quale ha avuto due arresti cardiocircolatori. Ma le
due vertebre non si sono riallineate e si è reso necessario l’intervento
chirurgico, effettuato lunedì. Dopo cinque ore e mezza interminabili,
piene di angoscia e terrore per un’operazione a nuca aperta che avrebbe
potuto comportare la morte di mio figlio o la completa paralisi, è stato
meraviglioso vedere negli occhi del primario Marco Fontanella e del
dottor Riccardo Bergomi, che ha eseguito l’intervento, la soddisfazione
per l’ottima riuscita dell’operazione. Un team che ha fatto miracoli, a
partire dal medico di campo, all’anestesista Vittorina Trapelli, a
un’équipe preparata e professionale».</p><p>
        Un lieto fine che però significa l’addio definitivo a una grande
passione. Alessandro, da buon rugbista non si lascia abbattere «anche
grazie a tanti attestati di affetto del mio allenatore Lancini, del
coach Filippini, dei compagni e a tutte le persone che mi sono state
vicine». Amicizia, dedizione, sacrificio gioia e dolore attorno a una
palla ovale...</p><p><br></p></div></div></div></div></div></div><br></body></html>