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<DIV align=justify><FONT size=2 face=Arial>Il successo dell'Italia nel mondiale
di rugby a XIII contro il Galles, in casa sua, mi sembra poco commentato.
Eppure, per chi ha incontrato il rugby solo al cinema o in un libro questa
disciplina del gioco a tredici è importante. L'Italia aveva già battuto, prima
del Galles, l'Inghilterra. Ma è curioso notare come i nomi dei nostri giocatori
che sono andati in meta siano australiani. Questo mi fa un grandissimo
piacere, perché di tutte le nostre emigrazioni quella italiana in Australia è
stata forse la più avventurosa, difficile e fruttifera. Ma anche per
un'altra ragione, più intima. Questi giovani che oggi portano la maglia azzurra,
pur essendo nati in terra dei canguri, sono, presumo, i nipoti dei nostri
emigranti dell'immediato dopoguerra, che venivano accolti con la qualifica di
"ex-enemies" nei giornali anglosassoni e nei campi di permanenza,
allora assai duri. In quegli anni difficilissimi, mio padre (Giorgio
Ciraolo) era primo segretario dell'Ambasciata italiana a Melbourne.
Caparbiamente, e partendo quasi dal nulla, negoziò con il
governo australiano un mini-Stato sociale per i nostri emigranti. Che
iniziarono così a declinare con convinzione la parola diritti, e perché no anche
il diritto allo sport e alla salute per i propri figli.</FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT size=2 face=Arial>Chissà se quest'uomo, mio padre,
fosse stato presente al Millennium Stadium di ieri, e avesse visto tutti questi
nomi australiani...cosa avrebbe pensato? Forse gli sarebbe scesa una lacrima sul
viso, o forse si sarebbe chiesto come mai un gioco visto tanti anni fa in
Australia viene praticato oggi anche in Italia, ad un livello
competitivo...</FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT size=2 face=Arial>Il Governatore della Banca d'Italia
pochi giorni fa, in un intervento ben pubblicizzato, ma discutibile, ha
sostenuto che noi italiani "abbiamo perso la capacità di crescere e di
competere". Capisco quello che vuol dire il Governatore, ma sul fondo non sono
d'accordo con lui. Per rimanere nel nostro mondo ovale, il campionato di
eccellenza oggi non è più un torneo di pochi arrivati o di glorie
predestinate che fanno e disfano gli incontri. Qualche spettatore arranca e
fischia senza ragione, ma nell'insieme si soffre e si cresce.
Ed i nostri ragazzi del rugby a tredici che si stanno battendo in
terra britannica sono un misto di lotta combattuta ieri in altre terre e di
giovani appassionati della nazione italiana.</FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT size=2 face=Arial>I nostri ragazzi vogliono crescere:
se ci manteniamo onesti verso di loro, condizione sine qua non,
riusciranno a crescere ed anche a competere!</FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT size=2 face=Arial>g.
ciraolo </FONT></DIV><BR>
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