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Prima che qualcuno mi corregga, me lo dico da solo.<br>
Non era Rocco Caligiuri, era Fabrizio Gaetaniello. <br>
Non so, subito dopo avere riletto la mail mi sono accorto del
tremendo lapsus.<br>
Sorry a tutti !! <br>
<br>
<div class="moz-cite-prefix">Il 26/06/2013 17.13, Oliver63 ha
scritto:<br>
</div>
<blockquote cite="mid:51CB052D.8030602@gmail.com" type="cite">
<pre wrap="">Di Rocco Caligiuri ricordo uno straordinario "longline" calciato proprio sotto
la tribuna del Battaglini nella partita Italia-Argentina vinta dagli azzurri
18-6 nel 1978, prima partita di Villepreux sulla panchina azzurra.
Uno straordinario effetto "a rientrare" assestato al pallone dall'allora estremo
azzurro col piede sinistro che partendo dai 22 mt difensivi dell'Italia uscì
praticamente all'altezza dei 22 mt argentini.
Un gesto tecnico che strabiliò allora la tribuna, ma che anche adesso in tempi
di gioco tattico al piede, risulterebbe più che pregevole e ahimè ancora raro in
campo azzurro.
Avevo solo 13 anni, e credo che Rocco Caligiuri fosse agli sgoccioli della sua
carriera in azzurro ... Peccato, ancora adesso se penso ad un estremo con la
maglia azzurra, pur essendo un grande estimatore di Masi, non riesco a pensare a
nessuno più "tecnico" di Caligiuri, che sapeva unire a dei fondamentali perfetti
una presenza fisica non comune.
Nel mio "15" azzurro ideale.
Ciao.
Luca
Il 24/06/2013 18.20, <a class="moz-txt-link-abbreviated" href="mailto:luciano37@libero.it">luciano37@libero.it</a> ha scritto:
> Squadre e aziende di rugby in Italia -http://www.coobiz.it/it/aziende/trova/1?q=rugby
> __________________________________________
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>
> Mi permetto di raccogliere l'invito di Pierluigi Maciocia e non essendo, ahimé!, fra i "troppo giovani" , scrivo poche righe per Rocco Caligiuri e Mariano Dal Martello, due che - come si dice - "hanno passato la palla". In verità Rocco la calciava più che passava e Mariano era fra quelli che, interpretando il rugby del suo tempo, non la mollava mai. Personaggi totalmente differenti, di carriere nettamente distintcoe, ma entrambi hanno lasciato un segno.Rocco Caligiuri, morto a 63 anni, era un calabrese diventato romano. Il disincanto in persona, il rugby della gioia di esserci, la battuta pronta, il coraggio scavato nel serbatoio di un'innata pigrizia. L'ho visto esordire con una maglia azzurra a 19 anni, contro il Galles a Llanelli, con l'Italia Juniores. Fu l'unico a vincere, conquistando cuori femminili nel terzo tempo. Un personaggio, fin da subito. Poi la Nazionale vera, per 26 volte, tra il 1969 e 1979. Non pochi discu
> tevano la scelta, ma Rocco era sempre disponibile quando lo chiamavano. Ci teneva alla Nazionale, e con lui (e Quaglio) la nazionale era di umore sempre positivo. Era un buon difensore, non un gran placcatore, ma aveva gambe da n. 15 moderno, e soprattutto un piede, il sinistro, di caratura internazionale. "Piazzava" maluccio, ma nei drop era fantastico. Nell'aria un po' rarefatta di Johannesburgh, al vecchio Ellis Park, centrò tre drop contro un Transvaal XV di caratura, a concilusione del tour rugoso e abrasivo degli azzurri in Sudafrica nel 1973, giocando 9 partite su nove. Fino a quel momento solo Albaladejo, francese, vantava 3 drop in un match internazionale. Come fosse sfuggito indenne dai placcaggi distruttivi (e in ritardo) dei sudafricani, restò una delle cose più belle del tour. I suoi h tempi di inserimento in attacco potrebbero essere ancora portati a esempio. Per i più giovani l'esempio di McLean mi pare il pi&
Atilde;
> ;¹ calzante. Solo che Rocco era veramente personaggio "pieno", come lo è stato da imprenditore di grande successo. Gli avevano consegnato recentemente il cap n. 224 della Nazionale. La Roma e gli amici delle "rimpatriate" gli avevano conservato una notorietà meritatissima.Mariano Dal Martello, ex avanti del Rovigo, è morto a 71 anni. Aveva terminato la carriera nel 1976, dopo 161 partite coi bersaglieri, in 10 campionati. Nel 1976, dopo lo scudetto dei rossoblui in "Rugby come Rovigo" avevo scritto di lui (chiedo scusa se mi cito): "Mariano è uno della vecchia guardia, ha fatto da ponte tra il Rovigo del settimo scudetto (1964) e quello attuale. Terza linea potente, dal corto raggio d'azione, è finito con gli anni a giocare pilone per necessità motorie, rivelando una sorprendente vocazione. Ambrogio Bona, unanimenente considerato il migliore in Italia nel ruolo, ne parla in termini entusiastici. Per&Atil
> de;² Dal Martello non ha raccolto che un decimo di quel che ha seminato. Non ha mai giocato in Nazionale e a scorrere i nomi di quelli che ci hanno giocato, durante il suo periodo migliore, c'é da rabbrividire".Cose vissute e scritte tanti, tantissimi anni fa. A volte, essere vecchi, ripaga per averle vissute. Forse è poco, ma i 70 mila che vanno ora all'Olimpico, arrivano un po' anche dal sinistro di Rocco e dalle mani-spatola di Mariano.
> Un saluto agli amici della List.Luciano Ravagnani
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