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<DIV><FONT size=2 face=Arial>La notizia che una donna in Turchia, si chiama
Duygu, prenderà in carico come allenatrice la panchina del Galatasaray, una
delle squadre più forti di quel paese, mi ha incuriosito. Sono andato a
cercare paragoni nel rugby. Siamo abituati a vedere la palla ovale,
con le sue durezze, come un affare di uomini. In Francia, però, ho
trovato una allenatrice presso la scuola di rugby pirenaica del TPR
(Tarbes Pyrenees Rugby). Ghislaine Chapelain, così si chiama questa
sportiva, racconta con piacere come i figli l'abbiano trascinata verso il
rugby. Molte persone, conoscendola, si chiedono se lei allena le ragazze, ma
invece no, lei segue i maschi e qualcuno della vecchia guardia
storce la bocca. Eppure Ghislaine, di professione giurista, non
era destinata alla palla ovale. Aveva già una posizione nel campo
dell'equitazione fin quando il suo figlioletto di 9 anni dichiarò il suo
desiderio per il rugby. La prima reazione di Ghislaine è di implorare
l'integrità delle orecchie del figlio! Ma poi lei stessa si
dice sorpresa di scoprire i valori dell'ovale, coesione e solidarietà, ma
anche una provenienza dei giocatori da ogni ambiente sociale. E' importante
questo, talvolta si dice che il rugby è sport per i professionisti e la
gente di alto livello. Ma è interessante come questa donna abbia valorizzato i
suoi diplomi precedenti, innanzitutto quello di soccorritrice. Piano piano
questa persona vede anche il secondo figlio scegliere la palla
ovale. A questo punto Ghislaine si decide di passare anche il diploma di
educatrice sportiva, un brevetto che abilita alla gestione e all'allenamento di
una squadra. Così oggi Ghislaine insegna ai suoi ragazzi i passaggi, i
placcaggi e le posizioni da tenere sul terreno di gioco. Ed pretende sempre
un assoluto rispetto dell'avversario e dell'arbitro. Mi chiedo: ma non
è che per caso il rispetto delle regole sia un fatto più femminile che non
maschile? E forse anche la liberazione delle emozioni avviene più
facilmente con una allenatrice, tra uomini si gioca a fare i duri.
Infine, il buon funzionamento di una scuola di sport dipende da persone che
non guardano dall'alto altre persone e che non si formalizzano nell'assolvere
anche a compiti umili ed oscuri.</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Arial>g.ciraolo</FONT></DIV><BR>
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