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<p class="MsoNormal">Ciao a tutti,<br>
per chiarire il problema, per me fu illuminante una lezione tenuta da
Villepreux a Pomigliano d'Arco (NA) nella quale lui semplicemente spiegava che
essendo il rugby un gioco non conosciuto dai ragazzi italiani c'era la
necessità di farlo giocare e dall'esperienza di gioco comprendere la filosofica
e le finalità. Con molta semplicità lui raccontava di quando da ragazzino,
all'uscita da scuola, organizzava partite di rugby con i suoi compagni, come
oggi accade con il calcio da noi. E' normale, e facilmente comprensibile, come
un ragazzo non avendo mai toccato un pallone da rugby, non avendoci mai giocato
in maniera ludica da piccolino, e non avendo la possibilità di vederlo in TV e
di emulare i gesti dei campioni in video, sia completamente allo scuro del
gioco.........NON LO CONOSCE !!! Io personalmente con i ragazzini dell' under
10, per fargli capire che devono cercare lo spazio dove non c'è l'avversario
per ricevere il passaggio ed avanzare, devo obbligatoriamente usare termini
calcistici, come "SMARCARSI", adattati alla filosofia del gioco del
rugby (come indicato nella didattica F.I.R.: <b style="mso-bidi-font-weight:
normal">dal conosciuto all’ignoto</b>).<br>
Sinceramente non ho mai sentito dire da Villepreux che la tecnica di base non è
necessaria o poco importante, pertanto deduco che per insegnare a giocare a
rugby, e ciò vale a tutte le età ed a tutti i livelli, sia fondamentale far
capire il gioco ma senza un’adeguata conoscenza dei fondamentali sia
impossibile giocare.</p>
<p class="MsoNormal">Pertanto i due metodi sono entrambi efficaci se coesistono e
se nessuno di essi prevarica sull’altro.</p>
<p class="MsoNormal">Tutto è nelle mani dell’educatore prima e dell’allenatore
poi, se esso sarà preparato e saprà gestire e programmare la sua attività d’insegnamento
avremo giocatori che sanno compiere scelte di gioco in tempo brevissimo e le
svilupperanno senza commettere errori.</p>
<p class="MsoNormal">Mi auguro che si dedichi maggior tempo alla formazione degli
allenatori e che essi vengano seguiti anche nel loro cammino dalla Federazione;
e soprattutto che le società abbiano la forza di creare un unico progetto di
insegnamento, scegliendo i propri allenatori secondo parametri più
professionali e meno dettati dalla carenza e volontarietà degli stessi.</p>
<p class="MsoNormal">Con affetto</p>
<p class="MsoNormal">Antonio Ievoli </p>
<blockquote>
----Messaggio originale----<br>
Da: paolo.valbusa@libero.it<br>
Data: 9-lug-2012 14.08<br>
A: <rugbylist@rugbylist.it><br>
Ogg: [RUGBYLIST] I: Globale e analitica, due scuole a confronto. Dalla Francia al resto del mondo | IL GRILLOTALPA<br>
<br>
<p>Ciao a tutti,</p>
<p>mi permetto di girare alla list un interessante articolo di Ivan Malfatto pubblicato da <em>Il Gazzettino</em> e ripreso dal sito <em>Il Grillotalpa. </em>Si parla di 2 scuole rugbistiche diametralmente opposte sotto il profilo dell'approccio metodologico. Fatte le debite proporzioni, sembra di rivivere la diatriba che esisteva (forse esiste ancora) all'interno del sistema educativo italiano tra il metodo deduttivo (<em>prima la grammatica e poi la pratica</em>) e quello induttivo (<em>prima la pratica e poi la grammatica)</em>.<u> </u></p>
<p style="PADDING-BOTTOM: 0px; MARGIN: 0px; PADDING-LEFT: 0px; PADDING-RIGHT: 0px; PADDING-TOP: 0px">Anche in campo filosofico esiste la famosa controversia tra <em>gli analitici</em> (gli anglosassoni) e <em>i continentali </em>(il resto del Mondo). Ma non vorrei spaventare nessuno: nell'articolo si parla solo di rugby, per fortuna.</p>
<p>Buona lettura,</p>
<p>Paolo Valbusa<br><br></p>
<blockquote><!--
<STYLE></STYLE>
-->
<div><font face="Arial" size="2"></font> </div><a href="http://ilgrillotalpa.com/2012/07/09/globale-e-analitica-due-scuole-a-confronto-dalla-francia-al-resto-del-mondo/">http://ilgrillotalpa.com/2012/07/09/globale-e-analitica-due-scuole-a-confronto-dalla-francia-al-resto-del-mondo/</a> <br></blockquote>
<p><br></p><br>
</blockquote><br>