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<DIV align=justify><FONT size=2 face=Arial>La mia impressione, entrando nello
stadio Olimpico, con un biglietto residuo federale a soli 10 euro
(l'importo di un cinema!), è stata quella di un colpo d'occhio fantastico.
Lo stadio da settanta-ottantamila persone sembrava una sola cosa, una cosa
enorme forse mai vista per il rugby. Oltre all'urlo fortissimo dell'inno di
Mameli (nel quale c'erano molti veneti, quindi forse anche gente della
lega!), il primo momento di vera commozione l'ho provato in curva sud, quando
gran parte del pubblico ha intonato "o surdato 'nnammurato": molti
giovani, di provenienza soprattutto meridionale, hanno anticipato così
il grande cuore del match. Accanto a me avevo dei dodici-tredicenni di entrambi
i sessi, e mi ha veramente e profondamente impressionato il loro entusiasmo e la
partecipazione tutt'altro che indisciplinata allo spettacolo: ovviamente, i
responsabili di gruppo sono pronti ad intervenire, ma è sorprendente vedere
questi giovanissimi che non sono più quelli di "io speriamo che me la cavo" ma
sanno ben distinguere il bello dal brutto, il lecito dall'illecito. Lo
spettacolo dello stadio è stato molro bello. Nella nostra nazionale si
cominciano a vedere quelle concatenazioni proprie del vero rugby.
Castrogiovanni, pur ferito dalla rottura di costola, ha rappresentato il nostro
sforzo. La meta che abbiamo fatto è simile alle tante subite nel primo periodo
di nostra partecipazione al 6 Nazioni, quando eravamo gli unici a dover
applaudire gli avversari. Due scozzesi davanti a me sono balzati in piedi
dopo la meta ed hanno applaudito. E' stato in alcuni momenti del vero rugby
quello dispiegato dai nostri giocatori, sia per la velocità che per la
disposizione tecnica. Soffochiamo, quando ci riusciamo, il gioco avversario.
Credo che Jacques Brunel apporterà dei cambiamenti profondi nel nostro mondo
ovale. Non so se i cambiamenti saranno totalmente positivi, ma sono certo
che saranno profondi. Dai gallesi dobbiamo imparare l'onestà, dai francesi
la tecnica, dagli inglesi la compattezza. La squadra progredisce sul piano
della personalità ed adesso, però, occorre trasformare la struttura dei clubs,
che devono assumere una connotazione europea e non più provinciale (anche in
termini di budgets). Per crescere, il nostro rugby ha necessità di spazi
completamente autonomi, finanziati da tutti gli appassionati: forse anche un
vero stadio nazionale, con una piena integrazione tecnica,
andrebbe costruito con il sistema del project financing.</FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT size=2
face=Arial>g.ciraolo </FONT></DIV><BR>
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