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Meno male</span></b></a><span style='color:#1F497D'><o:p></o:p></span></h1><p><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Arial","sans-serif";color:#1F497D'>A Parma, a Piacenza e nelle rispettive province hanno arrestato <a name="&lid=www.corriere.it/cronache/12_gennaio"></a><a href="http://www.corriere.it/cronache/12_gennaio_26/droga-rugby-arresti_6980f724-47ed-11e1-9901-97592fb91505.shtml"><b><span style='color:#1F497D;text-decoration:none'>alcune decine di squallidi personaggi, alcuni di loro, incidentalmente, rugbisti</span></b></a>, che spacciavano sulle tribune delle manifestazioni sportive, ai concerti delle stelle del pop, nei locali dove svolgevano l’attività di buttafuori, che senz’altro si confaceva loro ben più delle evoluzioni con la palla ovale. E alcuni amici e colleghi ci hanno chiesto di commentare la vicenda. Pareva quasi di vederlo, anche dal microfono del telefonino, quel sorrisino beffardo e indelebile di chi allude con malizia: “Ma non eravate voi quelli puliti? Quelli che i valori prima del risultato? Quelli che il rugby non è il calcio? Quelli diversi?”. Davanti a contanta sfida, come sottrarsi? <o:p></o:p></span></p><p><strong><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Arial","sans-serif";color:#1F497D'>Prima di tutto, che le mele marce</span></strong><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Arial","sans-serif";color:#1F497D'> non siano di esclusiva spettanza di sport tanto vituperati (a volte a ragione, altre meno) come calcio e ciclismo non è scoperta recente. E il sostenere che si tratti di affiliati di secondo, terzo e anche quarto piano non può servire da giustificazione. In secondo luogo, che i carabinieri dei Ducati abbiano fatto pulizia di malavitosi e mercanti di porcherie, per giunta talmente stolti e ingenui da portare a compimento i loro loschi traffici sotto l’occhio attento di decine di telecamere, non può che far piacere a chi ama il rugby. E ne siamo addirittura entusiasti, se solo pensiamo che simili individui resteranno lontani a lungo (in cuor nostro, vita natural durante) dagli stadi dove giganteggiano le grandi H. <o:p></o:p></span></p><p><strong><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Arial","sans-serif";color:#1F497D'>Che poi il mondo del rugby</span></strong><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Arial","sans-serif";color:#1F497D'> non sia tutto rose e fiori, boccali di birra e buoni sentimenti, siamo i primi a riconoscerlo. Soprattutto in Italia, dove spesso si confonde il talento con i muscoli, e anzi spesso prevalgono i secondi, e la destrezza con la violenza, la preparazione atletica con il body building. I veri appassionati di rugby sono inguaribili romantici, non belve assetate di sangue. Ci vengono gli occhi lucidi quando vediamo energumeni pieni di lividi e coperti di fango stringersi la mano e abbracciarsi con umana simpatia dopo essersele date di santa ragione tutto il pomeriggio, o gli sguardi tristi e segnati di chi ha dato tutto e anche di più, ma non è riuscito a vincere. Noi la pensiamo come l’eterna Françoise Sagan, che sosteneva di adorare il rugby non perché fosse “un gioco violento, ma perché è terribilmente intelligente”. E proprio perché un po’ ci piace darci arie e considerarci tanto intelligenti non distogliamo lo sguardo quando un nostro beniamino infila due dita negli occhi dell’avversario, nel marasma delle mischie, oppur quando un altro molla un calcione proibito al rivale troppo agguerrito. Così come non sentirete mai un (vero) rugbista prendersela con l’arbitro per una punizione dubbia o per un sconfitta immeritata, non udirete una sola sillaba in difesa dei rugbisti che sbagliano: nessun sostegno, in questi casi.<o:p></o:p></span></p><p><strong><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Arial","sans-serif";color:#1F497D'>Ma poi che scandalo: pare che questi bravacci</span></strong><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Arial","sans-serif";color:#1F497D'> del XXI secolo spacciassero anche sulle tribune del Flaminio o del Franchi di Firenze, prima e durante le partite del (sacro) torneo delle Sei Nazioni o i test match della Nazionale. Ho girato l’Italia, l’Europa e una piccola frazione del resto del mondo per ammirare partite di rugby. E mai ho visto altro che persone sorridenti, giovani entusiasti e famiglie al completo, bimbi e mogli comprese, godersi il pomeriggio allo stadio e non pensare ad altro che allo spettacolo in campo e a quello sulle tribune. >Che dire? La prossima volta getteremo uno sguardo meno distratto su chi ci sta accanto. Si faccia pulizia, per cortesia.<o:p></o:p></span></p><p class=MsoNormal><o:p> </o:p></p></div></body></html>