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<DIV><FONT face=Arial size=2>In questi ultimi giorni, persone a me care e con
disponibilità di tempo televisivo mi chiamano spesso per avere un'opinione sui
match di WRC. Quasi tutti mi chiedono della Francia dopo la vittoria
sull'Inghilterra e sembrano dire: ma sti' francesi, cos'hanno più di noi?
Ovviamente, la maggior parte di queste persone ignora la sconfitta francese
contro Tanga e così risulta loro che i francesi vincono e vanno avanti, anzi
vanno fino in fondo alle sfide pur con una squadra partita assolutamente fuori
forma. Alla fine anch'io mi chiedo: com'è possibile che una squadra apparsa
spenta e sconclusionata pochi giorni prima dia poi un grande rugby,
all'avvicinarsi della verità. Nello sport, ed ancor più nel rugby, la
verità si presenta sempre, prima e dopo le partite, e non le si può
sfuggire. A mio avviso, la verità per noi è che siamo totalmente incapaci di
"girare" correttamente dale sconfitte alle vittorie. Le nostre
vittorie sono spesso quelle di una giornata, un giorno del destino, e non
il frutto prolungato di un'analisi impietosa delle proprie debolezze e di
un necessario e progressivo superamento dei difetti. Dopo Tanga, i francesi si
sono sottoposti ad un terrificante fuoco di fila, ad una selva di critiche ed
autocritiche interne alla squadra e che ha coinvolto ogni giocatore
indipendentemente dalla sua posizione in campo. Questa micidiale rimessa in
discussione ha però carattere positivo, costruttivo, perché vuole partire da un
certo vuoto (la ricerca del coraggio) per ritrovare lentamente la pienezza (la
libertà di giocare). Non è una questione di quale allenatore ha in carico la
squadra, è una questione di carattere. Il nostro grande ed impulsivo cuore
italiano talvolta ci impedisce di fare delle svolte da partita a partita proprio
per una questione caratteriale, una tendenza a criticare l'altro prima
ancora di guardare in sé stessi e di rendersi umile al confronto. Così passiamo
di match in match senza capire veramente qual'è la nostra forza e quali
sono i progressi che si stanno conseguendo. Corollario di ciò, di questa
mancanza di carattere autocritico costruttivo, tutti i grandi responsabili del
nostro rugby sembrano intangibili: per carità, sono lungi
dall'attaccare inutilmente dirigenti talvolta anche appassionati, ma mi
sembra che certe permanenze al potere fanno pensare a De Gaulle o
Churchill e non mi sembra che i nostri uomini federali siano di così alta
dimensione. Come dare una spallata al sistema? Brunel è un uomo di sistema, lo è
stato sicuramente in Francia, e cerca il grimaldello per rilanciare il
nostro rugby: ma su quali alleati potrà contare per fare questo?</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial
size=2>Giov. </FONT></DIV></BODY></HTML>