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<DIV><FONT size=2 face=Arial>Con tutto il rispetto per il nobile sentimento
della delusione, (ma chi rimane deluso perdona?). Volevo guardare la questione
degli ultimi 12 anni della ns nazionale da un altro punto di vista. Ogni volta
che arriva il brusco ritorno alla realtà scattano le analisi, non della
sconfitta, ma delle cause della presunta inferiorità del rugby italiano. E ogni
volta con l'acqua sporca viene puntualmente buttato il bambino. Le analisi
partono da considerazioni, che in questi tempi di crisi economica definirei
macroeconomiche, ma si fermano lì. Come dire che la crisi della Grecia dipende
dal fatto che non ha il PIL della Germania. Invece va analizzata anche la
contingenza. Altrimenti si cerca sempre il taumaturgo che possa insegnarci
qualcosa e magari imponendo le mani trasformi il bronzo in oro. Perché noi siamo
dei paria. Non abbiamo campionati all'altezza, non abbiamo arbitri, non abbiamo
allenatori, le ns accademie non servono un soldo etc. In fin dei conti non
funzionano anche la scuola, gli ospedali e il mercato del lavoro. Insomma tutto
fa schifo. Ma non è così. Come in Italia c'è gente che lavora così nel nostro
orticello c'è chi coltiva rose. Si perde una partita non perché il
movimento non riesce a partorire un'apertura degna di tal nome ma perché
l'apertura buca 2 placcaggi 2 e non trova una touch neanche a 10 metri. Sembra
lo stesso concetto ma non è così. Le partite si perdono perché l'avversario è
più forte o perché io lo rendo più forte con i miei errori o la mia condotta. Le
storie sulle competenze consolidate dell'Irlanda e delle Home Union lasciamole
dire a Munari che fa tanto chic in telecronaca. Ma lasciamole lì. Perché se io
ho in rosa un animale da catena come Cittadini non devo portare un in panchina
un ex pilone che non ha fatto una ruck che Dio disse una, perché se io ho una
terza come Derbyshire non devo schierare l'attuale Bergamauro ormai logoro e
incapace come tutti gli "anziani" di gestire i colpi di testa, perché se io ho
il problema all'apertura Gower l'incateno per tempo non lo lascio andare via,
dopo averlo discutibilmente arruolato. Perchè se ho un'ira di Dio come Benvenuti
lo schiero centro per rianimare con la sua verve i due San Giuseppe da presepe
che attualmente ci giocano. E cosi via cantando. La partita è cambiata in quella
rolling maul al 40' del primo tempo. L'irlanda ha capito che avrebbe rischiato
grosso, guarda un po' contro questa Italia. Noi abbiamo pensato anche di
farci girare la punizione. Tutto ciò non c'entra nulla con l'esperienza
fallimentare delle accademie. Il rugby è cinico e scontato. Non si perde per
caso di un punto con l'Irlanda e si si vince altrettanto con la Francia e 6 mesi
dopo si diventa brocchi. Se si continua a guardare così la realtà fallirà anche
Brunel. Se continueremo a sentirci inferiori come chissà quale gap da colmare
allora faremo altri 12 anni di magre figure. Noi siamo questi. In casa ce la
giochiamo, fuori casa ci manca la mamma, la sfogliatella e il mandolino. E lì
che bisogna lavorare. Chiedendo al tecnico di schierare la gente in forma,
motivata e nel ruolo, non chi ha ormai fatto il callo ai più improbalili
proclami. E poi capire che il nostro target è il VI nazioni nessuno oggi fatte
salve, NZ, Aussie, SA e inghilterra possono pianificare senza essere schiacciati
il passaggio ai quarti mondiali. Basta con 'sta storia e un modo come un altro
di non testare gli obiettivi</FONT></DIV>
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