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<DIV><STRONG>Calvario Celtic<BR>È la volta buona?</STRONG></DIV>
<DIV><EM>di Ivan Malfatto</EM></DIV>
<DIV><STRONG></STRONG> </DIV>
<DIV>«I signori Benetton si chiedono: cosa sta succedendo? Loro sono attori
principali nella vicenda Celtic League. Molto più di me che gestisco
semplicemente da presidente il club. Per gente abituata a programmare con largo
anticipo il futuro di aziende e attività trovarsi spettatori passivi di una
situazione così stagnante è un inconcepibile».<BR>
Amerino Zatta lo dice con tutto il garbo di cui è capace. Ma si capisce lo
sconcerto che Luciano Benetton e la sua famiglia stanno provando in questa
telenovela Celtic League. «Di cui abbiamo iniziato a parlare nel settembre 2008.
Un anno e mezzo dopo siamo ancora qui ad aspettare, senza sapere nulla di
preciso» continua il presidente della franchigia che dovrebbe rappresentare
l’Italia nella manifestazione insieme agli Aironi. Uno sconcerto, quello dei
Benetton, comprensibile se si pensa che sono pronti ad assumersi il rischio di
un investimento di sei milioni di euro a stagione. Mica bruscolini, anche per il
"ricco" mondo del rugby italiano.<BR> Quindici
giorni fa eravamo qui a dire: siamo ottimisti, è fatta, manca solo
l’ufficialità. Oggi siamo qui a ridire le stesse cose. «L’ottimismo rimane -
continua Zatta - Me l’ha ribadito sabato il presidente della Fir Giancarlo
Dondi. L’unico che ha condotto la trattativa e quindi l’unico che sa come stanno
esattamente le cose». Dondi ha dato oggi come ultimatum ai celtici, impegnati
nelle lotte della Scozia per contare di più dentro il board, per una risposta
definitiva. «Più in là è impossibile andare - continua Zatta - Comincia ad
esserci sofferenza in tutta la struttura. Viviamo in una sorta di sabbie mobili.
Programmare undici trasferte estere, una squadra più competitiva possibile, i
contratti con i giocatori e tutto il resto in tempi così brevi sarà
dura».<BR> Quindi oggi o mai più per l’Italia in
Celtic. Se sarà mai più, significherà il disimpegno del Benetton, che da cinque
anni sogna l’Europa, dal campionato italiano (budget sotto il milione di euro,
via tutti i big, si fa solo con i giovani del vivaio). «Non so cosa dire -
conclude Zatta - Mi auguro solo che nel momento in cui oggi le persone staranno
leggendo questo articolo in Fir sia già arrivato l’ok all’Italia in Celtic».
Sarà vero?<BR>
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<DIV><STRONG>L’ascesa di Ghiraldini</I></B><BR>Placcaggi decisivi e gioco
polivalente</STRONG></DIV>
<DIV><EM>di Antonio Liviero</EM></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV>Un placcaggio vale più di una meta, sostiene McCaw. Se il capitano degli
All Blacks ha ragione, e ce l’ha sempre di più nel rugby di oggi, allora la
vittoria dell’Italia sulla Scozia è stata decisa al 71’ dal placcaggio di
Ghiraldini, con l’aiuto di Gower, sulla linea di
meta.<BR> La partita era sul 16-12. In quarta fase
ecco l’assalto di Jacobsen servito a due metri dalla meta. Il pilone si è
abbassato, Ghiraldini lo ha impattato sulla spalla interna. Ma la spinta lo ha
fatto indietreggiare di un passo all’interno dell’area di meta. Piegate le gambe
si è allora riproiettato immediatamente sulla linea mentre Gower metteva una
mano sulla palla e con l’altro braccio di appendeva a peso morto alla schiena
dello scozzese. Spenta l’avanzata, Ghiraldini ha tolto il braccio sinistro di
Jacobsen dalla palla. Il pilone è andato giù. E l’ovale avrebbe probabilmente
toccato la linea di meta se non avesse incontrato l’astuta mano dell’avanti
azzurro piazzata a un centimetro dal gesso.<BR>
«Il placcaggio alto è molto fisico e mi piace perchè non ferma solo l’avversario
ma anche la palla» mi dice Leonardo. Sta vivendo un momento molto positivo della
carriera. Le vittorie sulla Scozia e, prima ancora, su Samoa da capitano, gli
hanno fatto scoprire una nuova dimensione. «Cerco di avere la parola giusta per
ogni compagno – racconta – ma non preparo discorsi, le frasi vengono da dentro.
Più che altro cerco di dare l’esempio». La disponibilità e la rapidità nel gioco
aperto sono le qualità più apprezzate di lui a livello internazionale. “Pas mal
ce talloneur” ha commentato con stupore Fabien Galthié in telecronaca davanti a
milioni di francesi. In realtà Ghiraldini, svezzato dall’età di otto anni alla
scuola Petrarca con l’imprinting di Giorgio Sbrocco, è uno dei rari azzurri
davvero polivalenti. Eppure nonostante sia un giocatore da rugby totale e
pensato, ama le fasi oscure e di sacrificio. Più ancora del placcaggio:
«L’ingaggio mi dà sensazioni forti, l’avanzamento della mischia chiusa è
galvanizzante. Ci vogliono cuore, tecnica. E intelligenza». Nelle touche invece
non va sempre bene quest’anno. I suoi lanci sono stati a volte criticati. «Non
sento la pressione, altrimenti sbaglierei sempre» assicura. Ma un’analisi
attenta delle touche perse dimostra che le cause sono diverse: a volte problemi
di chiamate, altre di intervento dei sostegni.
<BR> Comunque ho l’impressione che, a 25 anni, il
meglio del tallonatore del Treviso non l’abbiamo ancora visto. Nelle giovanili
ha imparato a giocare in tutti i ruoli. Specie terza linea. Calciava, persino. E
bene. «Imitavo Mehrtens» confessa. Meglio ancora gli riesce il calcio in touche.
Ho saputo anche del suo side step folgorante di quand’era ragazzo. Un repertorio
che prima o poi tirerà fuori. Perché Ghiraldini è un meticoloso con il culto del
lavoro. Uno che la sera va a letto presto. E se gli si chiede di raccontare una
storia di rugby lui parla degli allenamenti nel ritiro azzurro di Aosta che lo
hanno portato al mondiale in Francia. Niente fiction insomma, ma tanta
concretezza.<BR><BR></FONT>
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<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
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<TBODY>
<TR>
<TD class=titolo_articolo align=middle>
<DIV align=left><STRONG>Bergamasco brothers 50 volte in nazionale
assieme</STRONG></DIV></TD></TR>
<TR>
<TD width=1500><EM>(w.pigatto)</EM></TD></TR>
<TR>
<TD class=occhiello><B></FONT></B></TD></TR>
<TR>
<TD class=testo_articolo align=justify>
<DIV>Mauro e Mirco Bergamasco, rispettivamente 82 e 69 presenze in
azzurro, con la Scozia hanno giocato per la 50. volta insieme in
nazionale. Mauro e Mirco erano già i primatisti di partite giocate insieme
da fratelli azzurri di tutti i tempi, avendo battuto infatti il record
precedente di 39 partite detenuto dai fratelli Cuttitta il 28 febbraio
2009 in una gara del 6 Nazioni, anche allora con la
Scozia.<BR> Ora a distanza di un anno il
raggiungimento di quest’altro prestigioso traguardo. La classifica
aggiornata delle prime posizioni è la seguente: Mauro e Mirco Bergamasco
50 partite, Marcello e Massimo Cuttitta 39, Nello e Rino Francescato 18,
Francesco e Piero Vinci 10.<BR></DIV>
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</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV><STRONG></STRONG> </DIV>
<DIV><STRONG>Rullo Benetton, </I></B>bottino da record</STRONG></DIV>
<DIV><EM>(Ennio Grosso)</EM></DIV>
<DIV><STRONG></STRONG> </DIV>
<DIV>Primo posto del girone a punteggio pieno, 4 successi – tutti con il
bonus – su altrettante gare giocate. Ben 148 punti all’attivo (37 di media
partita) e 22 mete realizzate, appena 54 punti (13,5) subìti e 5 mete al
passivo. Questi sono solo alcuni dei numeri della fase di qualificazione
della Coppa Italia del Benetton, un ruolino di marcia che ha lasciato
poche, se non addirittura nulle, possibilità agli avversari
incontrati.<BR> I campioni d’Italia hanno
preso veramente sul serio questa rassegna e dopo aver conquistato a mani
basse la Super Coppa lo scorso settembre a Parma, Treviso vuole portare a
casa anche questa manifestazione, vincere quella coccarda che manca dalla
bacheca in Ghirada dal 2005 quando i biancoverdi vinsero la finale di
Jesolo contro il Viadana (vittorioso ieri a Venezia 31-27), proprio
l’avversario che troveranno a contendere, sabato alle 15 a Monigo, la
finale di Rovigo del 21 marzo.<BR> “Ho
sempre ribadito che questo sarebbe dovuto essere l’anno più concreto –
ammette l’allenatore dei trevigiani, Franco Smith – la mia terza stagione
come tecnico di Treviso doveva essere quella esecutiva, ovvero quella in
cui dare dimostrazione di una vera e propria supremazia con molti
risultati positivi e finora ci stiamo sicuramente
riuscendo”.<BR> </I></B><B>Sul vostro
cammino c’è ancora Viadana…<BR>
</I></B>“Sappiamo che per alzare la Coppa dovremo battere ogni avversario
che ci sta davanti. Viadana, o un’altra squadra, poco importa, per
trionfare bisogna sconfiggere chiunque, pertanto ben venga questa sfida,
ancor più stimolante visto che si tratta di una delle antagoniste più
importanti a livello italiano”.<BR>
</I></B><B>Un cammino di tutto rispetto nel quale è evidente che non vi
siete mai risparmiati.</I></B><BR> “Non
abbiamo sottovalutato alcun avversario, con tutti abbiamo sempre cercato
di dare il massimo; magari non tutto è andato esattamente come volevamo,
ma ci eravamo imposti di fare il nostro gioco e direi che in queste prime
4 gare abbiamo fatto vedere delle buone cose.
<BR> Sono un po’ dispiaciuto per le due mete
subìte nell’ultimo incontro con Rovigo, ma l’atteggiamento dei ragazzi mi
pare positivo. L’obiettivo è quello di migliorare sempre, ogni partita
fare un passetto in avanti e in prospettiva del finale di stagione la
squadra è sulla buona strada”.<BR>
</I></B><B>Come vede questa semifinale contro
Viadana?<BR> </I></B>“Lo ripeto, è una gara
stimolante per la quale nutro fiducia: giochiamo in casa e questo è
sicuramente un punto a nostro favore, ma sono ottimista soprattutto perché
vedo una squadra caricata, che sa dove vuole arrivare e questo è un
aspetto molto importante”.<BR></DIV>
<DIV> <BR></DIV></TD></TR></TBODY></TABLE></DIV></BODY></HTML>