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<DIV align=left><FONT face=Georgia></FONT> </DIV></TD></TR>
<TR>
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<DIV><FONT face=Georgia>NOTIZIARIO </FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia>Sconfitti gli under 20 azzurri. In Coppa
Rovigo qualificato<BR></DIV></FONT></TD></TR>
<TR>
<TD class=occhiello><B></FONT><FONT face=Georgia>
<DIV align=left><STRONG><FONT size=4 face=Georgia>Pari delle donne,
vince l’Italia A</FONT></STRONG></DIV></FONT></B></TD></TR>
<TR>
<TD class=testo_articolo align=justify><FONT face=Georgia>Oltre alla
vittoria della Nazionale maggiore, fine settimana positivo anche per
la Nazionale A (con 10 veneti) che ha sconfitto la Scozia A 13-3 (M.
Pratichetti 1 m., Orquera 1 tr. e 2 p.) e per la Nazionale femminile
che ha pareggiato con la Scozia 6-6 (Ver. Schiavon 2 p.) fallendo
negli ultimi minuti un piazzato (Ver. Schiavon) e un drop
(Tondinelli). Sconfitta invece l’Under 20, battuta dai pari età
scozzesi 18-16 (Gori 1 m., Jannone 1 tr. e 3 p.).<BR>
<HR>
</I></B><B>COPPA ITALIA – </I></B>Tre
venete in semifinale. Dopo Benetton e Petrarca anche il Femi CZ
qualificato. Girone 1: Femi CZ-Consiag 28-14, Gran Parma-Banca Monte
13-16, riposava Benetton; Benetton 15, Femi CZ 14, Consiag, Banca
Monte 4, Gran 1. Ultimo turno: Benetton-Femi CZ, Consiag-Gran.
Girone 2: Petrarca-L’Aquila 27-34, Futura Park-Casinò Ve 10-14,
riposava Montepaschi; Petrarca 16, L’Aquila 8, Montepaschi 6, Casinò
5, Futura 2. Ultimo turno: L’Aquila-Futura, Casinò-Montepaschi.<BR>
<HR>
<BR></FONT></FONT></TD></TR></TBODY></TABLE>
<DIV><FONT face=Georgia>DIFESA AZZURRA, MAI COSI' ERMETICA </FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia><EM>di Ivan Malfatto</EM></FONT></B></DIV></TD></TR>
<TR>
<TD class=testo_articolo align=justify><FONT face=Georgia>ROMA - Dal
cucchiaio di legno 2009 al miglior Rbs Sei Nazioni di sempre, finora. Alla
seconda sosta del torneo l’Italia si gode felice questo primato parziale.
Un traguardo di tappa, si direbbe nel ciclismo, di buon auspicio per
quello finale.<BR> Non è tanto la vittoria
16-12 sulla Scozia a determinare il primato. La medicina scozzese da
vent’anni serve da ricostituente agli azzurri. Già alla secoda sfida
contro gli scozzesi nel ’93, camuffati da nazionale A, l’Italrugby si è
imposta 18-15 a Rovigo. Il secondo confronto senza etichette,
Italia-Scozia e basta, ha visto il trionfo 25-21 a Treviso nel ’98. Al
debutto nel Sei Nazioni nel 2000 i campioni in carica sono stati piegati
34-20.<BR> La squadra di Nick Mallett sabato
ha quindi svolto solo il suo compito. Sconfiggere in casa una rivale da
sempre alla portata. Questo non ne sminuisce i meriti. Ma li colloca nella
realtà dimensione di un bilancio di scontri diretti che parla di sole 10
vittorie a 6 per gli avversari, 6-5 nel Sei Nazioni. Battere la Scozia,
insomma, è sempre una virtù, ma non è più impresa. Lo dicono vent’anni di
numeri.<BR> La vera impresa dell’Italia di
Nick Mallett è la somma dei risultati (e dei numeri) nelle prime tre
giornate del torneo 2010. Mai erano stati così buoni nelle sei stagioni
precedenti in cui abbiamo evitato il cucchiaio di legno. Nemmeno nell’anno
di grazia 2007. Quello della doppia vittoria finale. Quando si è svoltato
alla terza partita con il trionfo di Murrayfield (37-17), ma con un
bilancio di 76 punti subiti e 47 fatti (-29), contro i 58-39 attuali
(-19). Ancora più significativo è il dato delle mete. Poche fatte (2), ma
soprattutto subite (3). Mai è stato così buono in 11 edizioni del torneo.
Segno di una ritrovata efficacia difensiva (l’anno scorso abbiamo chiuso
con un disastroso 2-21 in fatto di mete), base di ogni buona
squadra.<BR> Mallett quindi è stato di
parola. «Voglio un’Italia che contenga i passivi in 10-15 punti e provi a
vincere le partite alla sua portata» aveva detto. C’è riuscito come mai
nessuno finora. Complimenti. Ora c’è da mantenere lo stesso passo nella
seconda parte del torneo e tagliare il traguardo a Cardiff.<BR><BR></FONT>
<HR>
</FONT>
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<TBODY>
<TR>
<TD class=occhiello>
<DIV><FONT face=Georgia><STRONG>La corsa di Canale e il tuffo di
Canavosio. </I></B>Stavolta basta una meta</STRONG> </FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia><STRONG><EM>di Antonio
Liviero</FONT></EM></STRONG></FONT></DIV></TD></TR>
<TR>
<TD class=testo_articolo align=justify>
<DIV><FONT face=Georgia>Nell’arido paesaggio del gioco azzurro
sboccia un fiore per noi raro, che impreziosisce il match con la
Scozia. Un dono inatteso, al 66’: una sequenza di cinque fasi durata
un minuto e mezzo. Quando la partita si stava mettendo male. Gli
highlander avevano cominciato l’assedio. E la gente incoraggiava la
squadra cantando “Fratelli d’Italia”. Come il suono di una campana a
martello erano giunti il drop di Parks per il 9-9 e la punizione del
vantaggio scozzese dal piede dello stesso mediano di
apertura.<BR> Sul successivo calcio di
invio, Blair ha rispedito la palla a metacampo. L’ha raccolta Gower
e da quel momento gli azzurri, con iniziative di Mirco Bergamasco,
Castrogiovanni e Geldenhuys costruivano quattro fasi sulla fascia
sinistra in una porzione ristretta di terreno. Quindici metri
guadagnati. Non moltissimi. Ma mediani e terze linee presi nel
mucchio. Con Canavosio a ronzare e dare ritmo da un raggruppamento
all’altro.<BR> Infine l’azione si
sviluppa al largo lungo la linea dei 10 metri dove Gower si trova di
fronte il flanker Strokosch, i centri e l’ala. Con Canale in
sostegno. Il mediano sfida la difesa con una corsa obliqua verso
l’esterno. Cinque passi rapidi per attirare Strokosch e il centro e
allargare lo spazio tra il flanker e Hamilton, il primo che sta
sopraggiungendo dalla zona dei raggruppamenti. Gower si gira,
incrocia con Canale che infila l’intervallo e come una fucilata
corre dritto e solitario per una ventina di metri. Entrato nell’area
dei ventidue, si trova circondato: uno scozzese davanti, due ai
lati, un altro paio alle spalle. Il centro azzurro allora scarta:
lancia avanti la gamba destra, pianta il tallone, abbassa il
baricentro e con la sinistra sterza bruscamente bruciando due
avversari. Quindi corregge la traiettoria verso l’asse dei
sostegni.<BR> Quando Kellock lo
abbranca da dietro, Gonzo si gira, va giù di schiena, riesce a
mettere anche l’altra mano sulla palla e a tendere le braccia verso
Canavosio che arriva spinto da vento, col bufalo Castrogiovanni
dietro. Il mediano di mischia infila il vicolo stretto tra Canale,
Ford e Parks e incrocia verso i pali. La palla sotto l’ascella
destra mentre Southwell si abbassa e si distende tentando la più
maligna delle francesina. Canavosio fiuta il pericolo. Alza il piede
sinistro ad evitare la mano dell’estremo, e alla falcata successiva
carica la gamba destra per il tuffo in meta. «Il cambio d’angolo di
Gonzo è stato la chiave dell’azione» racconterà più tardi il mediano
di mischia italo-argentino. «Ha cercato e atteso l’arrivo del
sostegno. Fosse andato dritto si sarebbe
isolato».<BR> Ce la teniamo stretta
questa meta. Rara e bella. Una volta tanto ce ne basta una. Perchè
nel giorno in cui la conquista va a corrente alternata e il gioco al
piede non si decide a fare il salto di qualità atteso, ci salva la
difesa. Organizzata e irriducibile. Con un Mauro Bergamasco
placcatore intrattabile e miglior uomo del match. La difesa è la
principale certezza che l’Italia si porta in Francia.<BR></DIV>
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<HR>
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<DIV> </DIV>
<DIV><STRONG>COVI E MERCIER NELLE SCUOLE PADOVANE</STRONG></DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>(a.z.) L'ex capitano della nazionale di rugby e del Petrarca
(nonchè attuale diesse dei bianconeri) Corrado Covi e Ludovic
Mercier, mediano d'apertura francese del XV della Guizza, sono stati
ospiti delle classi quinte del liceo scientifico sportivo Patavinum
di via Guarnieri, a San Carlo.<BR>
Accolti dalla preside Maria Gottardo, i due hanno parlato per un'ora
e mezza di come è cambiato il rugby negli ultimi dieci anni. «Quando
giocavo - ha detto Covi - era uno sport completamente
dilettantistico. Al punto che pur essendo capitano della nazionale,
ho dovuto rinunciare all'azzurro per motivi di lavoro. Al giorno
d'oggi non accadrebbe, anche se con il rugby non ci si
arricchisce».<BR> «In Francia - ha
spiegato Mercier - ero in una scuola simile a questa, che favoriva
l'impegno sportivo. Se perdevo dei giorni di lezione, potevo
recuperare in un altro momento». Il francese ha poi parlato della
sua avventura rugbistica. «Da piccolo preferivo il calcio perchè
avevo un buon piede. Un giorno mio padre, che era stato giocatore di
rugby, mi ha portato al campo per farmi provare. E mi sono accorto
che calciare bene era importante anche in questo sport, così ho
cambiato. È vero che sono un professionista, ma alla base di tutto
ci deve essere la passione, il divertimento. Quando non sono
impegnato con il rugby, gioco a golf, a tennis, a calcio, perchè per
me lo sport è vita».<BR> <BR>
<HR>
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<TD width=1500></TD></TR>
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<TD class=occhiello><STRONG>Capitani padovani: 68 volte su 399
partite della nazionale </FONT></STRONG></TD></TR>
<TR>
<TD class=testo_articolo align=justify>
<DIV>(w.pigatto) Leonardo Ghiraldini è il sesto padovano
capitano della nazionale di rugby, il primo fu Lelio Lazzarini
nel novembre 1973 per una volta, il secondo Corrado Covi -
sebbene sia nato a Pieve di Cadore è padovano - lo fu nel 1991
per 4 volte, il terzo Marco Bortolami lo è stato 37 volte,
record assoluto detenuto insieme a Massimo Giovanelli. Delle
37 partite da capitano di Bortolami, 15 sono in gare del
torneo delle 6 Nazioni, record questo che detiene in
solitario. Questi due primati da soli bastano e avanzano per
affermare la grandezza e il carisma del padovano Bortolami.
Nel tour estivo del 2006 Mirco Bergamasco, quarto padovano,
indossa la sua prima e unica fascia di capitano con le Fiji.
C’è poi il livornese di nascita e formazione rugbystica Marzio
Innocenti che è padovano di adozione, in quanto petrarchino di
lungo corso, capitano azzurro 20 volte dal 1985 al
1988.<BR> Ora è il turno di
Leonardo Ghiraldini, nato a Padova il 26 dicembre 1984;
cresciuto nel Petrarca, è stato azzurro a livello di under 16,
18 e 21, ha esordito con la nazionale maggiore nel tour estivo
del 2006 in Giappone, evanta al suo attivo 27 presenze nella
nazionale maggiore e 9 nella "A". Dopo avere debuttato a 19
anni in campionato con il Petrarca, è passato al Calvisano, di
cui è stato capitano contribuendo alla conquista del secondo
scudetto dei calvini, quello del 2008. Con l’arrivo di Mallet
è diventato la prima scelta nel ruolo di tallonatore e nel
giugno 2008 è stato capitano degli azzurri a Cape Town per il
test con il Sud Africa. Nominato nuovamente capitano nel
novembre 2009 con Samoa dopo l’infortunio di Sergio Parisse, è
stato confermato leader della nazionale per il 6 nazioni di
quest’anno. Nelle 399 partite totali giocate dalla nazionale
per 68 volte al timone c’era un padovano.<BR>
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<DIV> </DIV>
<DIV><STRONG>COPPA ITALIA - Petrarca sconfitto
</I></B>nell’ultima azione</STRONG></DIV>
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<DIV>Per il Petrarca arriva una sconfitta casalinga con
L'Aquila nella quarta giornata di Coppa Italia. Sconfitta
maturata proprio all'ultima azione e che anche per questo
lascia più di un rammarico. Il Petrarca resta comunque al
primo posto a una giornata dal termine del girone, (i
bianconeri nell’ultima riposano). L’unico dubbio riguarda il
ricorso pendente di Viadana su cui il giudice sportivo si
pronuncerà in settimana e che potrebbe riaprire la corsa al
primo posto.<BR> Pasquale
Presutti a fine gara non è contento di come è stata affrontata
la partita: «Abbiamo giocato in modo preoccupante, soprattutto
in certe scelte. Dovevamo fare più attenzione e provare a
vincere con convinzione: ad un certo punto sembrava che
vincere o perdere fosse lo stesso. Abbiamo sbagliato qualcosa
di troppo e quando ci siamo portati avanti 19-12 dovevamo
mettere la partita sul binario giusto, ragionando di più e
fidandoci meno dell'istinto».
<BR> In effetti, dopo una
partenza velocissima, con tre mete, due degli abruzzesi, dopo
poco più di dieci minuti, Mercier e compagni erano riusciti a
raddrizzare la situazione. Nonostante Padrò sia stato
costretto a lasciare il terreno di gioco in barella per un
infortunio alla caviglia, prima della fine del tempo le mete
di Chillon e Gatto avevano consentito di arrivare a distanza
di break, appunto sul 19-12, prima che Fraser fissasse il
punteggio sul 19-15 dalla piazzola prima dell’intervallo.
<BR> Il Petrarca va in meta con
una bella azione, direttamente da touche, con Ansell che
schiaccia dopo una convincente rolling maul. I calci tengono a
galla L'Aquila, che pareggia i conti. Quello del 27-27 arriva
per un fallo commesso dai petrarchini proprio sul calcio di
inizio dopo la realizzazione di Mercier. Nel finale i padroni
di casa ci provano ancora, insistendo nei 22 avversari, ma
allargando il gioco, in maniera rischiosa. Poi arriva il
recupero di L'Aquila che proprio nell'ultima azione della
partita va a segno con una bella fuga del “velocista” Nitoglia
che segna in mezzo ai pali e regala così il successo agli
abruzzesi.<BR></DIV></TD></TR></TBODY></TABLE></DIV>
<DIV></FONT>
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<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
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<TD class=occhiello>
<DIV><FONT face=Georgia><STRONG>COPPA ITALIA - Semifinale
raggiunta</STRONG></FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia><STRONG>La Femi Cz Rovigo però
manca il bonus contro un Prato sceso al Battaglini in
emergenza</STRONG></FONT></DIV></TD></TR>
<TR>
<TD class=titolo_articolo align=middle><FONT
face=Georgia><STRONG></STRONG></FONT></TD></TR></TBODY></TABLE></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia>È bastato un buon primo tempo alla Femi Cz
Rovigo per ipotecare un successo che significa qualificazione
anticipata alle semifinali di Coppa Italia. Il Prato, sceso al
Battaglini con una formazione d’emergenza, ha raramente impensierito
i rossoblù che avrebbero potuto vincere anche con maggiore scarto.
Sin dai primi minuti l’iniziativa è stata in mano al Rovigo che al
7’ trovano già la via della meta. Partenza rapida di Legora da una
mischia ordinata a metà campo e pallone servito a Calanchini che
buca la difesa toscana e si invola verso il centro dei pali evitando
anche l’intervento di Stanojevic. La spinta della Femi Cz Rovigo
mette in difficoltà i toscani che ricorrono al fallo e Bustos ha la
possibilità di incrementare il vantaggio con due piazzati. I
rodigini controllano il gioco grazie ad un ottimo possesso, ma
commettono qualche errore di troppo nelle fasi conclusive dei loro
attacchi. Succede al 22’ con Mahoney che perde l’ovale a pochi passi
dalla meta dopo una bella iniziativa di De Gaspari. Poco dopo è
sempre la giovane ala rossoblù a portare scompiglio nella difesa
toscana, ma il sostegno arriva in ritardo e l’azione sfuma. Al 34’,
nell’unico affondo del primo tempo, il Prato trova la meta con
Fronzoni, messo in movimento da Wakarua dopo una mischia chiusa
rubata dai toscani. Nei minuti di recupero, però, la Femi Cz Rovigo
ristabilisce la gerarchia dei valori in campo andando a segno con De
Gaspari che riceve un passaggio sporco di Basson e tocca in meta a
conclusione di un insistente attacco dei rossoblù. In avvio di
ripresa i rossoblù chiudono la partita con la seconda marcatura
personale di De Gaspari, bravo nel fare pressione su Tempestini
assieme a Immelman dopo un calcio di Bustos. Il trequarti rossoblù
raccoglie l’ovale lasciato dall’avversario e segna. Il resto del
match ha ben poco da dire con il Prato che attacca di più e al 14’
riesce ad andare in meta con Chiesa dopo una lunga serie di mischie
ordinate a ridosso della meta del Rovigo. Ma i rossoblù, fino al
termine, non corrono altri rischi. Anzi, dopo aver aggiunto un altro
penalty di Bustos al proprio vantaggio, creano una ghiotta occasione
per segnare la meta del bonus, ma Bacchetti si perde negli ultimi
metri di un efficace
contrattacco. <BR></FONT> <BR><BR></FONT></DIV></TD></TR></TBODY></TABLE></TD></TR></TBODY></TABLE></DIV></BODY></HTML>