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<DIV><FONT face=Georgia>Franco oggi sembra latitare dal suo compito di pusher di
articoli tratti dal Gazzettino e quindi supplisco io.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia>
<HR>
</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia>Dal Gazzettino (ed. Treviso)</FONT></DIV>
<DIV>
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<TR>
<TD class=occhiello>
<DIV><B>Lunedì 1 Febbraio 2010, </B></DIV>
<DIV><STRONG><FONT size=4>Benetton in Celtic<BR></I></B>La palla a
Dublino</FONT></FONT></STRONG></DIV></TD></TR>
<TR>
<TD class=testo_articolo align=justify>
<DIV>Potrebbe essere questa la settimana della verità per l’entrata o la
definitiva chiusura di ogni speranza per l’Italia di far parte della
Celtic League nella prossima stagione. <BR>
Mercoledì a Dublino ci sarà una riunione dei più alti vertici europei e
chissà che in quell’occasione qualcosa si muova. Restano dunque appese ad
un filo molto sottile le speranze del Veneto, con il suo capofila Benetton
e degli Aironi.<BR> Dopo oltre un anno di
trattative, verifiche e contro verifiche, tutto si è arenato per la
mancata disponibilità della Fir al riguardo dell’apporto economico (3
milioni di euro) richiesto dal Board della Magners League, un indennizzo
per le attuali 10 compagini che partecipano alla rassegna, le quali con
l’ingresso delle italiane avrebbero dovuto affrontare 2 trasferte in
Italia e gestire 4 gare in più.<BR> E dopo
il comunicato federale, nel quale si annunciava la rottura delle
trattative, non si è fatta attendere la risposta da parte della stessa
Magners League che ha di fatto confermato la rottura: “Il board della
Celtic Rugby – si legge nel comunicato celtico – è deluso dal fatto che
non sia stato possibile chiudere un accordo soddisfacente con la
Federazione Italiana Rugby per portare due squadre italiane in Magners
League dalla prossima stagione”.<BR> Una
questione di soldi, quindi, con le tre federazioni celtiche – in primis
una Scozia piena di debiti e che fa fatica a mantenere le sue due
franchigie – che hanno chiesto all’Italia una tassa d’ingresso, a parere
di Dondi molto elevata. <BR> Eloquente, a
tal proposito, la risposta di qualche giorno fa del gm del Viadana, Franco
Tonni: “Se fossi stato nei panni del Presidente quei soldi li avrei spesi.
Non solo l’Italia avrebbe potuto permetterseli, ma sarebbe stato uno dei
migliori investimenti che avrebbe potuto fare. Noi siamo fra quelli che
piangono alla decisione di non andare in Celtic, ma vorrei vedere le facce
di quelli che ridono. Perchè il futuro che ci attende è nero come un
temporale”. <BR> Parole giustissime. Questo
è un contraccolpo che avrà infatti ripercussioni negative per tutto il
movimento.<BR> Una grossa amarezza ed è
difficile pensare che dopo un anno di capillari richieste non sia stata
chiarita la condizione economica sulla eventuale partecipazione alla
rassegna celtica delle compagini italiane, tanto da far dubitare se questa
Celtic League, richiesta ad alta voce dai vertici tecnici federali come
soluzione di tutti i problemi del rugby italiano, fosse voluta o
meno.<BR> In casa Benetton bocche cucite,
per il momento nessuna dichiarazione, nel frattempo nella sede biancoverde
stanno arrivando massicce le dimostrazioni di sostegno delle società
venete come successe lo scorso luglio quando la candidatura di Treviso per
il Triveneto venne bocciata a favore, allora, dei Pretoriani di Roma.<BR>
<HR>
</DIV>
<DIV><FONT face=Georgia>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia>Dal Gazzettino (ed.
Padova)</FONT></DIV></FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><STRONG><FONT size=4>Gatto:«Petrarca,<BR>non solo</I></B> play
off»</FONT></STRONG></DIV></TD></TR></TBODY></TABLE></DIV>
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<TBODY>
<TR>
<TD class=occhiello><B>Lunedì 1 Febbraio 2010, </FONT></B></TD></TR>
<TR>
<TD class=testo_articolo align=justify>
<DIV>Finalmente è arrivata la prima vittoria esterna del Petrarca in
questo Super 10. Superando per 35-8 a Parma il Gran, i bianconeri
conquistano 5 punti e si portano in terza posizione, dietro Treviso e
Viadana.<BR> Tra i protagonisti, il
tallonatore Nicola Gatto, 22 anni, autore di una meta, la quarta per lui
in questo campionato. «Ma il merito è di tutto il pacchetto di mischia -
precisa l'interessato - perchè abbiamo segnato a seguito di una rolling
maul e il pallone lo avevo in mano io».<BR>
</I></B><B>Gatto, a inizio stagione si sarebbe immaginato un Petrarca
terzo dopo due giornate del girone di
ritorno?<BR> </I></B>«Forse no, però ero
sicuro che avremmo potuto disputare un buon campionato ed essere
competitivi per i play off. Questo a dispetto di tanti che sostenevano che
il Petrarca avrebbe dovuto giocare solo per la
salvezza».<BR> </I></B><B>Tra l'altro si
diceva che il punto debole sarebbe stata la prima linea, con titolari due
giocatori troppo giovani come lei e
Chistolini.<BR> </I></B>«È un motivo in più
di soddisfazione. Stiamo dimostrando sul campo che sappiamo tenere botta,
aiutati da Costa Repetto, Caporello e Gastaldi, che pur essendo più
anziani di Chistolini e me, non hanno grande esperienza del Super
10».<BR> </I></B><B>Mercier sostiene che la
forza di questo Petrarca sta nel grande cuore,
nell'orgoglio.<BR> </I></B>«Sono pienamente
d'accordo con Ludovic. In campo diamo sempre tutto, nessuno si tira mai
indietro».<BR> </I></B><B>Lei nella scorsa
stagione non ha praticamente mai giocato a causa di un grave infortunio.
La forma è del tutto recuperata?<BR>
</I></B>«Quasi, direi che sono al 90 per cento. Posso e voglio migliorare
ancora. L'età, tra l'altro, è dalla mia
parte».<BR> </I></B><B>L'obiettivo è di
guadagnare un posto in nazionale?<BR>
</I></B>«Certamente. In azzurro ho fatto tutta la trafila delle giovanili,
e poi l'infortunio me lo sono procurato a un allenamento con la nazionale
A. In qualche modo sono in credito».<BR>
</I></B><B>Ora il Super 10 si ferma per lasciare spazio al Sei Nazioni e
alla Coppa Italia. È un bene o un male?<BR>
</I></B>«Difficile dirlo. Presumo con in Coppa Presutti darà spazio ai
giovani e a quelli che hanno giocato di meno, ma dico anche che noi questa
Coppa Italia faremo di tutto per vincerla. La sosta servirà per ritrovare
energie mentali più che fisiche e per fare vedere al nostro allenatore,
durante le gare di Coppa, se ci sono altri ragazzi che possono tornare
utili alla causa principale».<BR>
</I></B><B>Cioè al campionato.<BR>
</I></B>«Certo. Adesso che siamo terzi e che abbiamo vinto in trasferta, è
cresciuta la nostra consapevolezza. Vogliamo a tutti i costi arrivare ai
play off. E non è detto che ci
accontenteremo».<BR> </I></B><B>Cosa
intende?<BR> </I></B>«Che bisogna sempre
andare in campo per vincere. Se arriviamo alle semifinali, non saremo per
nulla appagati». </DIV>
<DIV>(Alberto Zuccato)<BR></DIV>
<DIV>
<HR>
</DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia>Dal Gazzettino (ed. nazionale)</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><STRONG><FONT size=4>Per un milione l’Italia<BR>perse la Celtic
</I></B>League</FONT></STRONG></DIV>
<DIV><BR>
<TABLE cellPadding=10>
<TBODY>
<TR>
<TD class=occhiello><B>Lunedì 1 Febbraio 2010, </FONT></B></TD></TR>
<TR>
<TD class=testo_articolo align=justify>
<DIV>Gli Aironi di Viadana non mollano. Il ds Franco Tonni dichiara
pubblicamente che sono disposti a mettere loro una parte dei soldi
che mancano per andare in Celtic League. Il Benetton Treviso ci
crede ancora. Incassa la solidarietà di una fetta del Veneto
(diverse le lettere di club giunte in sede) come quando in estate si
è ribellato alla decisione della Fir favorevole ai Pretoriani Roma e
sposta la "dead line" a mercoledì. Dopodichè, se le cose andranno
male, potrebbe farsi sentire direttamente anche il patron Luciano,
già molto duro in passato con la politica di sviluppo federale nel
rugby.<BR> L’affare Celtic, insomma,
non è concluso. Perlomeno per le due parti interessate e il
movimento ovale che sta loro dietro. Mentre per la Fir è già lettera
morta. Perlomeno a sentire le dichiarazione a RaiNews 24 di
Giancarlo Dondi, attratto ora dal modello di sviluppo delle
franchigie del baseball. O ciò che filtra dagli ambienti federali,
che proporrebbero di spalmare azzurri e giovani promettenti sotto
contratto con la Fir tra i club del prossimo Super 8, 10 o 12 (non
si è ancora deciso!).<BR> Tra queste
due posizioni antitetiche stride un’ipotesi. Clamorosa se vera. E se
pensiamo che si parla di una federazione con 28 milioni annui di
budget (la seconda più ricca dopo il calcio). Ovvero che i soldi da
trovare per accontentare le richieste del Board della Celtic (fatte
a seguito dell’indagine dell’advisor Deloitte, non di un capriccio)
sarebbero poco più di un milione di euro da parte della Fir. Non tre
come si dice. La differenza fra uno e tre sarebbe compensata dai
diritti tv, che ora la Celtic starebbe trattando direttamente con
Sky, dalla rinuncia agli introiti delle due franchigie italiane e da
altre entrate. Possibile che per un milione di euro, quando Aironi e
Benetton ne hanno garantiti 5,5 a testa di tasca propria, si butti a
mare un progetto ritenuto solo un anno fa il migliore a breve
termine per lo sviluppo del rugby
italiano?<BR> L’interrogativo sarà
sciolto mercoledì alla riunione dell’Erc dove ci saranno i ballo,
oltre ai calendari, i due milioni di euro che la Heineken Cup
riversa ogni stagione sull’Italia. Si giocherà qui l’ultima partita
dei paladini dell’Italia in Celtic League. (Ivan Malfatto)<BR>
<HR>
</DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
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<TABLE cellPadding=10>
<TBODY>
<TR>
<TD class=occhiello>
<DIV><B></B> </DIV>
<DIV><FONT size=4><STRONG>Mallett ha il pack<BR>ma la svolta
</I></B>passa<BR>per il gioco al
piede</FONT></STRONG></FONT></DIV></TD></TR>
<TR>
<TD class=testo_articolo align=justify>
<DIV><B>Lunedì 1 Febbraio 2010, </B></DIV>Valutata la realtà
tattica e fatto l’inventario dei mezzi a disposizione, Mallett
ha scelto un modello semplice in termini di costruzioni di
gioco. Si è ispirato alla trilogia classica: conquista,
difesa, gioco al piede. Dando per scontato che la mischia sia
tornata quella di un tempo, che la touche abbia un rendimento
normale e sperando che la difesa confermi i progressi mostrati
contro le potenze dell’emisfero australe, il salto di qualità
è atteso nei calci tattici. A cominciare da sabato a
Dublino.<BR> Con l’arrivo di
Gower gli azzurri hanno trovato il regista che da tempo
aspettavano. Con lui il gioco al piede ha assunto una
collocazione pertinente nella lettura tattica. Ma è la qualità
che per ora lascia a desiderare, ovviamente non solo per
demeriti suoi. L’occupazione del campo è poco efficace. Molti
avanzamenti sono modesti, con traiettorie corte o fuori
misura. I palloni calciati lunghi diventano facilmente preda
della copertura profonda anziché esche avvelenate cariche di
pressione. Quanto al gioco al piede offensivo, è apparso
finora prevedibile ed estraneo a principi di alternanza
all’interno di una stessa sequenza. E sui calci a seguire il
recupero della palla è statisticamente debole. Quasi
completamente assenti poi gli assist: sia le diagonali a
cercare l’ala, sia i calci corti come quello che portò in meta
Mauro Bergamasco 3 anni fa contro il Galles. Eppure
appartengono al repertorio di tutte le squadre per superare
difese sempre più ermetiche.<BR>
Sicuramente c’è del lavoro da fare. Ho letto che Mirco
Bergamasco si è sobbarcato centinaia di ore per affinare la
precisione nei piazzati. Spero che anche Tebaldi, Gower,
Marcato e McLean abbiano fatto lo stesso per i calci tattici.
Però non è solo questione di precisione. Ci sono nell’Italia
problemi di coordinamento tra il calciatore e la linea
d’attacco. Affinché il calcio non sia un mero sbarazzarsi
della palla ma diventi un gesto collettivo, i sostegni devono
anticipare il movimento per andare in pressione. E dunque
vanno tempestivamente informati della scelta di calciare, del
tipo di calcio, della zona in cui sarà indirizzato, attraverso
un adeguato sistema di comunicazione interno. Questo timing da
quel che si è visto è altalenante. Inoltre ci sono incertezze
di piazzamento e di organizzazione sul punto di caduta della
palla per cercare di recuperarla: chi va a contenderla, chi
sta ai lati per metterla al sicuro, chi segue. Servono ordine,
automatismi, posizione.<BR> Lo
stesso gioco aereo sui calci abbisognerebbe di
perfezionamento. Il pallone andrebbe catturato sempre con un
balzo in avanzamento. Ma c’è chi arriva in ritardo, altri
troppo presto così devono rallentare la corsa. I Wallabies
sono maestri in questo gesto, forse mutuato dal football
australiano. Noi non possiamo pretendere tanto. Ma almeno
l’uso dei piedi nel Paese del calcio dovrebbe esserci più
familiare. (Antonio
Liviero)<BR></TD></TR></TBODY></TABLE></DIV></TD></TR></TBODY></TABLE></DIV></FONT></TD></TR></TBODY></TABLE></BODY></HTML>