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<DIV><FONT face=Garamond size=4>A Rovigo si discute animatamente sul
pupazzo-mascotte della squadra a bordo campo e sulle cheerleaders che ballano a
ritmo di musica dance music. </FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Garamond size=4>E la tradizionale marcia dei bersaglieri che
accompagnava l'ingresso in campo dei giocatori rossoblu che fine ha
fatto?</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Garamond size=4>
<HR>
</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Garamond size=4>Dal Gazzettino ed. di Rovigo, pag.
9</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Garamond size=4></FONT> </DIV>
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<TBODY>
<TR>
<TD class=occhiello><FONT color=#000080 size=5>RUGBY ROVIGO Non appaiono
in linea con la tradizione, come invece la cura dei giovani. Nel XV solo
due rodigini titolari: Reato e Bacchetti<BR></FONT></TD></TR>
<TR>
<TD class=titolo_articolo align=middle><EM><FONT
size=5><STRONG>Bersagliotto e cheerleaders? Meglio il
vivaio<BR></STRONG></FONT></EM></TD></TR>
<TR>
<TD class=sottotitolo>Perplessità per le due iniziative della Femi Cz.
Campice avrebbe tuonato: «<EM>Portè via chel paiazo, non sèmo al
circo</EM>»</TD></TR>
<TR>
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</TD></TR>
<TR>
<TD class=occhiello><B>Martedì 22 Settembre 2009, </FONT></B></TD></TR>
<TR>
<TD class=testo_articolo align=justify>La prima partita in casa della Femi
Cz Rovigo, risultato e prestazione della squadra a parte, ha riservato ai
tifosi rossoblu alcune novità.<BR> Quella
più evidente è stata il colpo d'occhio della tribuna Est dello stadio, con
i grandi ritratti di Maci Battaglini e di Isidoro Quaglio, al quale è
intitolata quella stessa tribuna. In mezzo le gradinate colorate di
rossoblu con il logo dello sponsor in bella vista. Un'iniziativa
sicuramente apprezzabile ed apprezzata, accolta con piacere dagli
spettatori, non moltissimi per la verità (forse l'articolata campagna
abbonamenti non sta andando a gonfie vele), presenti allo
stadio.<BR> Meno entusiasmo, e molte
perplessità, sembra aver riscosso, invece, l’esibizione del Bersagliotto e
delle cheerleaders prima della partita. C'è da chiedersi cosa c’entri la
storia e la tradizione del Rovigo con un pupazzo che rilascia interviste e
con un gruppo di ragazzine che danzano al ritmo di un motivetto da cartoni
animati giapponesi. La tiepida accoglienza del pubblico fa capire che
questa non sia stata una gran trovata, almeno per un ambiente come Rovigo.
Forse la società in questo momento dovrebbe avere altre priorità, magari,
ad esempio, tornare a fare quello che in quasi ottant'anni di storia ha
sempre fatto, cioè fabbricare rugbysti.<BR>
Questa è stata, e dovrebbe continuare ad essere, la “mission”, per usare
un termine gradito a chi si trova negli uffici di viale Alfieri, di una
società come il Rovigo che proprio sul marchio di qualità dei suoi
giocatori e del suo ambiente ha costruito una tradizione che è diventata
patrimonio della città. Che il settore giovanile rossoblu, da diversi anni
a questa parte, sia stato piuttosto trascurato è abbastanza evidente, come
testimoniano i risultati delle varie squadre di categoria. Ma lo conferma
soprattutto il fatto che non sta più svolgendo la sua funzione principale,
vale a dire quella di essere il serbatoio naturale della prima
squadra.<BR> Sabato scorso nel XV titolare
schierato da Casellato contro il Parma, c'erano solo due giocatori
provenienti dal vivaio rossoblu, Reato e Bacchetti, che le giovanili del
Rovigo le hanno lasciate da un bel pezzo. Con il tipo di riforma dei
campionati che sta arrivando, l'importanza del settore giovanile diventerà
ancora più marcata, ma a Rovigo sembra sia più urgente pensare al
Bersagliotto, un'americanata che ha poco a che vedere con il modo con il
quale Rovigo si è vissuto e si vive il rugby. Se l'avesse visto un
personaggio schietto e ruvido come Giordano Campice, magari prima di un
derby del suo Rovigo negli anni ‘60, c'è da immaginare quale sarebbe stato
il commento con suo inconfondibile vocione: “Portè via chel paiazo dal
campo! Non semo miga al circo.” E in molti sabato scorso al Battaglini
sarebbero stati d’accordo.<BR>
</I></B><B>Roberto Roversi<BR></B></TD></TR></TBODY></TABLE></DIV></BODY></HTML>