<html><head><style type="text/css"><!-- DIV {margin:0px;} --></style></head><body><div style="font-family:times new roman, new york, times, serif;font-size:12pt"><DIV>Io credo che al momento Nieto sia molto più in forma di Castrogiovanni.</DIV>
<DIV>Di più, credo che come efficacia in mischia chiusa Nieto sia il pilone destro più forte in circolazione.</DIV>
<DIV>Per quanto riguarda le sofferenze contro la Scozia, non dimentichiamo che la loro mischia è ora allenata da Massimo Cuttitta, che non ha bisogno di presentazioni. Non a caso hanno messo in grandissima difficoltà anche l'Irlanda.</DIV>
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<DIV style="FONT-SIZE: 13px; FONT-FAMILY: arial, helvetica, sans-serif"><FONT face=Tahoma size=2>
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<B><SPAN style="FONT-WEIGHT: bold">Da:</SPAN></B> allrugby <allrugby@gmail.com><BR><B><SPAN style="FONT-WEIGHT: bold">A:</SPAN></B> rugbylist@rugbylist.it<BR><B><SPAN style="FONT-WEIGHT: bold">Inviato:</SPAN></B> Martedì 17 marzo 2009, 14:45:09<BR><B><SPAN style="FONT-WEIGHT: bold">Oggetto:</SPAN></B> [RUGBYLIST] Notizie... in ritardo<BR></FONT><BR>Aggiungi il tuo feed RSS su <A href="http://www.rugbyrugby.it/it/segnala" target=_blank>http://www.rugbyrugby.it/it/segnala</A><BR>_______________________________________________<BR>Dal Gazzettino di lunedì 9 marzo (dopo Scozia - Italia), l'articolo di<BR>Antonio Liviero.<BR><BR>MISCHIA APERTA - Cede anche la mischia. Squadra senza certezze.<BR><BR>"A Edimburgo non si può sempre vincere alla lotteria. Due anni fa una<BR>linea d'opposizione rapida e cinica aveva capitalizzato gli inattesi<BR>regali di una Scozia presuntuosa. Sabato non ha rimediato un soldo<BR>Eppure la tattica, rispetto ai test
autunnali e al debutto del torneo<BR>a Twickenham, era stata saggiamente corretta. Le surreali aperture<BR>alla mano sotto pressione nella propria metacampo, che avevano<BR>concesso territorio, punti e vittorie agli avversari, sembravano un<BR>brutto ricordo.<BR>Il ritorno di un mediano di mischia dotato di un piede normale, come<BR>Griffen, il rientro di Marcato accanto a Mclean, avevano dato alla<BR>squadra di Mallet mezzi per occupare il campo scozzese con i calci ed<BR>un minor dispendio d'energie. La pressione della linea avrebbe dovuto<BR>fare il resto, cioè costringere gli highlanders a sbarazzarsi<BR>frettolosamente della palla. E poi guadagnare posizioni e palloni da<BR>affidare agli avanti e in particolare alla mischia chiusa, nostro solo<BR>punto di forza dopo che il regolamento ha di fatto tolto di mezzo il<BR>rolling maul.<BR>Ma la prima mischia dentro i 22 metri del Cardo è uno schiaffo:<BR>Perugini sanzionato. Ed è solo l'avvisaglia di
un pomeriggio<BR>d'inferno. Murray lo mette sulla graticola per tutta la partita. E sul<BR>lato opposto il sorprendente Jacobsen insidia Castrogiovanni. Il<BR>nostro pack è costantemente destabilizzato in mischia ordinata. I<BR>primi cinque uomini appaiono stanchi, logori. Con loro evaporano le<BR>poche certezze della squadra e la piattaforma d'attacco più attesa. Da<BR>brividi, se si pensa alla sterilità offensiva dell'Italia.<BR>Per fortuna tornano i palloni della touche (sabato su livelli di<BR>normalità). Ma con essi si ripropongono i vecchi limiti tecnici e di<BR>gestione. Passaggi sbagliati, impacci nel controllo della palla,<BR>lettura errata degli spazi e dei rapporti di forza numerica. Ma<BR>soprattutto i sostegni! Gli azzurri stavolta le occasioni le creano,<BR>in qualche circostanza rompono la linea di difesa ma non riescono a<BR>dare continuità all'azione. Buco di Canale o intercetto di Zanni, lo<BR>scenario non cambia: nessuno ai lati,
in ritardo sull'asse e palla<BR>persa. Mancano i fondamentali.<BR>Ma se le gazzelle sono zoppe e gli elefanti di Annibale ai quali<BR>dovremmo affidare piani di battaglia in stile Munster (perchè è quello<BR>che sappiamo fare, non altro) sono cotti, a che cosa dovrebbe<BR>aggrapparsi la nazionale? Purtroppo la coperta dell'Italia è sempre<BR>troppo corta e il fattore "C" ce lo siamo già giocato: imbrocca la<BR>tattica, ma vengono meno le basi del gioco, ritrova la touche, ma<BR>perde la mischia, occupa il campo, ma sbaglia troppo e non raccoglie<BR>nulla. Gli scozzesi invece fanno cose elementari. E ci battono:<BR>avanzano a raso delle fasi a terra, impongono la pressione fisica,<BR>riescono a placcare la palla sul placcaggio e conquistano i calci di<BR>punizione. Aggiungono un paio di guizzi di Danielli e arriva la meta.<BR>All'Italia non restano che le lacrime di capitan Parisse al centro del<BR>prato di Murrayfield al momento del commiato dai
tifosi. Una mano ad<BR>asciugarsi gli occhi, poi un applauso verso le tribune. Ma non ce la<BR>fa. Sbuffa e volta la testa di scatto per non offrire alle telecamere<BR>i segni della sua sofferenza e di un disagio con cui il rugby italiano<BR>si ritrova ora a fare i conti dopo anni di peana per onorevoli<BR>sconfitte o qualche striminzita vittoria. Non c'è nulla di più<BR>pericoloso della sottovalutazione delle sconfitte. Perchè prima o poi<BR>scende una notte di quelle lunghe. E non se ne vede il termine."<BR>-------------------------------------------------<BR><BR>Dal Gazzettino di lunedì 16 marzo (dopo Italia - Galles), sempre di<BR>Antonio Liviero<BR><BR>MISCHIA APERTA - Vecchie e nuove virtù del gioco al piede<BR><BR>"C'è quasi sempre l'impronta del gioco al piede nelle buone<BR>prestazioni dell'Italia degli ultimi 10 anni. Contro il Galles sono<BR>stati i calci di McLean all'apertura e, più indietro, di Marcato, a<BR>dettare l'avanzamento e
a creare i presupposti per l'occupazione del<BR>campo. Non solo: il gioco di linea è stato condito da abbondanti<BR>calcetti tattici dei centri. Scelte che hanno consentito agli azzurri<BR>di uscire dal pantano di un gioco di passaggi improduttivo e gravido<BR>d'insidie, di avanzare con altri mezzi (i piedi appunto) riducendo lo<BR>scontro fisico che nel rugby moderno accompagna le azioni alla mano.<BR>C'è stato dell'altro, sicuro: la prova di carattere, specie del pack<BR>su fase statica. La difesa rovesciata in pressione che ha bloccato a<BR>lungo i detentori del Torneo nella loro metacampo, conquistando calci<BR>di punizione, mischie strategiche e qualche buona touche. E un Galles<BR>graziosamente assopito dal caldo romano e dall'attesa della sfida<BR>cruciale di sabato prossimo con l'Irlanda. Ma alla base dell'onesta<BR>partita contro i Dragoni rossi restano i piedi. Un fondamentale<BR>tattico imprescindibile al di là dell'occupazione del
terreno.<BR>Primo: è il mezzo più efficace a disposizione degli attacchi per<BR>superare, scavalcandole, barriere difensive mai tanto rinforzate. E<BR>mentre il gioco alla mano innesca lunghe sequenze di impatti usuranti,<BR>quello al piede li evita e allarga i sistemi di opposizione. Secondo:<BR>è la principale chiave tattica contro l'affermarsi della difesa<BR>rovesciata in pressione. Le barriere che montano veloci con il<BR>giocatore esterno alto per tagliare i collegamenti con l'ala e<BR>dirottare l'azione all'interno, sono vulnerabili alle spalle dei<BR>centri, soprattutto se il numero dieci affida il compito di calciare<BR>al proprio primo centro, facendo salire così anche i giocatori in<BR>copertura. E' il vecchio schema neozelandese. dei cinque ottavi che<BR>torna d'attualità, con un primo centro dotato di un piede preciso a<BR>fare da seconda apertura. Una formula adottata con successo trent'anni<BR>fa dal Rovigo di Carwyn James con
Bettarello e Zuin e a cui ha fatto<BR>ricorso il Sudafrica per vincere la Coppa del mondo in Francia. Ma<BR>utilizzata in certi momenti anche dagli All Blacks che affiancano<BR>Donald a Carter.<BR>Terzo: il gioco al piede offensivo è un fondamentale del rugby di<BR>movimento e del principio di alternanza. Senza di esso non ci sono<BR>passaggi che tengano. Se una squadra non calcia mai (come faceva la<BR>nazionale lo scorso anno con Masi all'apertura), la difesa si<BR>preoccuperà pochissimo della copertura profonda e andrà a rinforzare<BR>la prima linea di difesa riducendo gli spazi per il gioco alla mano.<BR>Quarto: gli assist. I calcetti in tutte le loro forme e le diagonali<BR>per l'ala sono diventati i passaggi più efficaci per segnare una meta.<BR>E anche se sabato ci ha provato senza successo, l'Italia farà bene a<BR>concentrarsi su questa opzione per cercare di rompere la sua<BR>sterilità.<BR>Naturalmente il gioco al piede è un settore che
va lavorato<BR>collettivamente, con assisuità e grande intelligenza. Invece per<BR>troppi anni è stato considerato da molti allenatori e dirigenti<BR>italiani una forma riduttiva, mera perdita di possesso. Sarà saggio<BR>correre ai ripari sia intervenendo sugli indirizzi tecnici di base,<BR>sia imbottendo la nazionale il più possibile di calciatori se si vuole<BR>tentare qualche vittoria. Oggi è tatticamente vitale. Anche perchè<BR>l'Italia non ha complessivamente i mezzi, nè fisici nè tecnici, per<BR>seguire con successo opzioni diverse."<BR>_______________________________________________<BR>Gestisci la tua iscrizione<BR><A href="http://www.rugbylist.it/mailman/listinfo/rugbylist" target=_blank>http://www.rugbylist.it/mailman/listinfo/rugbylist</A><BR></DIV></DIV></div><br>
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